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Unità-Scuole a rischio ma il governo taglia i fondi

11.2002 Scuole a rischio ma il governo taglia i fondi di Massimo Solani Un buon pezzo dell'area giochi della scuola elementare Veientana di Roma è semplicemente sprofondato. È scomparso nel te...

04/11/2002
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l'Unità

11.2002
Scuole a rischio ma il governo taglia i fondi
di Massimo Solani

Un buon pezzo dell'area giochi della scuola elementare Veientana di Roma è semplicemente sprofondato. È scomparso nel terreno durante la notte a causa dello scoppio di una tubatura fognaria. I bambini, per fortuna, in quel momento erano tutti a casa, ma cosa sarebbe potuto succedere se il destino avesse deciso di far cedere quella conduttura durante l'ora di ricreazione?

Ieri Roma, la settimana scorsa la tragedia di San Giuliano di Puglia. Drammatici segnali dopo i quali nessuno può più dire di non sapere o di non aver visto. Le scuole italiane sono pericolosamente fatiscenti e per la maggior parte prive dei requisiti minimi di sicurezza. Lo aveva denunciato a settembre Legambiente nel suo rapporto "Ecoscuola 2002", lo aveva ribadito negli stessi giorni anche la Uil nel quarto rapporto annuale sulle condizioni dell'edilizia scolastica. E tanto perché le sirene non erano così lontane da Viale Trastevere, era dal febbraio che nei corridoi del ministero dell'Istruzione circolava un monitoraggio (La cultura della sicurezza nella scuola. Il punto sullo stato di applicazione della legge 626/84) commissionato nel maggio del 2001 proprio dagli uffici del dicastero. Una fotografia impietosa e a tinte forti del "mondo scuola" italiano, dove 57 edifici su 100 sono fuori dai parametri imposti per legge dal punto di vista dell'agibilità statica; dove il 73% degli istituti non è dotato di alcuna certificazione per la prevenzione degli incendi, mentre in appena una scuola su cinque (il 20,9%) sono mai state fatte prove di evacuazione.

Quel rapporto, raccontano ora sottovoce al Miur, era finito anche sul tavolo del ministro Letizia Moratti oltre che di tutti i suoi segretari. Eppure nessuno si prese mai la briga di intervenire. Anzi, i piani triennali di finanziamento previsti dalla legge Masini (la n.23 del 1996) il governo Berlusconi ha deciso di sopprimerli a partire dalla Finanziaria 2002, impegnandosi però a concederne di nuovi a partire dal 2004. E ci sono volute le proteste vibranti di sindacati ed enti locali per ottenere almeno un piccolo finanziamento di 10 milioni di euro nella legge di bilancio che sarà discussa in queste settimane.

Certo, il ministro Moratti si prodiga da mesi a dire che nella sua bozza di riforma (19 mila miliardi di vecchie lire in tutto) ci saranno anche i soldi per l'edilizia scolastica. Ma tace un particolare che alla luce degli eventi non sembra proprio un dettaglio: quei fondi eventuali (e vale la pena ripeterlo, eventuali, visto che al momento non esiste un piano di spesa dettagliato ma solo promesse) riguarderanno solo gli istituti che rientrano nella riforma. Tutti gli altri fuori. Per non parlare poi dell'Osservatorio sull'edilizia scolastica, l'organo preposto allo studio delle più moderne tecniche di costruzione e di ristrutturazione, nonché sede di confronto fra enti locali e ministero. Forse il ministro Moratti non ne conosce nemmeno l'esistenza visto che da quando è atterrata a Viale Trastevere non si è mai curata di riunirlo.

La situazione, insomma, rischia di esplodere e si allarga a macchia d'olio il fronte della protesta. Di tagli alle spese, ieri, si è persino parlato nell'aula del Senato, con una interpellanza al governo presentata dal capogruppo diessino Gavino Angius in cui si denuncia il disimpegno del governo nei finanziamenti all'edilizia scolastica richiamando l'esecutivo ad un atto concreto per modificare la legge Finanziaria. Richiesta cui si è associata anche la Cgil scuola per bocca del suo segretario Enrico Panini. "Siamo preoccupati - ha affermato - che fra alcuni giorni cada il silenzio su quanto accaduto a San Giuliano e che la sicurezza nelle scuole ritorni al suo tran tran di silenzi e sottovalutazioni. Rivendichiamo uno stanziamento di risorse nella finanziaria per il 2003 e un piano pluriennale di interventi economici ponendo fine alla continua proroga dei termini per la messa a norma degli edifici". E in quest'ottica il leader della Margherita Francesco Rutelli ha annunciato una serie di emendamenti alla Finanziaria "sul tema della sicurezza degli edifici scolastici".

Ma sul piede di guerra in queste ore ci sono anche i genitori degli studenti che al governo e al ministero dell'Istruzione hanno rivolto un accorata richiesta. "Noi raccogliamo l'appello rivolto dalla mamma di San Giuliano - ha detto Giuseppe Richiedei dell'Age, che che con i suoi diecimila iscritti è una delle associazioni dei genitori più rappresentative - perché è verissimo che gli edifici scolastici sono fuori norma sia per quanto riguarda le strutture sia per quanto riguarda gli impianti e di anno in anno la legge che prevede la messa in sicurezza viene fatta slittare per motivi economici, mentre per noi rappresenta una priorità di civiltà". Un piano straordinario per l'edilizia, del resto, lo chiede da tempo anche l'Unione degli studenti in considerazione del fatto che "eventi come quello del crollo della scuola, possono far riflettere su quanto è possibile fare per prevenire conseguenze tragiche di eventi di per se imprevedibili".

Critica con l'atteggiamento del governo anche l'Unione delle Province che ieri, denunciando l'inadeguatezza degli stanziamenti per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, ha inviato all'esecutivo una lettera aperta insieme all'Anci per richiedere un incontro urgente. "Per rendere sicure le scuole italiane servono 3 miliardi di euro. L'ultima finanziaria ne stanzia 10 milioni, quella precedente neanche uno - ha commentato Lorenzo Ria presidente dell'Upi - Le amministrazioni locali si sono indebitate fino al collo per fare fronte alle spese, ma non possono andare avanti così. A noi - ha spiegato - servono 500 milioni di euro l'anno per un triennio: li abbiamo chiesti dal 2001 ma finora senza successo. Noi non chiediamo proroghe e non chiediamo leggi speciali: chiediamo solo che ci si dia il dovuto. Non è possibile - ha concluso Ria - trasferire alle Province e ai Comuni soltanto responsabilità e competenze: e queste sono competenze per le quali è in gioco la vita delle persone. Non è in questo settore che dobbiamo risparmiare".


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