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FLC CGIL Ravenna: non c’è più religione? Falso, a scuola c’è eccome

Un intervento che mette in guardia sui tentativi di invadere l'autonomia delle scuole per quanto attiene le ore di attività alternative alla religione cattolica.

30/01/2015
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A cura della FLC CGIL Ravenna

La Scuola Pubblica italiana è laica e plurale. È la scuola di tutti e per tutti, senza alcuna distinzione di sesso, di genere, di razza e di religione.

Avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica italiana, è per le famiglie e gli studenti una libera scelta, tra l'altro regolamentata dalla normativa vigente. La Chiesa cattolica è legittimata, sulla base delle disposizioni concordatarie, ad organizzare le ore di insegnamento della religione cattolica secondo i propri principi, ma non può pretendere di invadere l'autonomia dei dirigenti scolastici per quanto attiene le ore di attività alternative alla religione, così si esprime il segretario generale FLC CGIL di Ravenna Marcella D'Angelo, in una nota.

Nei confronti degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica, devono essere posti in essere da parte dell'amministrazione scolastica, tutti gli adempimenti necessari per garantire le ore di attività alternative deliberate dal collegio dei docenti in base ad alcune possibili opzioni legislativamente normate:

  • attività didattiche/formative;
  • attività di studio e/o individuali con assistenza di personale docente;
  • libera attività di studio o di ricerca individuale senza assistenza di personale docente (per studenti di istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado);
  • non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica.

Per quanto riguarda la programmazione delle ore di attività alternativa alla religione cattolica, continua la sindacalista, è un compito che spetta al collegio dei docenti, non di certo alla Chiesa e sono escluse le attività curriculari comuni a tutti gli studenti. I dirigenti scolastici ne sono a conoscenza e non mi risulta avvallino tale tesi.

Ingerenze da parte della Curia nell'autonomia scolastica, sono fuori luogo e potrebbero indurre a letture tendenziose, pericolosissime sempre, ma in particolar modo in questo periodo storico.

Il primo gradino, conclude la D'Angelo, verso l'integrazione passa da un proficuo dialogo interculturale e interreligioso, aperto e senza alcun veto e, soltanto la Scuola Pubblica, in quanto laica, può garantire tale dialogo.