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Aprileonline: Scuola, la guardia deve restare alta

Alba Sasso

13/12/2008
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Aprileonline

Il testo del recente accordo stilato fra governo e sindacati dimostra che si è aperta una crepa nella rigidità e nella tracotanza dell'esecutivo, ma non è ancora abbastanza per poter tirare un sospiro di sollievo sul tentativo distruttivo che esso da mesi conduce verso la formazione. Perciò la mobilitazione non deve cessare

La mobilitazione delle scuole di questi mesi, il forte impegno dei sindacati, le prese di posizione delle conferenza stato-regioni hanno indotto il governo a più miti consigli.

Mi permetto di dire che nel testo dell'accordo proposto dall'esecutivo si riconosce una mano abile, d'altri tempi, lontana dal decisionismo brutale cui abbiamo assistito in questi mesi, cioè quello del "sopire, quietare". Anche se già oggi i toni gelminiani cambiano. Ma vediamo nel merito.

Nel testo dell'accordo stilato ieri a Palazzo Chigi il governo prende tempo sulla secondaria. Slitta di un anno l'avvio della cosiddetta riforma e si accetta su questi temi il confronto. Ma solo sull'applicazione dei regolamenti attuativi, come si legge in una nota del ministero che fa capo alla Gelmini. Sarà nei prossimi mesi un terreno di impegno fortissimo per il movimento, per i sindacati, per l'associazionismo professionale, per tante scuole che sui temi della riforma della secondaria hanno, e già da tempo, elaborazione e proposte.

I no in realtà, in questi mesi, li ha espressi e imposti solo il governo quando ha pensato, legiferando di conseguenza, che si potesse cambiare un pezzo così importante del sistema d'istruzione (il quinquennio della secondaria superiore) solo riducendo gli orari e aumentando gli alunni per classe. E buttando nel cestino sperimentazioni, lavoro e riflessione delle scuole secondo la logica del "punto e a capo" di morattiana memoria. Senza la volontà di conoscere e di ascoltare.

E comunque restano i tagli per il personale e per il personale Ata, previsti dalla legge 133. Non saranno realizzati per il prossimo anno scolastico attraverso l'aumento degli alunni per classe -provvedimento rispetto al quale non solo i sindacati ma anche i dirigenti scolastici avevano fatto notare l'insensatezza non solo per la qualità dell'apprendimento ma per le norme per la sicurezza- o attraverso la riduzione degli orari, ma l'aumento del rapporto alunni/insegnanti rimane e rimane la logica dei tagli. E questo condiziona tutto il resto.

Su altre questioni una parziale apertura: il tavolo sul precariato, i passi indietro sull'orario della scuola dell'infanzia, su tempo pieno e tempo prolungato. Anche se non si parla di compresenza. Ma anche qui: come conciliare il tutto con la riduzione degli organici?

Quello che sicuramente resta inalterato (altro che facoltativo!) è il maestro unico. Basta leggere con attenzione il punto b del verbale dell'incontro governo-sindacati per rendersene conto. E d' altra parte è la stessa Gelmini a dichiararlo con arroganza in un'intervista a La Stampa (ma i toni dell'incontro di ieri sono stati già smarriti?). Il docente unico rimane, i genitori possono chiedere un aumento di ore, il che non significa il modulo (il team di tre insegnanti su due classi), ma solo la possibilità di disporre di un orario aggiuntivo.

Per il Ministero dunque stop and go. Per il movimento un impegno ad andare avanti, alcune crepe sono aperte, ma non bisogna smettere di lavorare alla mobilitazione, al suo coordinamento e soprattutto all'elaborazione di proposte


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