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Unità-Tutta la scuola oggi si ferma, unita

Tutta la scuola oggi si ferma, unita di Massimo Solani "La scuola è naturalmente un luogo di pace. Quindi per noi questo sciopero si caratterizza con due parole d'ordine: 'No alla guerra' e 'Fer...

23/03/2003
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l'Unità

Tutta la scuola oggi si ferma, unita
di Massimo Solani

"La scuola è naturalmente un luogo di pace. Quindi per noi questo sciopero si caratterizza con due parole d'ordine: 'No alla guerra' e 'Fermiamo l'aggressione all'Iraq'". È con queste considerazioni che Enrico Panini, segretario generale di Cgil Scuola, presenta lo sciopero generale di lunedi, nato inizialmente come iniziativa di protesta per i ritardi nella stipula del nuovo contratto di lavoro, per i drastici tagli alla scuola contenuti in Finanziaria e contro la Riforma Moratti, ma poi arricchitosi dell'impegno contro la guerra esplosa in Iraq la scorsa settimana.

Un appuntamento importante, una iniziativa quasi inedita, visto che alla giornata di mobilitazione aderiscono per la prima volta in pratica tutte le sigle sindacali della scuola, partendo da Cgil, Cisl e Uil, e Snals che dello sciopero sono i promotori. "Nella giornata di giovedì, poche ore prima delle ostilità, abbiamo unitariamente deciso che le questioni del 'no alla guerra' devono essere questioni prioritarie dentro allo sciopero generale dopo le due ore di fermo indette la scorsa settimana dai sindacati confederali - spiega Panini -. La mobilitazione si preannuncia straordinaria come numeri e come iniziativa: ci saranno cortei e manifestazioni in ogni città o regione".

Contro la guerra, quindi, ma inevitabilmente anche contro la "deriva" che il governo ha imposto al mondo della scuola. Con un rinnovo contrattuale fermo al palo da quasi 15 mesi, con una politica di devastazione degli organici del personale che comporta una drastica riduzione del diritto allo studio attraverso classi più numerose, il pegggioramento delle condizioni di inserimento degli alunni disabili, con meno materie opzionali o un peggioramento nelle condizioni di funzionamento della scuola.

Tanti "no" a cui Panini accosta anche la netta opposizione alle manovre di "precarizzazione" del personale scolastico. "Le graduatorie attuali grondano di personale docente ed Ata con i requisiti in regola per l'immissione in ruolo e ci sono migliaia di posti liberi per l'immissione. Dal precedente governo questo esecutivo aveva ereditato 30 mila immissioni e non ne ha fatta nemmeno una. Dati che la dicono lunga sull'intenzione di rendere il lavoro meno garantito e più subalterno".

Sulla stessa linea anche Massimo Di Menna, segretario generale di Uil Scuola. "Mentre è in corso una guerra, con tutto quello che essa comporta, le questioni che per noi sono importanti assumono una evidente relatività, ma le ragioni per cui inizialmente abbiamo proclamato lo sciopero e gli obiettivi che ci prefissiamo di ottenere rimangono tutte in piedi e vaste. È evidente però che nelle manifetsazioni il personale scolastico
rappresenterà l'esigenza di una pace duratura per tutti, rappresentando fortemente la contrarietà al ricorso alle armi come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

E dopo lo sciopero di oggi, spiega Di Menna, toccherà al governo dimostrare la propria disponibilità ad accogliere le istanze dei sindacati della scuola. "Da domani l'iniziativa spetta all'esecutivo: sanno benissimo che ci troviamo di fronte ad una situazione in cui il contratto di lavoro è scaduto dal dicembre 2001. Abbiamo fatto in precedenza due accordi, uno col vicepresidente del Consiglio Fini l'altro col ministro Moratti, coi quali siamo arrivati a convenire sulle risorse risorse finanziarie necessarie al rinnovo del contratto. Nonostante questo il governo ha tolto queste disponibilità bloccando le trattative; spetta quindi all'esecutivo cambiare atteggiamento. Un discorso simile a quello relativo alle immissioni in ruolo, perchè la precarizzazione della scuola si concretizza anche attraverso la scelta fatta di non immettere quest'anno nessuno in ruolo, nonostante i posti disponibili. Per concludere poi - sottolinea Di Menna - con il discorso relativo alla politica scolastica in generale. La Riforma Moratti prevede 8,5 milioni di euro di investimenti in cinque anni, credo sia arrivato il momento di dare corso a questi finanziamenti".


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