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Università, rettori e professori ora si schierano con chi denuncia i concorsi falsi

Crescono gli iscritti delle associazioni per la trasparenza, tra loro diversi ordinari. Il numero uno di Ferrara: "Dobbiamo assumere più docenti dall'esterno". I bandi annullati degli atenei di Milano, Bologna, Firenze e Napoli

22/01/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

Dopo quattordici mesi di vita, e alcune convulsioni interne, l’Associazione Trasparenza e merito (l’Università che vogliamo) può contare su 1.550 sostenitori e 275 iscritti. Tra questi, diversi docenti di ruolo. L’Osservatorio indipendente sui concorsi universitari, neppure un anno di vita, dichiara 890 sostenitori e 155 iscritti. Venti sono professori ordinari e, tra loro, anche un rettore. Sono nate, nel frattempo, altre piccole realtà social che chiedono apertura e pulizia all’accademia italiana, ma il fatto che professionisti in cattedra si schierino con chi denuncia concorsi e commissioni significa due cose: 1) la questione pulizia negli atenei è un dato contemporaneo (i quindici indagati a Medicina dell’Università di Firenze, sono questione di tre giorni fa); 2) chi è garantito da una cattedra e uno  stipendio, e in molti casi possiede un profilo professionale inattaccabile, sempre più sceglie di spendersi per chi è bravo e rischia di non entrare in ateneo a causa di un concorso pre-assegnato.
 
Il rettore iscritto all’Osservatorio indipendente è Giorgio Zauli, 59 anni, medico e chirurgo. Dirige da tre anni l’Università di Ferrara, dove è stato ricercatore. Nel 2018 ha avallato la revoca di due concorsi banditi dal Dipartimento di Scienze biomediche (Esercizio fisico, la disciplina) e uno da Scienze umanistiche (Filosofia morale). In quest’ultimo caso il rettore Zauli ha inviato le carte in procura. Spiega ora: “Leggo sempre con attenzione le segnalazioni di possibili irregolarità che mi arrivano. Se documentate, sono solito intervenire. Non è giusto lasciare la speranza di un giovane studioso nelle mani delle prepotenze di una scuola affermata o di un ordinario poco pulito. Ho aderito all’Osservatorio per preservare le aspirazioni dei colleghi che si stanno formando, ma sono convinto che l’università italiana oggi sia sana e molto più trasparente rispetto al primo decennio del Duemila. La cultura della valutazione, più delle ristrettezze imposte dalla Legge Gelmini, l’ha fatta crescere. Siamo l’organismo della pubblica amministrazione più valutato, oggi forse troppo valutato visti gli adempimenti burocratici”.
 
Il rettore Zauli, che si è formato a Bologna, ha insegnato a Chieti e Trieste realizzando esperienze mediche in California, ritiene che molti problemi sulle scelte concorsuali derivino dall’eccessivo localismo degli atenei italiani. “Una legge dovrebbe far salire i punti organico esterni, ovvero la possibilità di assunzione di un docente che non si è formato in facoltà, dal 20 al 50 per cento. Questo consentirebbe di portare negli atenei forze e mentalità nuove. In Germania si fa così da tempo, Padova e Ca’ Foscari investono in questa direzione. L’ex ministro Berlinguer avrebbe voluto introdurre l’elemento del richiamo esterno, ma non riuscì. Certo, per assumere docenti da fuori bisogna dare agli atenei più risorse: un interno costa al Dipartimento decisamente meno”. 
 
Zauli sottolinea come le cinquanta pagine di suggerimenti procedurali contenuti nelle linee guida dell’Autorità nazionale anticorruzione abbiamo, a loro volta, contribuito all’attenzione sul tema “concorsi e trasparenza”. In Italia esiste un solo caso di un candidato riassunto da un ateneo dopo che processi amministrativi hanno dimostrato l’irregolarità del bando. E’ accaduto alla Statale di Milano, rettore era Gianluca Vago (che ha chiuso il mandato lo scorso settembre). Anna Maria Monteverdi, ricercatrice di Storia del teatro, nel dicembre 2016 è riuscita a farsi assumere dopo una battaglia lunga otto anni e ora diversi esclusi guardano al suo caso come a quello della giustizia possibile.
 
A fronte di troppi dipartimenti italiani che non eseguono sentenze dei Tribunali amministrativi e del Consiglio di Stato, in tempi recenti alcuni rettori sono passati ad annullare concorsi contestati. La Federico II Napoli, primo esempio, è intervenuta di fronte a un classico del ricorso italiano: un candidato e un commissario segnalati con pubblicazioni in comune. Gaetano Manfredi, rettore e presidente della Conferenza dei rettori, ha sciolto la commissione interna di Ingegneria industriale e annullato gli atti: il presidente era stato coautore di nove pubblicazioni su dodici presentate dal vincitore. Nell’Università di Bologna, che ha annoverato diversi passaggi critici anche in un passato recente, ad ottobre è stato annullato in autotutela un concorso in Storia della Filosofia antica: il rettore Francesco Ubertini ha voluto precedere eventuali contestazioni di fronte al rapporto di collaborazione “continuativa” tra commissario interno e vincitrice. Anche l’Università di Firenze, da dove sono pur partite le denunce del tributarista italo-inglese Philip La Roma e dove dallo scorso novembre insegnano la stessa disciplina marito e moglie, in estate il rettore Luigi Dei ha sostituito il commissario di un bando per ricercatore di Tipo A (Scienza dello sport): era incompatibile con ben due candidati.
 


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