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Secondo ciclo: la Conferenza delle Regioni per il ritiro del decreto

Il testo del documento

18/07/2005
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Come avevamo già annunciato la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome si è espressa giovedì scorso in merito al decreto sul secondo ciclo chiedendone il ritiro. E lo ha fatto con un corposo documento che parte dalla grave lesione “delle prerogative costituzionali delle Regioni” che esso rappresenta e dalla necessità di una forte condivisione istituzionale che sia garanzia di un’altrettanto forte unitarietà del sistema educativo, il decreto invece compromette.

Il documento ricostruisce l’ordine istituzionale delle questioni partendo dal basso, cioè dal “valore costituzionale delle istituzioni scolastiche autonome”, che può esplicitarsi solo nel “pieno esercizio da parte delle Regioni della funzione di governo territoriale del sistema”, richiama le leggi in merito e la sentenza della Corte costituzionale del 13 gennaio 2004. Lamenta il mancato confronto in merito al testo: gli ultimi contatti risalgono al periodo a cavallo tra febbraio e marzo (che coincidenza: anche gli ultimi confronti tra Miur e sindacato risalgono a quel periodo!) e il decreto è stato varato il 27 maggio. Rivendica l’intesa, richiamando in merito anche una promessa del Ministro, evidentemente non mantenuta, e contesta il ricorso al parere individuando i punti in cui il decreto stesso evade la codecisione con le regioni e persino invade il campo esclusivo di queste ultime.

Da questo punto di vista sembra assumere particolare rilevanza, al di là del testo del decreto, la relazione tecnica allegata dalla quale si evincerebbero, fra l’altro, alcuni gravi aspetti che il testo non chiarisce:
• lo scorporo gestionale a priori dell’istruzione professionale, che pregiudica l’unitarietà del sistema;
• lo scorporo del personale dell’istruzione professionale, lasciato fuori dal computo;
• la confluenza dell’istruzione tecnica nei licei, laddove l’ambiguità del testo potrebbe lasciare intendere gli sbocchi tecnici nell’IFP e al contrario la trasformazione degli stessi istituti professionali e d’arte in licei;
• la definizione dei finanziamenti per i soli licei, con lo scorporo di tutta la partita professionale.

Ma non è solo la questione dell’istruzione e della formazione professionale a porre problemi. Ci sono anche tutti gli altri punti, per così dire, di congiunzione tra i due canali:
• la sovrapposizione tra gli indirizzi del liceo tecnologico e i percorsi dell’istruzione professionale;
• la sovrapposizione tra disposizioni attuative, disposte dal Miur, e disposizioni gestionali, compito delle regioni;
• la confusione tra LEP e standard minimi;
• la definizione unilaterale da parte del Miur del corso integrativo finale per i professionali;
• la definizione unilaterale da parte del Miur dei requisiti dei docenti;
• tutta la gestione del “Campus”, ora concepito come “centro polivalente” ora come ambito di integrazione, in ogni caso ad autorizzazione ministeriale, che espropria le Regioni delle prerogative sulla programmazione e sulla gestione dell’integrazione;
• la confusione tra “indirizzi” e “segmenti” del sistema., che ne minano l’unitarietà, ne limitano i passaggi e fanno coincidere i crediti formativi solo con gli anni di studio superati positivamente.

Infine il documento della Conferenza delle Regioni ritiene del tutto “non realizzabile” l’ipotesi di avvio nell’anno scolastico 2006-07 perché:
• non sono definiti termini e modalità del passaggio di competenze alle Regioni
• perché non è chiaro chi avvierà la cosa, se il Miur (“una sconcertante e anacronistica visione centralista”) oppure le singole scuole (“autonomia autoreferenziale con le conseguenze immaginabili per la tenuta del sistema di istruzione”);
• i cambiamenti impongono una riprogettazione della distribuzione dell’offerta formativa sul territorio che chiede tempo e impone di conoscere scelte che ancora non si sanno.

Le regioni Lombardia, Veneto e Molise, pur condividendo buona parte delle critiche, fanno eccezione su due punti: l’intesa non dovrebbe riguardare l’intero decreto, ma solo alcune parti, e, allo stesso modo, ritengono che non vi debba essere confronto sugli standard relativi alle competenze tecnico professionali che sono di esclusiva competenza regionale. Chiedono perciò un più serrato confronto col Miur sia tecnico che istituzionale.

Roma, 18 luglio 2005

IL TESTO DEL DOCUMENTO DELLA CONFERENZA DELLE REGIONI

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