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Cantone ha ragione, e i reati vanno perseguiti. Senza dimenticare che l’università è un diritto per tutti

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

24/09/2016
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Le parole di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, confermano quanto da anni sindacati, organizzazioni di ricercatori, e associazioni studentesche denunciano a proposito dei fenomeni di nepotismo e corruzione all’interno di alcune strutture universitarie. Tuttavia, sostenere che tutto ciò accade negli atenei italiani, in modo estemporaneo e generico, citando un solo caso, rischia di suscitare un allarme che, nei fatti, non colpisce nessuno, men che meno coloro che ne sono protagonisti. Se è vero che l’Autorità anticorruzione è subissata di segnalazioni, è suo preciso dovere effettuare rigorosi controlli, e denunciare i casi accertati alle Procure di riferimento e al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il nostro timore è che denunce di questo tipo gettino ulteriore discredito sull’intera istituzione universitaria, che soffre invece di altri mali, ben più forti e dolorosi, che derivano dalla riforma fallimentare dell’allora ministra Gelmini, nel governo Berlusconi, e dia fiato a coloro che invece intendono introdurre un’idea elitaria di meritocrazia, in tutti i gradi dell’istruzione pubblica. Ogni scandalo di nepotismo e corruzione produce, nei fatti, ingiustizie e disuguaglianze, in particolare tra coloro che partecipano ai concorsi per ricercatori, e va colpito duramente. Ed è grave perché impedisce un leale e virtuoso rinnovamento generazionale, tanto nelle università quanto nelle strutture della ricerca pubblica.

Occorre ricordare inoltre che ogni scandalo di corruzione e nepotismo, soprattutto se non colpito penalmente, contribuisce ad alimentare la distanza e il disamore di tanti giovani bravi e talentuosi che si astengono dal frequentare l’università, come dimostrano gli ultimi drammatici dati sul numero di immatricolati, calato a meno della metà dei maturati nell’anno 2016. L’allarme sull’università e sul sistema della ricerca pubblica è innanzitutto prodotto dalla scarsità di risorse e di posti, dalla riduzione dei fondi per il diritto allo studio, dalla generale, questa sì, volontà di mettere fine all’università di massa. Su tutto ciò occorre riportare il focus dell’opinione pubblica, ivi compreso quello dell’Autorità anticorruzione.

La lotta contro ogni forma di corruzione e di privilegio è soprattutto una lotta per l’uguaglianza delle condizioni di partenza e per la democrazia.