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Abilitazioni truffa, 30 storici dell'arte ricusano i risultati: "Ecco perché"

Trenta storici dell’arte, a proposito delle abilitazioni truffa alle cattedre universitarie (ne abbiamo parlato qui e qui), ci scrivono questa dettagliata e puntuale analisi del bando.

22/02/2014
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la Repubblica

Corrado Zunino

Trenta storici dell’arte, a proposito delle abilitazioni truffa alle cattedre universitarie (ne abbiamo parlato qui e qui), ci scrivono questa dettagliata e puntuale analisi del bando.

Il sistema di gestione del paese con le liste bloccate si è ormai esteso dalla politica ad altri meccanismi di potere, per esempio in alcuni settori dell'università. Ci riferiamo al caso delle abilitazioni di Storia dell'arte (10/B1) che, da un sistema trasparente di riconoscimento del merito in base a parametri oggettivi (le mediane, le pubblicazioni di un certo livello, il numero minimo delle stesse, l'attività didattica documentabile, il respiro internazionale della ricerca), si è trasformato in un concorsone destinato a premiare gli accoliti e gli amici degli amici. Ci sono eccezioni, naturalmente, ma è un caso che i commissari abbiano abilitato coloro con i quali hanno collaborato in volumi collettanei o che hanno pubblicato nelle riviste dirette dagli stessi commissari o che hanno potuto pubblicare grazie a finanziamenti veicolati sempre dagli stessi commissari? Un meccanismo di autoriproduzione che censura e punisce tutti coloro che anche disponendo di tre mediane, di ricerca a livello internazionale, di attività didattica decennale, erano fuori dal breve raggio di

interessi dei commissari. Inoltre, proprio uno dei commissari ha superato la mediana richiesta agli ordinari in base a un escamotage che sembra avvicinarsi pericolosamente alla frode. Naturalmente l'Anvur si è ben guardato da controllare i curricula dei candidati commissari.

Date queste premesse, sarà a tutt'oggi impossibile per un outsider con i numeri giusti (per esempio chi ha fatto il Ph. D. all'estero e non ha frequentazioni intime con i commissari) sedersi a un concorso per una cattedra universitaria, perché è stato già fatto fuori in partenza. Insomma, se possibile, le cose stanno peggiorando rispetto al già sconsolante vecchio schema.

Il nostro paese dovrebbe curare la propria ricchezza e farne un punto di forza,  dovrebbe cogliere le potenzialità di una dimensione artistica e culturale uniche e irripetibili, ora consegnate nelle mani di una ristrettissima cerchia.

Asn settore 10/B1, Storia dell'arte
L'attesa abilitazione scientifica nazionale per la classe 10/B1, Storia dell'arte, ha dato un risultato apparentemente severo e rigoroso: 137 abilitati su 529 nella seconda fascia e 63 su 188 nella prima fascia. La lettura comparata dei giudizi ha però evidenziato consistenti incongruenze ed errori materiali che gettano ombre sul futuro del settore disciplinare.

Incongruenze tra conferimento dell'abilitazione e giudizi individuali
Nei giudizi formulati dalla commissione c'8 una sistematica opacità del giudizio collegiale in relazione ai giudizi individuali. L'art. 8 dichiara: "La commissione delibera a maggioranza dei quattro quinti dei componenti", ma se in ogni giudizio collegiale si afferma di aver raggiunto almeno i quattro giudizi positivi, spesso i giudizi individuali non esprimono in maniera esplicita un parere favorevole o contrario al conseguimento dell'idoneità.

Nel caso di un candidato reso idoneo solo tre commissari affermano che soddisfa buona parte dei criteri, mentre gli altri si astengono dal giudizio. Quale dei due rimanenti commissari ha votato a favore? Un secondo candidato, dichiarato idoneo, riceve ben tre giudizi negativi: "Candidatura che soddisfa in parte parametri e criteri fissati dal ministero e dalla commissione"; "saggi a volte di brevissimo respiro e solo in un caso con ampiezza maggiore". Valutazioni che contraddicono il contenuto del giudizio collegiale e il conferimento dell'abilitazione.

Contributi in volume, articoli su rivista, presentazioni-prefazioni.
Rileviamo che a un candidato non idoneo è stato contestato l'alto numero di brevi prefazioni e presentazioni indicate tra le pubblicazioni, sottolineando il valore inferiore di questo tipo di contributi. Per converso, uno dei commissari soddisfa i requisiti minimi richiesti inserendo numerose brevissime prefazioni, presentazioni e voci biografiche sotto la categoria "articolo in rivista" o "contributo in volume". Ma il Miur-Cineca, nell'approntare la ripartizione delle pubblicazioni scientifiche, ha distinto chiaramente fra contributo in volume (capitolo o saggio), prefazione- postfazione, breve introduzione, voce, traduzione, recensione, scheda di catalogo mentre, per quanto riguarda il contributo in rivista, si distingue altrettanto fra articolo in rivista, recensione, scheda biografica, nota a sentenza, abstract, traduzione. Ci si chiede, allora, com'è possibile che questo commissario abbia potuto inserire sotto forma di "articoli in rivista" le sue prefazioni, che la commissione ha spesso valutato negativamente quando erano presentate come tali? Il commissario  non disponeva di nessuna monografia, nessun articolo in riviste di classe A negli ultimi dieci anni che gli consentisse di superare la prima e la terza mediana. Non solo, ma anche la seconda mediana non risulta superata.

Lo stesso docente, che si è dedicato quasi esclusivamente ad aspetti strettamente locali dell'arte del XIX secolo di una regione italiana -- peraltro privo del profilo di livello internazionale che appare tra i requisiti dei commissari --, contesta ai candidati all'idoneità il presunto carattere circoscritto della loro ricerca. Come si vede, quello della trave e la pagliuzza è un tema sempre attuale.

I numeri e le addizioni
I giudizi appaiono inadeguati anche in relazione al semplice conteggio numerico delle mediane. Un candidato abilitato presenta 22 contributi (6 di questi sono schede compilative di poche pagine); la commissione ne conteggia 25,71, cioè ben 3,71 in più di quelli dichiarati dal candidato. Un altro candidato, abilitato, dichiara 10 contributi, tra cui 3 schede di catalogo (dunque non valutabili nelle mediane); ma le sue mediane sono 1,43 libri; 8,57 articoli; 1,43 articoli in classe A per un totale di 11,43, cioè 1,43 pubblicazioni in più delle dieci dichiarate. Simili errori si ripetono frequentemente. Per alcuni candidati la commissione è entrata nel merito delle mediane, contestandole e valutando come contributi in volume alcune monografie, in altri casi articoli in rivista, definiti "corposi", sono stati proposti come monografie. In un caso specifico (non abilitato) nella domanda risultano 18 pubblicazioni a fronte delle 100 elencate nel curriculum inviato.

Criterio dell'anzianità anagrafica-accademica
Un parametro di per sé discutibile, come quello dell'anzianità, assume un ruolo diverso a seconda dei casi: un candidato, nato nel 1964, non abilitato (tre monografie, 11 contributi in volume e 4 articoli in riviste di classe A, scritti negli ultimi dieci anni) viene valutato a partire dai suoi 49 anni, usati come un dato negativo, mentre i 56 anni di un altro candidato (classe 1957) non vengono menzionati e non gli impediscono di conseguire l'Asn per la II fascia, nonostante che negli ultimi tre anni non abbia scritto proprio nulla e negli ultimi 10 abbia prodotto solo 3 contributi e due curatele. Un candidato classe 1956 riesce a strappare l'Asn con sole 12 pubblicazioni apparse in tutta la sua ventennale carriera accademica. Le sue pubblicazioni degli ultimi dieci anni sono solo 8, e non 9, perché nelle mediane è stata ingiustamente inclusa anche una monografia del lontano 1997, scritta  -  si noti bene  -  in collaborazione con uno dei commissari, che fa coppia anche in altri articoli con il nostro.

Criterio della specializzazione
Un candidato abilitato dichiara in tutto 10 contributi, tra cui una recensione e 2 schede di catalogo, incomprensibilmente inserite nelle mediane (si noti che la sede di pubblicazione delle due schede è un volume curato da uno dei commissari). Le dieci pubblicazioni sono attinenti a un settore molto specialistico della produzione artistica veneta, e ottiene l'idoneità. Prendiamo invece un secondo candidato non abilitato: due monografie, 42 contributi e 2 articoli in riviste internazionali di classe A nella produzione degli ultimi dieci anni, da cui però vengono cassate 15 schede di catalogo. Questa volta la specializzazione sul manierismo veneziano del Cinquecento è un punto a sfavore perché la commissione "rileva che l'ambito dei suoi studi risulta troppo ristretto". Anche qui, due pesi e due misure.

Il caso dell'arte contemporanea
Un'ampia parte degli studiosi e critici di storia dell'arte contemporanea, anche di fama internazionale e autori di accreditate monografie, sono stati respinti. D'altro canto nessuno dei commissari è uno specialista di arte contemporanea e dunque non ha gli strumenti professionali necessari per abilitare contemporaneisti.

Il carattere internazionale delle ricerche e delle pubblicazioni
Questo parametro è richiesto come indispensabile nella valutazione riguardante l'Asn di I fascia, ma viene quasi sempre trascurato, minimizzato e non menzionato quando la commissione non riconosce l'abilitazione al candidato (che ha avuto  numerose esperienze di studio e di ricerca svolte all'estero, premi e borse, grazie alle quali ha pubblicato in contesti internazionali).

Didattica e ricerca a marce alterne
Un parametro fondamentale come quello della didattica ("attribuzioni di incarichi di insegnamento o ricerca presso atenei o istituti di ricerca di alta qualificazione") non è stato valutato in modo uniforme e sistematico, se non addirittura ignorato. Questa disomogeneità di criteri si applica al parametro dell'organizzazione di convegni e mostre di respiro internazionale, la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali. Per contro, in alcuni casi è stata curiosamente segnalata l'iscrizione a società culturali ottenuta in base al semplice titolo associativo.

Conclusioni
Storici dell'arte che insegnano da decenni e producono ricerca riconosciuta anche all'estero sono stati penalizzati, non solo la maggioranza dei docenti delle Accademie di Belle Arti e della scuola secondaria, ma anche i funzionari delle Soprintendenze e tanti fra coloro che si occupano di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico ai quali è stata riconosciuta solo parzialmente l'attività di formazione, di ricerca, di didattica e di produzione scientifica, spesso, invece, di rilievo internazionale. Per quanto riguarda le aree di interesse disciplinare e quelle geografiche pertinenti agli atenei, è facile verificare che una parte degli abilitati gravita attorno a quelle di alcuni dei commissari con i quali hanno talvolta collaborato. Ancora una volta il sistema universitario si rivela un sistema chiuso e protezionista che raramente premia il merito, assecondando e rendendosi corresponsabile del degrado culturale e civile che ormai affligge il nostro Paese, in particolar modo nel campo dell'arte e del patrimonio intellettuale.
 
Pertanto, ricusiamo i risultati dell'Asn per il settore Storia dell'Arte, 10/B1.

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