Ma non erano 200.000 assunzioni?
La scuola e i precari della scuola vengono, ancora una volta, strumentalizzati al fine di distogliere l’attenzione dai numerosi problemi che li travagliano, per impegnarli a rincorrere speranze che facilmente si riveleranno inutili.
La scuola e i precari della scuola vengono, ancora una volta, strumentalizzati al fine di distogliere l’attenzione dai numerosi problemi che li travagliano, per impegnarli a rincorrere speranze che facilmente si riveleranno inutili.
Che cos’è infatti, se non questa, la lettura dell’ennesimo annuncio mediatico di un piano di immissioni in ruolo per i prossimi anni?
E intanto il processo di precarizzazione della scuola procede a ritmo continuo, ogni anno circa 20.000 lavoratori della scuola vanno in pensione e i posti lasciati scoperti vengono assegnati a personale precario, producendo un risparmio per l’amministrazione ai danni dei lavoratori con un allargamento dell’area di precarietà che, in alcune scuole, tocca abbondantemente il 50% dell’organico, ai danni dei cittadini e degli alunni che dalla precarietà ricevono meno qualità.
La FLC Cgil rivendica per la scuola e per i precari della scuola, atti concreti invece di una poco seria politica degli annunci e dichiara che:
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Le immissioni in ruolo devono avere decorrenza giuridica ed economica da settembre 2005. Fra qualche giorno potrebbe essere troppo tardi per emettere un decreto interministeriale che permetta di rispettare concretamente questa scadenza. Le eventuali assunzioni che avvengano oltre la scadenza del 31 luglio godrebbero solo della decorrenza giuridica da settembre 2005
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Tutti i posti vacanti e disponibili devono essere coperti da personale stabilizzato
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Il piano di immissioni in ruolo deve comprendere docenti e ATA, sarebbe molto grave perseverare con la politica della esternalizzazione sul personale ATA. La qualità della scuola si avvale della qualificazione del lavoro di tutte le figure professionali che vi lavorano, ATA compresi.
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Le eventuali immissioni in ruolo devono avvenire senza sconti per l’amministrazione. Non ci sono scappatoie di tipo economico che giustifichino una declinazione di diritti a geometria variabile.
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Il lavoro nella scuola è una risorsa importante, non un costo da ridurre in tutti i modi possibili
Roma, 17 maggio 2005
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