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Unità-Tutti i colori della festa

Tutti i Colori Della Festa di Antonio Padellaro È difficile dire quanti saremo oggi, a Roma, in piazza San Giovanni. Diciamo centomila, perché fa cifra tonda. E poi, meglio tenersi bassi, così ...

14/09/2002
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l'Unità

Tutti i Colori Della Festa
di Antonio Padellaro

È difficile dire quanti saremo oggi, a Roma, in piazza San Giovanni. Diciamo centomila, perché fa cifra tonda. E poi, meglio tenersi bassi, così da essere pronti quando, al calar del sole, le autorità di polizia dìranno, invariabilmente, un numero che sarà la metà della metà, come il peso sulla luna della famosa canzone. Centomila borghesi- chic col superattico, come assicurano certi commentatori imparziali. Oppure centomila normali cittadini, persone reali con i problemi di tutti i giorni e una domanda irrisolta di giustizia? Sarebbe bello se i fustigatori dei costumi della sinistra scendessero dal pulpito e tornassero, per una volta, a fare i cronisti. Forse in quella folla che s'incammina verso la piazza più grande e più amata della capitale scoprirebbero uomini e donne con pensieri ed emozioni non molto dissimili da quelli di altri uomini e donne che, per esempio, hanno votato per la Casa delle Libertà. Protestare per una situazione subìta come ingiusta e intollerabile, non è una scelta politica di destra o di sinistra. È una reazione umana, naturale, anche se difficile da comprendere nella logica di un mondo capovolto. Scendere in piazza per manifestare un'opposizione morale, prima ancora che politica, è un sacrosanto diritto sancito quasi un paio di secoli fa nella dichiarazione dei diritti dell'uomo. Ma se questo normalissimo cittadino ritiene di doversi pronunciare pubblicamente contro chi del potere fa uso indecente, subito scatta l'accusa di estremismo, e di lì il passo di una complicità morale con il terrorismo è breve.
Ha detto Nanni Moretti: io sono un moderato, infatti voto Democratici di sinistra; ma essere moderati non significa essere passivi, rassegnati, abituati alle peggiori anomalie e anormalità italiane. Oggi a piazza San Giovanni, oltre a Moretti, di persone che la pensano come Moretti ce ne saranno tante. Alcune moderate, altre moderatissime. Ma non per questo disposte a subire qualsiasi prepotenza. Più che pretendere la giustizia è gente che non tollera l'ingiustizia, l'arbitrio, il sopruso, l'illegalità, la legge del più forte. Tutti guasti che il presidente del Consiglio non ha fatto nulla per allontanare da sè. Silvio Berlusconi è stato processato e lo è tuttora per accuse gravissime: prima fra tutte la corruzione di magistrati. È vero, malgrado queste imputazioni la maggioranza degli italiani lo ha voluto lo stesso a Palazzo Chigi. Ma quando il candidato premier ha sottoscritto, in televisione, il contratto con gli italiani, non ha fatto cenno ai provvedimenti che avrebbe fatto approvare per assicurarsi l'impunità.
Credete che se Berlusconi, quella famosa sera da Vespa, oltre al miracolo economico che è sotto gli occhi di tutti, avesse annunciato la legge che depenalizza il falso in bilancio (processo All Iberian cancellato) e la legge Cirami sul legittimo sospetto (processo Sme e processo Imi-Sir, impantanati forse per sempre) gli elettori lo avrebbero lo stesso lasciato vincere? Scoprire che in Italia la legge non è uguale per tutti e indignarsi per la palese soperchieria, è di destra o è di sinistra? Come chiedersi se chi grida al ladro mentre qualcuno sta svaligiando una goielleria, ha un particolare orientamento politico.
Adesso le teste di cuoio dell'informazione di regime descrivono la situazione con forti tinte caricaturali. Di qua una minoranza di esagitati girotondini, intenzionata a scatenare moti di piazza e sanguinose rivolte carcerarie, come va dicendo il ministro Castelli, affermazione politicamente stupida, nel senso tecnico della parola. Dall'altra parte, la stragrande maggioranza degli italiani che Berlusconi con la sua sola esistenza renderebbe beotamente felice. Colpisce nella Casa delle Libertà il perdurante silenzio di An. Eppure, un tempo, sulla difesa della legalità, la destra ha scritto le sue pagine migliori. L'avvocato Giorgio Ambrosoli, l'eroe borghese ucciso dai sicari di Sindona, era di salde idee monarchiche. Non è un mistero che il giudice Paolo Borsellino, assassinato da Cosa Nostra, avesse opinioni politiche di destra. Quanto a Giovanni Falcone, non era certamente una toga rossa. Una domanda a Gianfranco Fini. Se fossero ancora vivi, Ambrosoli, Falcone e Borsellino oggi da che parte starebbero?
Una volta a piazza San Giovanni, ai cittadini della legalità basterà esserci, in comunità d'intenti con una folla sconosciuta, giunta da mille città, ma animata da identici valori. Ascolteranno con partecipazione i discorsi dal palco, in una scenografia ricca di colori e, si spera, scarsa di protagonismi. Per rovinare una festa della spontaneità non c'è niente di peggio che farne un trampolino per nuovi leader e nuovi partiti. Moretti e Flores hanno già detto che così non sarà e che lunedì tutti saranno tranquillamente ritornati alle occupazioni di sempre. L'Ulivo, del resto, di partiti ne conta già in abbondanza, ma soprattutto non sarebbe saggio limitare le potenzialità di una così vasta protesta civile nel recinto di uno schieramento. Ha detto Vittorio Foa all'"Unità" che oggi bisognerà guardare anche al di là, al mondo che ha votato Berlusconi, che lo ha appoggiato e continua ad appoggiarlo: "Noi dobbiamo darci da fare per aprire gli occhi alla gente, per fargli cambiare idea". Fare in modo, cioè, che la prossima volta piazza San Giovanni non basti più a contenere tutta l'opposizione del paese. Forse anche oggi staremo tutti molto stretti. Che la festa cominci.


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