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Black list dei professori. Bologna, indaga la Procura

Su Facebook l’iniziativa del collettivo Hobo contro i docenti dell’Alma Mater . Il Comune: aberranti le liste di proscrizione . Il Miur: ci attiveremo

25/01/2014
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l'Unità

Anna Tarquini

Una goliardata, uno scivolone, una sciocchezza. O anche peggio: un’azione fascista, una trovata figlia di questi tempi e dell’ignoranza di questi tempi. Comunque la si voglia definire o spiegare la black list contro i professori dell’Università Alma Mater di Bologna è passata dall’anonimato ai pochi «mi piace» collezionati sulla pagina Facebook, alle scrivanie della Procura della Repubblica. Fascicolo conoscitivo al momento. Questura e magistrati stanno solo monitorando la situazione. Mentre il Miur ha avviato i primi passi per un’indagine interna e accusa gli studenti, o presunti tali, di fascismo. Non è affatto chiaro, infatti, chi si celi dietro la pagina «Spotted: Professori Unibo» che invita alla delazione. I riferimenti sono allo storico collettivo bolognese di Scienze Politiche Hobo, ma la stessa Università, fino a tre giorni fa, minimizzava «Sai quanti siti ci sono su Internet che parlano male dei professori? spiegavano i vertici dell’ateneo. Certo è che di qualunque storia si tratti è stata presa fino ad oggi sotto gamba. Facciamo un passo indietro. Perché almeno tutti concordano nel collegare la comparsa delle liste di proscrizione a un episodio avvenuto il 14 gennaio scorso proprio a Scienze Politiche. Parliamo della contestazione al politologo Angelo Panebianco, docente dell’ateneo, e al suo editoriale pubblicato sul Corriere della Sera nel quale proponeva una la scelta di «immigrazione selettiva». La reazione dei collettivi, e di Hobo, è stata durissima. Lo slogan «foglio di via dall’università ai Baroni e ai docenti nelle mani di pericolose organizzazioni criminali come Confindustria e il Corriere della Sera». In quell’occasione quattro studenti, tre ragazzi e una ragazza tra i 20 e i 24 anni, che erano entrati in facoltà «armati» di bombolette spray e fischietti, erano stati denunciati dalla Digos. Un episodio esagerato, senza dubbio. Ma soprattutto nella reazione successiva. Perché gli studenti avevano sì fatto un po’ di casino con i fischietti, ma soprattutto poi, avevano inseguito il professor Panebianco fino all’uscio della sua stanza, dipinto la porta di rosso e scritto: «Panebianco, cuore nero». La cosa gli è costata un’accusa di imbrattamento e manifestazione non preavvisata. E veniamo alla pagina Facebook per le delazioni. È comparsa subito dopo. È tutt’ora in Rete in maniera libera, è anonima e dice: «Qualche docente usa e abusa dei suoi rapporti di potere o faezioni inaccettabili? Non sai come dirglielo? Segnalacelo qui». In pochi giorni, due appunto, ha raccolto 609 «mi piace», ma solo tre post con nome e cognome dei docenti incriminati, e per la verità molti commenti di disapprovazione. Sul tono: «Ma siete impazziti? È un metodo fascista. Siete degli scorretti...». E c’è poi anche un riferimento preciso, quello di Paolo Bonafé che dice: «Se il vostro pensiero critico si esprime tutto in una secchiata di vernice sul muro, se non vi chiamate Pollock, avete fatto solo una cosa stupida e anche un po’ fascista». Dalle bombolette spry alle liste di proscrizione? Fino ad ora il collettivo Hobo non ha fiatato, non ha preso le distanze dall’iniziativa, né ha provveduto alla sua cancellazione. Altri hanno colmato questo vuoto. Insieme alla Procura che sta monitorando per verificare se è ravvisabile qualche ipotesi di reato. In primo luogo il sottosegretario all’Istruzione Gian Luca Galletti che ha avviato l’indagine ministeriale: «Apprezzo la tempestività della magistratura bolognese dice . Mi chiedo a cosa possa servire questo spazio, forse ad organizzare nuovi faccia a faccia aggressivi come quello di metà gennaio con il docente Panebianco? O questi ragazzi hanno in mente rappresaglie di altro genere? Quel che è certo è che si tratta di una iniziativa provocatoria, inaccettabile, un comportamento di stampo fascista che non corrisponde a nessuna regola di buonsenso e di fronte al quale non resteremo inerti». Ma anche il Comune di Bologna con l’assessore alla Cultura, Alberto Ronchi: «Le liste di proscrizione di Hobo sono aberranti e pericolosissime. Alcune abitudini, che stanno diventando normali, fino ad alcuni anni fa sarebbero state aberranti». E, buon ultima, l’Alma Mater che ora si allarma. «Quella del gruppo di studenti Hobo è un’ulteriore riprovevole iniziativa messa in campo contro i professori universitari dice il prorettore Roberto Nicoletti che poi consiglia . Per le segnalazioni sarebbe meglio rivolgersi al Garante di Ateneo».  


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