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Quale futuro per la ricerca pubblica in Calabria?

La segreteria regionale FLC, esprime preoccupazione per il destino della ricerca nella regione

15/10/2010
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Pubblichiamo di seguito un comunicato della FLC CGIL Calabria che esprime preoccupazione per le sorti della ricerca pubblica nella regione.
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"Disponibilità” per il futuro della ricerca in Calabria

In un momento in cui la “disponibilità” tra coloro i quali debbono “fare” Ricerca è andata via via esaurendosi (e da parte dei ricercatori universitari, a svolgere corsi di insegnamento - che hanno svolto e continuano a svolgere gratuitamente negli anni passati- pur non essendovi obbligati e da parte della comunità scientifica degli Enti Pubblici di Ricerca a soggiacere ad un disegno, quello della definizione degli Statuti e dei conseguenti Regolamenti, stravolgente il senso e gli obiettivi dell’attività di ricerca: un bene universale che riguarda il futuro comune) ci si augura che, almeno, in Calabria la poca, ma non trascurabile Ricerca Pubblica non subisca le stesse avverse sorti.

E’ auspicabile ad esempio che la Legge Regionale sulla Ricerca in Calabria ( N.24 del 17/08/2009) trovi non solo attuazione pratica, ma sia soprattutto resa più snella in quei punti dove vengono duplicati e si amplificano strutture non necessarie anzi dannose al percorso progettuale (come già la FLC-CGIL aveva evidenziato nel corso delle assemblee tenute sulla tematica della Bozza di Legge, e nell’elaborazione di un testo finale dove venivano prodotte alcune proposte miranti al miglioramento della stessa).

E’ altresì naturale che anche per ciò che riguarda le Strutture di Ricerca Pubbliche la logica dovrà essere quella di non replicare quegli Istituti o Centri su più sedi (ad es. per provincia) magari in una chiara logica “baronale”; favorendo e incentivando magari l’aggregazione di più Istituti con competenze simili o comparate per meglio rispondere alle sfide future che ci attendono.

Purtroppo se, anziché finanziarie-progettare ed investire in risorse umane, le scelte di chi guida il Paese sono diametralmente opposte e si dimostra totalmente “indisponibile” a promuovere ed incentivare la Conoscenza nel nostro Paese il risultato sarà la conseguente “indisponibilità” dei ricercatori universitari e della comunità scientifica degli EPR. E’, in definitiva, l’estrema ratio per tentare di salvare la Ricerca Pubblica italiana.