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"Zero didattica e troppa distanza" La scuola in casa di un dodicenne

La scuola perduta di Samuele Pasqua è identica a quella dei 300 mila ragazzini come lui, di seconda e terza media, alcuni davvero ancora molto piccoli per dover stare soli ore e ore. Tra l’altro, sarebbe pure illegale.

07/11/2020
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la Repubblica

Maurizio Crosertti

Samuele aveva un’aula di seconda media, adesso ha una stanza vuota. Lì dentro sta da solo con i suoi dodici anni e con: libro di storia, quaderno di matematica, due panini, una pizzetta, un computer, un cellulare, il barboncino Leo e i cavi della Playstation, staccati. «Se gli lascio il collegamento, sai che bella didattica a distanza» dice la mamma, Valeria.

La scuola perduta di Samuele Pasqua è identica a quella dei 300 mila ragazzini come lui, di seconda e terza media, alcuni davvero ancora molto piccoli per dover stare soli ore e ore. Tra l’altro, sarebbe pure illegale. La classe domestica è in un grande condominio di Venaria dove Samuele, figlio unico, vive con la mamma, parrucchiera a Torino, e con il papà Gianni, operaio alla Magneti Marelli. Ieri è stato il primo giorno di didattica a distanza con zero didattica e troppa distanza. «Per adesso la scuola "Don Milani" di Venaria ha problemi di wi-fi, forse cominciano lunedì», racconta Valeria Boscolo nel negozio dove lavora. «Io li capisco anche, questi poveri professori. Chi ha lezione in prima media deve farla in presenza, poi con le seconde e le terze si passa alla Dad: mica possono sdoppiarsi. Una professoressa è pure malata di Covid e una sua collega, incinta, non è ancora stata sostituita. Tra una cliente e l’altra videochiamo Samuele, ma non si può vivere così».

Valeria si è alzata all’alba, ha preparato il pranzo al sacco al ragazzino ma anche la lista dei compiti: «In mancanza di insegnanti ci ho pensato io: cinque pagine di storia e gli esercizi di matematica, e stasera quando torno dovrà essere tutto fatto». Ieri Samuele è rimasto da solo dalle 8 alle 14.30, quando il papà è rientrato dalla fabbrica. Due le raccomandazioni di Valeria: «Non aprire a nessuno e stare lontano dai fornelli, è per questo che gli ho preparato solo cibo freddo». L’opzione nonni è stata subito scartata: «Hanno più di 70 anni e in questo periodo è meglio non esporli a rischi».

E allora Samuele si è messo al computer, dove ha fatto qualche compito a distanza con la sua compagna Aurora e con l’aiuto della mamma della ragazzina. «Aurora è molto, molto intelligente», dice Samuele, che spiega così questa sua bizzarra giornata scolastica senza scuola: «Sul gruppo Whatsapp che abbiamo con i prof ci hanno detto che lunedì funzionerà una nuova piattaforma, non come Zoom che invece in primavera era uno schifo. Fare lezione al computer è noioso, sempre meglio geografia di storia, comunque, che è pallosissima. Io vorrei andare in gita: mai fatta una. Quella che dovevamo fare ad aprile è pure saltata. E so che durerà tanto, io penso fino a dopo le vacanze di Natale, ormai mi sono rassegnato ».

La prima media a distanza, l’anno scorso, è andata come è andata, e la seconda forse sarà peggio. «Sono preoccupata da morire», ammette Valeria. «La scuola paga sempre per tutti. Che preparazione potranno mai avere questi ragazzi? Giornate intere davanti a uno schermo, così si rischia di rimbecillire. Io e mio marito stiamo quasi pensando di far ripetere l’anno a Samuele, ma come la prenderebbe lui? Farsi bocciare dalla mamma e dal papà non dev’essere il massimo, però non si può neanche diventare asini per colpa dei decreti o del virus».

Tra i tanti ragazzini dimenticati su quest’isola deserta che continuiamo a chiamare scuola, ieri Samuele si è fatto tenere compagnia dal suo barboncino bianco. «Glielo abbiamo preso da poco, per fortuna: immaginavamo che gli sarebbe servito. Samuele è timido, introverso, nessuno più di lui avrebbe bisogno degli altri e invece è costretto alla solitudine ». Ma non potrà durare settimane: «Quando mio marito farà il turno del pomeriggio, nostro figlio dovrà stare da solo in casa fino alle sette di sera, d’inverno e col buio, aspettando che io torni. No, non è pensabile. Vorrà dire che qualche volta lo porterò di nascosto da mia sorella Nadia che sta a Druento, e siccome fa l’estetista è a casa dal lavoro. Lo so che è vietato, ma dateci un’alternativa » . La clausura di Samuele diventa la paura della sua mamma. «Questi nostri figli non hanno più amici, non sono più abituati agli altri, è un problema gravissimo. Adesso non possono neppure fare sport. E dovesse succedergli qualcosa in casa, passeremmo una grana. Non ce lo perdoneremmo mai. E se aprisse la porta alla persona sbagliata? Con le altre mamme ci organizziamo per tappare i buchi, ma la scuola dov’è? Sto anche pagando 130 euro al mese di ripetizioni di matematica, naturalmente a distanza. Cioè, riassumendo: io lavoro per pagare le ripetizioni a Samuele che sta da solo perché io lavoro per pagargli le ripetizioni. Vi sembra normale?».


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