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Liberazione-Federalismo, l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta

Nella lista del contenzioso contro il governo 17 articoli della finanziaria, scuola, sanità, grandi opere. Ed anche il caso dei "beagles" Federalismo, l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta Gui...

23/12/2002
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Liberazione

Nella lista del contenzioso contro il governo 17 articoli della finanziaria, scuola, sanità, grandi opere. Ed anche il caso dei "beagles"
Federalismo, l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta
Guido Pasi
Bologna - nostro servizio
La lista del contenzioso tra regione Emilia-Romagna e governo è ormai lunga e densa di conflitti.
Contro la finanziaria 2002 la regione ha impugnato complessivamente 17 articoli: le norme riguardanti l'istruzione, la finanza decentrata, le politiche del lavoro, le competenze sui beni culturali e soprattutto quell'articolo 34 che riforma i servizi pubblici locali obbligando i comuni a privatizzare quelli a "rilevanza industriale" (acqua, rifiuti, energia). Inoltre, con un atto di palese disobbedienza ha invitato le sue aziende sanitarie a garantire la continuità nell'applicazione delle norme regionali in materia di tossicodipendenza, ricorrendo contemporaneamente alla Corte costituzionale contro il decreto governativo del giugno 2002 sui servizi in materia. Il decreto infatti consente ad ogni struttura privata, anche se non accreditata, di occuparsi di tossicodipendenze saltando il sistema pubblico che garantiva la selezione delle strutture idonee, le pratiche ammesse e la tutela dei soggetti utenti. Si tratta ormai di un lungo elenco e, a maggior ragione, il contenzioso è destinato a radicalizzarsi, anche se non è ancora sul tavolo dei giudizi costituzionali, su temi come la sanità e la scuola.

In questo contrasto sono entrati, loro malgrado, anche 56 cuccioli di "beagles", gli intrepidi cani da caccia protagonisti di molte stampe inglesi. Nel maggio scorso infatti veniva fermato a Bolzano un camion che trasportava i beagles destinati alla vivisezione in un'industria farmaceutica di Amburgo. I cani provenivano da un allevamento emiliano, il "Morini" di S. Polo d'Enza. I cuccioli, poi acquistati dal quotidiano "Dolomiten", sono stati assegnati ad altrettante famiglia alto atesine. Tutto finito? Per fortuna no. La notizia è rimbalzata nella regione d'origine dei piccoli cani aprendo una finestra su un'attività sconosciuta alla maggior parte degli emiliano-romagnoli.

La giunta regionale ha allora elaborato una legge di "Norme contro la vivisezione", una pratica inutilmente crudele che non produce reale progresso nella ricerca ma, a quanto pare accertato, solo profitto per le industrie che se ne servono lucrando sui contributi assegnati per l'uso delle cavie. Ad agosto il consiglio regionale approvava la legge che vieta "l'allevamento, l'utilizzo e la cessione a qualsiasi titolo di cani e gatti a fini di sperimentazione". La reazione dell'azienda coinvolta è stata immediata e, puntualmente, è arrivato il conflitto di competenza da parte del governo che ha impugnato la legge "beagle" innanzi alla Corte costituzionale. In seguito è successo di tutto: cuccioli rapiti nella notte dall'allevamento "Morini", il Comune di S. Polo a rischio di commissariamento per il rifiuto di applicare la legge regionale da parte del sindaco, dichiarazioni del ministro La Loggia a giustificazione della mala parata. Ma forse ci vorrebbe un cartone animato per raccontare il finale di una storia che si concluderà dinnanzi all'Alta corte. Ma i 56 beagles non saranno soli: insieme a loro altre decine di casi "difficili", come la legge "Lunardi", la cosiddetta "legge obiettivo". L'Emilia-Romagna contesta totalmente in sede Costituzionale sia la parte riguardante le grandi opere, sottratte ad ogni pianificazione, sia quelle che deregolamentano lo svolgimento dell'attività edilizia affidando le une e le altre alla pura logica di mercato. Forse il "movimento dei movimenti" sta estendendo la sua influenza anche ad animali, fino ad ora immuni, come le regioni?