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Unità-Visco,Serve una manovra di oltre 30 miliardi"

Serve una manovra di oltre 30 miliardi" ROMA Il governo cambia registro ma in pochi ci credono. Silvio Berlusconi, svestiti i panni del riformatore dell'Italia, parla di "Finanziaria ortodossa", Gi...

10/09/2002
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l'Unità

Serve una manovra di oltre 30 miliardi"

ROMA Il governo cambia registro ma in pochi ci credono. Silvio Berlusconi, svestiti i panni del riformatore dell'Italia, parla di "Finanziaria ortodossa", Giulio Tremonti,dimentica il "'48 europeo" e assicura di rispettare i patti. Insomma, si torna "sotto" le righe, ma l'Italia resta poco credibile. A Cernobbio Tommaso Padoa Schioppa, membro del comitato direttivo della Banca centrale europea, parla di "giudizio ancora sospeso" in Europa sull'attuale governo italiano, di finanza malata ("un male antico"), e di una politica "ambigua, confusa e assente". Il fatto è che per essere credibili non bastano le parole: servono anche i numeri veri, non quelli annunciati e poi irrimediabilmente corretti. Oggi - dopo settimane dalla presentazione del Dpef - si parla di una finanziaria ("ortodossa" la definisce Berlusconi) da 20 miliardi di euro (40mila miliardi di lire). "Ma non basteranno se vorranno fare tutte le cose che dicono - commenta Vincenzo Visco - Ne serviranno più di 30 se davvero si vuole raggiungere lo 0,8% di deficit". Come si troveranno? "Il condono fiscale è ormai scontato -continua Visco - Ma quando si accorgeranno che non basta faranno anche quello edilizio".
Onorevole Visco, perché l'Italia risulta poco credibile in Europa?
"Dipende dalle infinite gaffes di Berlusconi, dalle esternazioni di Bossi, dagli attacchi di Ttremonti a Bruxelles sui burocrati, e poi dal conflitto di interessi, dal fatto che l'Italia è un'anomalia in Europa, su questo non c'è dubbio".
Che significa in Europa avere poca affidabilità?
"Significa essere fuori dai giochi, essere fuori dal processo di decisioni e significa essere guardati con sospetto. Di conseguenza esistono rischi di vere penalizzazioni. E non è vero che questa percezione negativa si riferisce in generale all'Italia: per tutta la passata legislatura l'Italia veniva consultata continuamente, faceva parte organica del gruppo di Paesi che guidavano il processo europeo. Adesso non è più così, anche perché lo stesso governo non sa quello che fa e che dice: ciascuno dichiara una cosa diversa. Molti di questi grand commis internazionali avevano pensato e sperato che un nuovo governo all'inizio fa un po' di confusione, ma poi impara e si adegua alle regole rituali, alle logiche del processo europeo. Il nostro governo un giorno lo fa, un altro giorno fa il contrario".
Però sul patto di stabilità Tremonti ha dichiarato che lo rispetterà
"Aveva anche detto che se non realizzava l'obiettivo di indebitamento per quest'anno si sarebbe dimesso. Poi per distogliere l'opinione pubblica sul fatto che i conti vanno male ha fatto passare l'intero mese di agosto a discutere del patto di stabilità, cosa che è accaduta solo in Italia, checché ne dicessero i giornali. Il punto vero è che loro hanno bisogno disperato di eludere il patto".
Berlusconi parla di finanziaria ortodossa
"Questo fa solo ridere: la manovra è pressoché interamente fatta di una tantum o di interventi virtuali. Ci sono condoni, cartolarizzazioni e poi risparmi sugli acquisti di beni e servizi, dove delle cose che diranno realisticamente se ne potrà realizzare un terzo o un quarto. Per questo l'Europa si preoccupa".
Quanto si potrà risparmiare grazie al decreto salva-spese?
"La prima parte del decreto dovrebbe rafforzare norme che già ci sono, ma rischia poi di indebolirle. Noi oggi abbiamo un sistema basato su controlli preventivi della ragioneria dello Stato sulle coperture. In condizioni normali, quindi, quelle norme lì non dovrebbero mai scattare. Poi c'è il filtro dei servizi bilancio di Camera e Senato, prima ancora c'è il presidente della Repubblica. Insomma, le garanzie per evitare sfondamenti ci sono tutte ex ante, non si capisce perché farle ex post. Tanto più che già esiste una norma per cui se il bilancio va fuori linea il ministro del Tesoro va in Parlamento, fa una relazione sulla situazione e poi si decide cosa fare. L'unica innovazione del decreto è che questo avverrà legge per legge. Ma questo è abbastanza virtuale, perché così la prima legge ad essere bloccata dovrebbe essere la Tremonti. Mi pare improbabile che il ragioniere generale dello Stato vada a toccare una legge che il suo ministro considera il toccasana".
Vuol dire che non cambia molto?
"No, c'è un punto molto pericoloso nel decreto: il fatto che in via amministrativa si possono bloccare le erogazioni delle leggi. Questo è stato fatto qualche volta (con risparmi di due-tremila miliardi di lire), ma sempre con l'indicazione precisa dei capitoli che si andavano a toccare, dei risparmi che si producevano e con l'apporto del Parlamento. Quella di oggi è un'innovazione istituzionale di dubbia costituzionalità, è un vero colpo di mano istituzionale. Si dà potere all'amministrazione e al governo su questioni che sono di competenza del Parlamento. È anche un modo di scaricare sulla ragioneria le responsabilità politiche di far quadrare i conti. Come qualcuno ha detto, se funziona diventa il commissariamento da parte della ragioneria".


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