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Unità-UN SPERIMENTAZIONE SOTTOVUOTO

Una sperimentazione sottovuoto di Marina Boscaino Non è bastato il parere negativo del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione; non è stato sufficiente il fatto che l'Associazione dei Comu...

23/09/2002
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l'Unità

Una sperimentazione sottovuoto
di Marina Boscaino

Non è bastato il parere negativo del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione; non è stato sufficiente il fatto che l'Associazione dei Comuni in agosto non avesse nascosto il proprio disaccordo. Non è servita a nulla, ancora, la semplice constatazione che le scuole siano iniziate praticamente in tutta Italia già da una settimana o più. Con la tenacia imperturbabile ed irragionevole che la caratterizza, Letizia Moratti ha fatto sapere qualche sera fa agli italiani che la mini-sperimentazione sta per partire.
Il 18 settembre il ministro ha firmato il decreto che accoglie, si sostiene, le osservazioni di Cnpi e Anci. È stato pubblicato anche l'elenco delle 200 scuole che parteciperanno alla sperimentazione, cioè con bambini piccoli e piccolissimi, l'ultima rocambolesca trovata di un ministro che non riesce a fare i conti con l'imprecisione delle proprie previsioni e con il fallimento dei suoi progetti di liquidare velocemente la pratica della riforma dei cicli scolastici.
Testarda prosegue da sola, nell'indifferenza di alcuni componenti del governo di cui fa parte, nella malcelata irritazione di altri, nello stop continuo che il ministro Tremonti impone alle sue iniziative: il numero delle scuole che parteciperanno è molto inferiore a quelle che la Moratti in agosto aveva indicato.
Comunque 200 scuole stanno per accedere alla raffazzonata toppa che questa pericolosa improvvisazione intende porre ai moltissimi dubbi sulla legge delega che ancora staziona in Senato. Il decreto 100 del 18 settembre individua il proprio punto di forza, per quanto riguarda la scuola elementare, nello studio della lingua inglese e nell'alfabetizzazione informatica: e del resto la scuola delle tre "i" (inglese, Internet e impresa) non poteva non rivolgere la propria superficiale attenzione su questi elementi.
Solo per inciso, si ricorda qui che la riforma dei cicli scolastici del centrosinistra, legge cancellata con un incurante colpo di spugna, prevedeva nella scuola di base la conoscenza della lingua italiana e di due lingue europee, con l'inglese obbligatorio, e la continuità dell'apprendimento negli anni successivi. La prima lingua straniera doveva essere avviata nella prima classe del ciclo di base, la seconda nella sesta classe: che cosa pensano le famiglie di quei bambini che già da un anno avrebbero potuto fruire di quest'opportunità?
Rinfrescata la memoria a chi millanta credito, torniamo alla triste quotidianità. Vi è mai capitato di iscrivervi ad un corso di nuoto ed apprendere, a lezioni iniziate, che è stato sostituito con un corso di karaté o di basket? Come la prendereste se il programma previsto dal vostro abbonamento teatrale di prosa, improvvisamente, cambiasse, dandovi diritto a seguire - colpo di scena - solo concerti di musica da camera?
Questo è ciò che sta per accadere: famiglie italiane (poche, per fortuna) che hanno iscritto in gennaio i propri figli alla prima elementare tradizionale hanno appreso che, non si sa quando, spiacenti, il programma cambierà: dentro, improvvisamente, ad anno scolastico iniziato ed attività didattica avviata, bimbi più piccoli, con un anno di scolarizzazione in meno.
Chiunque abbia fatto frequentare ai propri figli la scuola materna, sa quanto è importante il terzo anno: si comincia a lavorare con i numeri e con le parole, si acquisiscono elementi preliminari alla base delle discipline (il concetto di spazio e di tempo, il clima, l'orientamento'), si eleva la capacità e il grado di socializzazione, si metabolizzano norme comportamentali.
Ma non finisce qui: nella prima elementare sperimentale al docente "tutor", come viene chiamato nel decreto, vengono affidate dalle 18 alle 21 ore settimanali frontali, rendendolo una sorta di surrogato dell'antico maestro unico, deputato agli ambiti linguistico, antropologico e matematico. La formazione di questa nuova figura professionale, insegnante e coordinatore, avverrà in servizio. Chiedere, per credere, alle scuole che hanno sperimentato questa metodologia di tirocinio lo scorso anno con i nuovi insegnanti immessi in ruolo quanto essa sia efficace.
Dunque: ho iscritto mio figlio ad una prima elementare tradizionale e in questa situazione è iniziato il suo anno scolastico; frequenta una classe con un certo numero di bambini, magari sono contenta perché sono solo pochi più di 15; sono soddisfatta del gruppo di insegnanti, mi sembrano capaci, preparate; anche il bambino e i suoi amichetti sono contenti, hanno vissuto il cambiamento impegnativo e l'inizio del nuovo ciclo con serenità; improvvisamente, senza alcun tipo di informativa sul cambiamento, lo ritrovo in una classe sperimentale, con compagni inseriti in corso d'opera (tanti da arrivare fino al tetto massimo di 28 alunni per classe), con un cambiamento in itinere del monte ore delle insegnanti. Il decreto parla di "libera adesione delle famiglie"; di quelle che consentiranno l'inserimento dei bimbi più piccoli.
Ma le altre? Quelle che hanno i figli già iscritti? La fretta e la dubbia democraticità della Moratti non hanno minimamente considerato l'ipotesi che qualcuno potesse non essere d'accordo e che sarebbe stato opportuno fornire alle famiglie dei bimbi iscritti regolarmente in gennaio la possibilità di rivedere le proprie decisioni ed, eventualmente, spostare i figli altrove.
D'altra parte, nel giro di un mese (metà agosto-metà settembre) questa sperimentazione è stata pensata e sottoposta ai collegi dei docenti che si sono riuniti il 3 settembre, dovendo decidere in tempi ristrettissimi e senza la minima cognizione di causa dell'eventualità di aderire o meno alla sperimentazione e solo alcuni di quelli che l'hanno fatto hanno inoltrato un progetto individualizzato.
La totale mancanza di organizzazione di questo improvvisato e imprudente restauro di facciata è dimostrata dal fatto che fino a pochissimi giorni fa non esistevano sul sito del Ministero che rari cenni (privi di precisione e di specificità) sulla sperimentazione ed una bozza di decreto altrettanto vaga ed inconsistente.
Di tre dirigenti scolastici di istituti che hanno dato l'adesione con i quali mi è capitato di parlare nessuno è stato in grado sino ad oggi di fornire notizie certe e in tutti i collegi di cui ho notizia l'unica preoccupazione da parte dei presidi è stata quella di sottolineare il vantaggio in termini economici e di visibilità che l'adesione e l'entrata nella sperimentazione avrebbe comportato.
E intanto, fino a venerdì della scorsa settimana, le segreterie delle elementari interessate hanno acquisito dati su bimbi di cinque anni e mezzo che venivano candidati all'inserimento, qualora la scuola fosse stata scelta. Ufficialmente non si prevedono risorse aggiuntive per la sperimentazione né in termini di potenziamento degli organici né di specifiche risorse finanziarie, considerato che ciò che si stanzia è preso dal Fondo per l'Ampliamento dell'Offerta Formativa di tutte le scuole.
Che altro dire? Ancora una volta, ci sembra, le sorti della scuola pubblica sono non nelle mani di un legislatore consapevole e democratico, ma nel buon senso, nella professionalità e nella preparazione di tante ignote insegnanti che cercheranno di applicare queste improvvisate e fumose direttive. È appena il caso di osservare, inoltre, che la scuola pubblica non è una piscina né un teatro (anche se, per quanto riguarda quest'ultimo, stanno facendo di tutto per renderla tale).
È il luogo cui affidiamo i nostri figli e, insieme a loro, le nostre convinzioni sul ruolo fondamentale che essa deve avere come luogo di civiltà, pluralismo e democrazia.
Non è qui in discussione l'efficacia dell'ingresso anticipato o dell'insegnante prevalente; esistono altre sedi ed altri momenti per affrontare l'argomento. Di diritti, invece, non è mai il caso di smettere di parlare.


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