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Varata la controriforma della scuola targata Moratti, ma senza fondi

E adesso Letizia Moratti può "fare le frittelle". Silvio Berlusconi stigmatizza così il momento: a Palazzo Chigi, si celebra l'approvazione della riforma scolastica, "la prima riforma organica - ...

13/03/2003
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E adesso Letizia Moratti può "fare le frittelle". Silvio Berlusconi stigmatizza così il momento: a Palazzo Chigi, si celebra l'approvazione della riforma scolastica, "la prima riforma organica - a suo dire - dopo quella di Gentile". Eppure il premier, in conferenza stampa, ci tiene a sottolineare la dimensione privata dell'evento. "Letizia Moratti sembrava una ragazzina che avesse superato un esame.. Ha chiamato il marito e gli ha detto: 'Amore ce l'abbiamo fatta!"", racconta Silvio mentre Letizia arrossisce. "Questo pomeriggio festeggerà facendo le frittelle", sorride il premier ricordando che così lui festeggiava i successi scolastici, mangiando le frittelle di mamma Rosa. "Dalla riforma Gentile alla riforma della gentile signora Moratti", come la ribattezza Berlusconi, il passaggio storico in effetti è proprio ardito e il premier giustamente lo sottolinea con tutti i numeri cabarettistici del caso.

D'altra parte il tono domestico impresso dal premier alle celebrazioni si addice a una riforma approvata nell'indifferenza della stessa maggioranza, che in aula - per ammissione del premier - è stata "latitante". "Non possono mica essere tutti primi della classe... Ci sono anche quelli che si rintano nel bagno per evitare le interrogazioni", scherza ancora Silvio Berlusconi. Ma il punto è che la stessa coalizione di governo al dunque ha snobbato la scuola delle tre 'i', una riforma che in campagna elettorale Berlusconi aveva messo al primo posto, ma che con il tempo è scivolata sempre più in basso nel novero delle priorità. Dopo la Cirami, dopo le rogatorie, dopo il falso in bilancio. Il varo definitivo arriva dopo un anno in cui governo e maggioranza sono stati impegnati in tutt'altro.

E intanto nel paese è montato il dissenso attorno alla Moratti. Scioperi, girotondi, manifestazioni, insegnanti disorientati, studenti arrabbiati. Nel giorno dell'approvazione, nonostante gli sforzi clericali della Moratti, il governo non riesce ad incassare nemmeno il benestare dei vescovi, che per il momento, "sospendono il giudizio", in attesa di conoscere i contenuti della riforma. "Staremo a vedere", dice senza entusiasmo una nota del Sir, ricordando che il progetto Moratti, oltre ad essere una delega in bianco, è "vincolato pesantemente dalle restrizioni di bilancio".

Soprattutto infatti il tono minore suggerito dal premier si addice ad una riforma che non ha soldi per tenere fede alle promesse elettorali: stipendi europei, valorizzazione degli insegnanti, internet e inglese per tutti. "La situazione del Pil ed i parametri di Maastricht non ci danno la capacità di spesa per partire con la riforma dal prossimo anno scolastico", si giustifica Berlusconi. Le sue parole sono chiare quando, concluso il siparietto delle frittelle, passa per un attimo ad argomenti più seri: nei fatti per il momento della riforma approvata non se ne fa nulla, mancano le risorse. E in futuro? "Dipenderà dall'andamento dell'economia", sfuma il premier. Mentre Moratti cerca di riprenderesi annunciando a breve una circolare per riaprire le iscrizioni alla prima elementare ai bambini che compiranno sei anni entro il 28 febbraio prossimo.

Allo stato attuale la riforma è tutta qui. Finanziata appena da 12mila euro, che non basteranno secondo gli stessi calcoli del bilandio, a garantire il diritto alla prima elementare a tutti i potenziali aspiranti. Ma il cantore delle tre "i" non si arrende: ieri, mescolando il trionfo con la farsa, ha celebrato il "divertinglese" in prima elementare, l'inglese che si impara giocando. Poi, come un imbonitore, è passato a vendere uno dei nodi più contestati della riforma, la netta e precoce divisione dei percorsi dopo la terza media come una "canalizzazione flessibile": "Se la bionda più bella è nell'altro canale, si può decidere di passare dall'altra parte", sdrammatizza la spartizione tra chi dalla riforma sarà destinato al liceo e chi alla formazione professionale. Affiancato da Letizia Moratti che si è limitata a proclamare "la fine del nozionismo", in virtù di un diverso rapporto tra "sapere, saper fare e saper essere".

"La riforma approvata è una legge manifesto, un gigantesco ordine del giorno depositato sul tavolo del ministro Tremonti", replica l'opposizione, che anche nel giorno dell'approvazione ha gioco facile a cantare vittoria: "I soldi per attuarla non ci sono", scandiscono in coro i senatori dell'Ulivo, che bolla la riforma con tre segni meno (niente risorse, meno insegnanti, meno diritti) e già pensano a creare un'alternativa nel paese. Impugneranno "nelle sedi istituzionali adeguate" una legge che considerano incostituzionale, in quanto cancella l'obbligo scolastico ed è senza copertura.

E intanto avvertono: "Con questa riforma l'Italia torna indietro di trent'anni". Perché se poco o nulla verrà attuato delle costose promesse elettorali, quello che da subito avrà effetti è lo "spirito abrogativo della legge", che insieme alla riforma Berlinguer cancella l'estensione dell'obbligo al primo anno delle superiori. "Aumenterà la dispersione scolastica, soprattutto al Sud", pronostica il senatore Cortiana (Verdi). Mentre Maria Chiara Acciarini (Ds) esemplifica: "Dal prossimo anno i ragazzi che si iscriveranno al primo anno delle superiori non avranno diritto ai libri di testo gratuiti, anche se con reddito bassissimo". Effetto Moratti: con l'obbligo si cancellano anche i diritti. "Lo stesso diritto ad anticipare l'ingresso a scuola dipenderà dalla capacità dei Comuni di far fronte alle spese non interamente coperte dalla legge", spiega la Albertina Soliani (Margherita).

Così l'Ulivo attacca il governo e prepara il "manuale di resistenza" per le scuole, che per esempio - spiega la Acciarini (Ds) - "potranno prevedere delle attività per contrastare la canalizzazione precoce e la fuga verso la formazione professionale". "Faremo leva soprattutto sull'autonomia delle istituzioni scolastiche e sulle amministrazioni locali", annuncia la Soliani, mentre l'Emilia Romagna si accinge a varare una legge regionale per "mettere paletti alla riforma". In ogni caso, l'opposizione è forte di una convinzione: che la riforma del Polo fallirà. Previsione facile, dicono: nell'immediato Tremonti ha previsto solo tagli per la scuola e sul bilancio della prossima finanziaria gravano già la riforma del fisco, le 'grandi opere', la riforma delle pensioni. "Credete che il governo darà la precedenza alla scuola?", chiede il senatore Morando (Ds).


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