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Telecamere nelle scuole d'infanzia: risposta sbagliata a problema mal posto
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
29/05/2019


Roma, 29 maggio - La proposta di installare le telecamere nelle scuole dell’infanzia e nei luoghi di cura, impropriamente collocata nel decreto “Sblocca cantieri” sulle opere pubbliche e approvata ieri in Commissione al Senato, ci vede preoccupati e fermamente contrari.
La necessità di prevenire episodi di maltrattamenti come quelli di cui spesso è stata data notizia negli ultimi tempi, con un riscontro mediatico peraltro enorme rispetto all’esiguità dei casi, è una priorità e un dovere della comunità degli adulti e del legislatore. Il benessere, la cura e l’accoglienza dei bambini e delle bambine, devono essere garantiti a maggior ragione quando si parla dei luoghi della formazione e dell’educazione, dove risulta inammissibile e ingiustificabile qualsiasi forma di prevaricazione, fisica o psicologica.
Ma il provvedimento dà una risposta sbagliata a un problema mal posto.
La tutela dell’infanzia, in quanto valore e patrimonio di tutta la società civile, si attiva concretamente attraverso un’alleanza educativa ampia e profonda, fondata sulla fiducia e sulla condivisione, che rifiuta a priori la logica del sospetto e del controllo inquisitorio.
La politica ha il compito di offrire strumenti e risorse per valorizzare le professionalità e restituire centralità alla comunità educante, all’interno della quale si costruiscono relazioni umane e professionali e condizioni di benessere che, a partire dalla qualità del lavoro, si diffondono all’intero contesto educativo consentendo a docenti, educatori, operatori del settore di mettere in campo strategie pedagogiche, più efficaci di qualsiasi dispositivo elettronico, per gestire le complessità e far fronte alle sfide educative dei nostri tempi.
In questo quadro, la scelta delle telecamere è totalmente sbagliata e rischia di segnare il fallimento dell’educazione.
Auspichiamo e rinnoviamo con forza la richiesta, già avanzata e ribadita nell’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali lo scorso 30 gennaio, che nella discussione parlamentare prevalga la consapevolezza che la qualità del sistema formativo nel suo complesso si determina solo con investimenti mirati e progettualità politica di ampio respiro.
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