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Armonizzazione della filiera musicale: emanato un decreto deludente e privo di prospettive

In applicazione di una delle deleghe della legge 107/15. La FLC CGIL chiede il ritiro o il rinvio dell’attuazione del provvedimento.

21/05/2018
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Proprio sul filo di lana è stato dapprima raggiunta l’Intesa nella Conferenza Unificata del 10 maggio e poi firmato dalla Ministra l’11 maggio il decreto ministeriale n. 382 sull’armonizzazione dei percorsi formativi della filiera artistico - musicale adottato ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60.

Il Decreto è composto dall’articolato e dai seguenti allegati:

Tabella A - Prove di accesso ai corsi di diploma accademico di primo livello dei conservatori di musica
Tabella B - Repertori obbligatori per le prove di accesso ai corsi di diploma accademico di primo livello dei conservatori di musica
Tabella C - Prove di accesso alla sezione musicale dei licei musicali e coreutici
Tabella D - Prove di accesso ai corsi di diploma accademico di primo livello dell’Accademia Nazionale di Danza
Tabella E - Requisiti di accesso ai corsi propedeutici

Alla data odierna sono stati resi noti ufficialmente, il decreto e le Tabelle A, B e C.

Il decreto dopo il visto della Corte dei Conti, entrerà in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

La nostra scheda di lettura

Commento

La definizione di un quadro di riferimento nazionale riguardo alla filiera dell’istruzione musicale appare un’esigenza ineludibile. La profonda trasformazione dell’offerta formativa delle istituzioni afam del settore musicale, lo sviluppo impetuoso dei corsi ad indirizzo musicale nella secondaria di I grado, la nascita del Liceo Musicale nella secondaria di II grado, stanno comportando grandi conflittualità tra istituzioni che spesso operano su studentesse e studenti della stessa fascia di età.

Questa delicata situazione avrebbe consigliato un approccio partecipativo riguardo all’armonizzazione dei percorsi del settore musicale. Invece, in perfetta continuità con il recente passato, il decreto ministeriale è stato elaborato da oscuri gruppi di lavoro ed emanato in fretta e furia al termine dell’esperienza del governo Gentiloni. Le proteste si stanno sviluppando in tutto il Paese, inasprendo ancor più le conflittualità già in essere. Insomma esattamente il contrario di cui questo settore avrebbe avuto bisogno.

Riguardo ai contenuti, il decreto riduce il tema dell’armonizzazione della filiera musicale unicamente al problema dei livelli di accesso ai vari percorsi (Liceo musicale, corsi propedeutici, diploma accademico di I livello) e alla durata massima dei percorsi propedeutici.

Riguardo al primo aspetto le soluzioni adottate sono le seguenti

  • per l’accesso al Liceo Musicale sono definiti specifici repertori di riferimento (invece il DLgs 60/17 parla di requisiti formativi)
  • per l’accesso ai corsi propedeutici sono definiti i requisiti di accesso ma non i repertori
  • per l’accesso ai diplomi accademici di I livello sono definiti sia i criteri che i repertori obbligatori

Insomma l’approdo a cui giunge il DM 382/18 è assai simile a quello della Commissione Fedele (dal nome dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione) che insediatasi nel 1926 per elaborare la riforma dei Conservatori, produsse quattro anni dopo unicamente un repertorio (peraltro assai discusso) di autori e brani da presentare agli esami finali.  

La scelta operata dal DM 382/18 è ancor più discutibile se si tiene conto che istituzioni scolastiche e afam sono dotate di specifiche e particolari autonomie. Nel settore scolastico si tratta di un brusco ritorno al passato con la definizione di programmi uguali per tutte le istituzioni del Paese indipendentemente dai contesti sociali e culturali di riferimento.

Da rilevare l’incongruenza tra accesso al Liceo Musicale e ai percorsi di Diploma Accademico I livello che prevedono specifici repertori e uscita dai medesimi percorsi definiti in termini di profili, risultati di apprendimento, obiettivi specifici, ecc. Riguardo al Liceo Musicale, inoltre, non vi è alcun riferimento a quanto si realizza nelle scuole ad indirizzo musicale, nonostante il Regolamento sui Licei preveda che essa debba assicurare “la continuità dei percorsi formativi per gli studenti provenienti dai corsi ad indirizzo musicale” (DPR 89/10 art. 7 comma 1, terzo periodo). Insomma un pasticcio davvero inestricabile.

Riguardo ai corsi propedeutici, il risultato è un compromesso tra chi voleva percorsi di breve durata (un anno) e chi percorsi più estesi (cinque anni) che inevitabilmente andavano a sovrapporsi ai percorsi scolastici. Da tutta questa discussione dai toni aspri e ultimativi, mancano totalmente norme che garantiscano la possibilità alle studentesse e agli studenti anche se privi di mezzi economici, di poter frequentare percorsi di studio musicali erogati da istituzioni statali. Sintomatico è a questo proposito la l’indicazione di repertori per l’accesso a percorsi di studio presso il Liceo musicale relativi a strumenti non presenti nell’offerta formativa della secondaria di I grado. Il messaggio è chiaro: per accedere a questi percorsi, devi studiare privatamente….

Si tratta, in conclusione, di un decreto deludente che non solo elude i veri problemi di questo settore, ma che rischia di aggravarli. Per questo motivo chiederemo come FLC CGIL il suo ritiro o il rinvio nell’applicazione e l’attivazione di un’ampia consultazione con chi opera quotidianamente nelle Istituzioni della filiera musicale.