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Via i prof di sostegno «Corsi agli insegnanti per gli alunni disabili»

La proposta arriva da un corposo studio elaborato dalla Fondazione Agnelli, dall’associazione TreLLLe e dalla Caritas italiana.

14/06/2011
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Corriere della sera

ROMA— Archiviare la figura dell’insegnante di sostegno come la conosciamo oggi. E affidare gli alunni disabili ai professori delle materie normali, che però devono tutti avere una formazione specifica per seguire al meglio questi studenti. La proposta arriva da un corposo studio elaborato dalla Fondazione Agnelli, dall’associazione TreLLLe e dalla Caritas italiana. Negli ultimi dieci anni gli alunni disabili nelle scuole italiane sono aumentati del 45%, superando quota 200 mila. Anche gli insegnanti di sostegno sono cresciuti, da 75 mila a 95 mila, con un costo per lo Stato di 4 miliardi di euro l’anno. Una tendenza sostenibile anche in futuro? Lo studio propone di non tagliare i fondi ma di cambiare gradualmente le regole. Nel corso degli anni la maggior parte degli attuali insegnanti di sostegno passerebbe ad insegnare le normali materie del programma. Gli altri (fra 10 e 20 mila) diventerebbero invece specialisti del sostegno. Uscirebbero dalla scuola per lavorare in appositi centri, uno per provincia, con il compito di formare gli insegnanti e aiutare le scuole a trovare il modo migliore per aiutare i disabili. «In linea di principio— dice Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli— il modello italiano è il più avanzato. Ma all’atto pratico soddisfa una serie di esigenze particolari senza includere davvero i ragazzi in difficoltà» . Un esempio? «In alcuni casi— dice per TreLLLe Attilio Oliva — non è detto che l’insegnante di sostegno sia la scelta migliore per il ragazzo. A volte può essere più utile un audiolibro o una persona che insegni il braille. Oggi non ci sono i soldi» . In teoria già oggi gli studenti disabili dovrebbero essere seguiti dagli insegnanti delle materie normali, e il docente di sostegno dovrebbe aiutare l’intera classe. Ma spesso la realtà è diversa, con disabili spostati anche in aule diverse e marcati a uomo solo dall’insegnante di sostegno. Consapevoli della rivoluzione, gli autori dello studio propongono di partire con una sperimentazione in tre province. Lorenzo Salvia


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