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Cara Giannini, ti scrivo...

Intervento di Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL.

29/12/2015
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l'Unità

L’intervista alla ministra Giannini su l’Unità del 27 dicembre mi ha riportato alla mente un film, “La scuola più bella del mondo”. Si confrontano due presidi interpretati da De Sica, il toscano, e Lello Arena il campano, docenti e alunni delle due classi protagoniste dello scambio culturale frutto di un divertente equivoco (Accra che diventa Acerra). Il film è un inno alla centralità della scuola pubblica per l’integrazione e la formazione umana, sia degli alunni che dei docenti. Le parole finali del professor Gerardo (Papaleo) sono una considerazione sul senso dell’insegnamento, e una sostanziale autocritica dell’intellettuale del Sud, che ha smarrito la sua funzione sociale, che ha smesso di sognare, che non vuole più insegnare come sa e deve.

Perché questa citazione? Il cinema coglie la realtà meglio dei ministri. La buona scuola, dice il film, è la pubblica, esperienza esistenziale forte, emotivamente intensa, in cui le vite dei ragazzi e dei docenti si confrontano in modo aperto e libero. Essa forma alla maturità e alla libertà le persone, con forme di socializzazione significative, e orienta l’apprendimento verso questo obiettivo. La ministra dice altro. Non affronta le criticità della scuola, la descrive quasi fosse un luogo privo di anima, racconta una fiaba piuttosto che la realtà che ogni giorno le scuole affrontano, conferma il carattere in sé ideologico della sua legge. Vorremmo sapere quali siano la nuova mentalità e il nuovo modus operandi. A noi sindacati risulta che l’applicazione della legge 107 peggiora la condizione delle nostre scuole pubbliche, porta più confusione nell'organizzazione dell'offerta formativa, mortifica la funzione sociale di tutto il personale, risolvendo una parte dei precari penalizzando tutti gli altri, ignora e aggrava le condizioni del personale Ata. Come può garantire una valorizzazione professionale e la dignità del lavoro se il rinnovo del contratto nazionale continua a essere una chimera e si nega al personale Ata il pagamento delle posizioni economiche? Non suscita quel risveglio, quell’entusiasmo, ai quali fa riferimento Rocco Papaleo nel finale del film perché gli obiettivi sono classificazione e competizione individuale e non ricerca di uno sforzo collettivo per migliorare la qualità della didattica, per superare il nozionismo sterile. La pessima legge sulla scuola non ha un’anima perché sposa paradigmi superati e risponde a logiche affatto innovative. Caso unico in tutta la pubblica amministrazione, si concentrano nelle mani dei presidi funzioni di indirizzo, gestione e perfino di autorità salariale in contrasto con le leggi e i contratti. Eppure, tanti dirigenti scolastici hanno compreso che senza condivisione delle scelte non si governa la complessità delle scuole. La ministra dice che la legge è stata accolta soprattutto “fuori dai luoghi canonici e dai referenti usuali”, ovvero da coloro che la scuola non la vivono. Se l’iter della legge fosse stato “partecipativo” non vi sarebbe stato lo sciopero di tutta la scuola del 5 maggio scorso, non vi sarebbe stata la bocciatura da parte della quasi totalità dei consigli dei docenti interpellati, non vi sarebbero ancora oggi dissenso critico e manifestazioni. Non avremmo assistito all’emergere di un clima dispotico e totalitario in tante scuole. La stabilizzazione dei docenti non avrebbe penalizzato nessuno, perché le nostre proposte a questo tendevano. Conferma le scelte del governo su tutti i provvedimenti: ascolta solo chi gli dà ragione. La critica costruttiva, la proposta sensata, l’invito a recuperare il senso della governabilità dei processi di cambiamento, pratiche che i sindacati hanno adottato in questi mesi sono intralcio, inciampi di “referenti usuali”. Speriamo che il nuovo anno porti alla ministra Giannini la necessaria fase di autocritica e di aperture. Per il bene della scuola.


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