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Uno scudo umano italiano-Fermate questa guerra

Alfredo Benedetti, 38 anni, è a Bagdad da un mese Racconta i bombardamenti e dice. "E' una tragedia" Uno "scudo umano" italiano "Fermate questa guerra" ROMA - "Ieri sera, prima che arrivasser...

21/03/2003
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Alfredo Benedetti, 38 anni, è a Bagdad da un mese
Racconta i bombardamenti e dice. "E' una tragedia"
Uno "scudo umano" italiano
"Fermate questa guerra"

ROMA - "Ieri sera, prima che arrivassero le
bombe, pensavamo che se il Papa, in un ultimo gesto disperato, avesse deciso di venire qui a Bagdad la guerra, forse, si sarebbe potuta evitare. Oggi mi rendo conto che anche quel pensiero, quell'illusione infantile, non avrebbe potuto rimandare questa tragedia. Ma bisogna fermarsi". Alfredo Benedetti, 38 anni educatore professionale in una comunità psichiatrica in provincia di Bergamo, da un mese fa lo scudo umano a Bagdad. Da ieri sera, assieme ad altri tre italiani (due uomini e una donna) è sotto le bombe in un hotel della città, l'Andalus.

Il racconto di Benedetti arriva per telefono, disturbato dal rumore delle sirene e dai colpi costanti della contraerea irachena. "Hanno bombardato poco fa - racconta - proprio qui vicino, abbiamo sentito distintamente le esplosioni. Non sono riuscito a vedere cosa hanno colpito, ma ho visto le colonne di fumo alzarsi". Prima di spostarsi in albergo, Benedetti era appostato in una raffineria alle porte di Bagdad. Troppo rischioso, però, rimanere lì con l'inizio dell'attacco e così la decisione di spostarsi al centro, vicino agli alberghi dove si trovano i giornalisti occidentali.

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"Ieri sera avevamo capito che la notte non avremo dormito quando la contraerea ha iniziato a sparare. Era il segnale inequivocabile che qualcosa stava arrivando" dice Benedetti, che per riuscire a mangiare un panino ha girato oltre due ore per la città deserta. "Le strade sono praticamente vuote - racconta - la gente è rintanata in casa e i negozi sono tutti sbarrati.
Fino a qualche giorno fa il clima era ancora sereno e tranquillo, ma da ieri tutto è cambiato".

Secondo Benedetti la città è presidiata dai militari: "Sono ad ogni angolo della città, in bunker realizzati con i sacchetti di sabbia e in postazioni mobili. Sono praticamente le uniche persone in circolazione". Attendono gli americani, qualora decidano di arrivare fino a Bagdad, ma la loro presenza serve anche a scongiurare qualunque tentativo di ribellione. Rivolta che, dice Alfredo, non è nell'aria per il momento. "E' tutto fermo - spiega - anche se ho avuto la sensazione che qualcosa potrebbe accadere. Per il momento, però, non c'è nulla".

Dopo aver passato la notte in bianco, Benedetti ha riposato un po' questa mattina, poi è uscito per andare nell'ufficio dove c'è il quartier generale degli scudi umani ed è ritornato in albergo soltanto in serata. "Nei giorni scorsi ho conosciuto uomini, donne e bambini e con loro ho parlato e giocato - ricorda dalla stanza dell'hotel che condivide con uno scudo umano argentino - ora ogni volta che penso a loro sento un brivido che mi percorre la schiena sapendo che, come me, aspettano una bomba che gli cada sulla testa. Bisogna solo attendere, gridare 'inshallah', e sperare che non tocchi a tè".

Per il momento Benedetti non ha ancora deciso se lasciare l'Iraq o rimanere fino alla fine delle ostilità. "Ogni giorno penso se sia giusto andare via o rimanere qui. Non sono un medico nè posso portare un aiuto diretto, però qui ho conosciuto persone splendide con cui ho dei legami affettivi. Non so, non so cosa pensare".

"Siamo dentro una logica assurda e primitiva, altro che paesi civili - aggiunge sconsolato lo "scudo umano" - bisogna che tutto ciò si fermi, al più presto". In attesa che qualcuno accolga il suo appello, e quello dei pacifisti di mezzo mondo, Benedetti si prepara ad un'altra notte da scudo umano: "E anche stanotte dormire sarà impossibile".

(20 marzo 2003)


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