A Pinerolo il “Salone delle Forze Armate, dell’Ordine e del volontariato”
FLC CGIL Torino: “guardiamo con estrema preoccupazione a eventi come questi, che possono veicolare una cultura del conflitto e delle armi, naturalmente travestita con le migliori tecniche del marketing contemporaneo”
A cura della FLC CGIL Torino
Il “Salone delle Forze Armate, dell’Ordine e del volontariato” – rivolto alle studentesse e agli studenti delle classi quinte del pinerolese – il 19 gennaio all’I.I.S. Prever propone un’intera mattinata di orientamento e conoscenza sui percorsi formativi e le possibili attività da intraprendere nei corpi armati.
La presenza delle forze armate all’interno delle scuole non è una novità e non rappresenta di per sé un fatto strano. Il valore del servizio alle istituzioni è infatti ben presente nella cultura scolastica italiana, e si traduce in diverse forme e manifestazioni: dallo studio delle guerre, dei conflitti, dei movimenti rivoluzionari alle attività di Educazione Civica. Per molti ragazzi e ragazze, poi, una carriera universitaria e lavorativa nell’Esercito, nei Vigli del fuoco, nelle Forze dell’ordine è più di una prospettiva teorica.
Perché, allora, preoccuparsi di questa e simili iniziative di orientamento e di pubblicizzazione dei valori della difesa, dell’ordine, dell’appartenenza alla patria, in costante crescita nei differenti ordini di scuole?
La ragione ci sembra piuttosto evidente: perché rischiano di tradursi, e spesso infatti si traducono, in propaganda militarista e bellicista, in una sorta di “operazione simpatia” che disegna le forze dell’ordine e gli eserciti come giusti e belli, indipendentemente dalle circostanze e dalle modalità con le quali vengono utilizzate nella vita sociale e nella storia nazionale e mondiale.
Riteniamo quindi che simili manifestazioni debbano essere rigorosamente evitate quando si rivolgono a persone che non possono capire e valutare a causa dell’età: per esempio, è pericoloso e fuorviante esaltare guerra e armi di fronte a una classe della primaria, quando è molto facile per i bambini confondere guerra, giustizia, ordine e violenza.
Ma anche quando si rivolgono a classi della secondaria, e con particolare riguardo alle quinte, occorre una grandissima cautela. Cautela che si dovrebbe tradurre prima di tutto nella costruzione di un contesto pluralista, in cui a ogni discorso sul valore delle armi e sulla moralità della guerra e della tutela dell’ordine si accompagni un discorso uguale e contrario sul valore della pace, del disarmo, delle tante ragioni – spesso moralmente fondate – per cui ci si ribella e si disobbedisce. Poi, ogni ragionamento non dovrebbe prescindere da un rigoroso riferimento alla Costituzione, il cui articolo 11, nonostante le recenti forzature interpretative per giustificare le “guerre giuste”, è nettissimo nel rifiuto di ogni mito bellicista.
Non vediamo intorno a noi una chiara presa di posizione in questa direzione, né la necessaria onestà intellettuale per ragionare sulle armi e sull’ordine in una prospettiva etica. Per questo motivo, guardiamo con estrema preoccupazione a eventi come questi, che possono veicolare una cultura del conflitto e delle armi, naturalmente travestita con le migliori tecniche del marketing contemporaneo.
La violenza non va giustificata né resa attraente, mai.
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