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Unità: Scuola, niente trattativa. La Gelmini non dà i numeri

I tagli ci saranno, ma il ministro non dice come. Protestano i sindacati. La Cgil: mobilitazione unitaria

20/09/2008
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l'Unità

di Maristella Iervasi/ Roma

I SINDACATI confederali della scuola, lo Snals-Confsal, il Gilda e l’Associazione nazionale presidi, sono rimasti a mani vuote. La Gelmini non gli ha fornito nes-

sun piano programmatico sulla scuola pubblica, nessun documento scritto. Solo la proiezione di 13 slide, con appena i titoli: riordino degli ordinamenti scolastici, utilizzo delle risorse umane, razionalizzazione della rete scolastica. E a bocca asciutta ha lasciato anche i cronisti che attendevano la fine del vertice al ministero: «Il ministro non parlerà - ha detto il portavoce Massimo Zennaro -. Ci sarà un comunicato». E il testo non è stato consegnato ai giornalisti presenti in viale Trastevere: si è preferito scegliere la via del fax nelle redazioni mentre era ancora in corso l’incontro con le parti sociali. Una prassi inusuale per un ministero che dovrebbe governare l’istruzione e dare l’esempio di educazione e democrazia per tutti.

Oltre due ore. Tanto sono rimasti «chiusi» con la Gelmini i sindacati. Tutti critici sul maestro unico, la fine del tempo pieno e una controriforma della scuola vista solo come un capitolo di bilancio. Ma la risposta della signora Maristella Gelmini è stata lapidaria, come riferisce Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil: «Non c’è margine di trattavia. Il ministro ci ha detto che il suo vincolo è attuare la legge Finanziaria». Vale a dire, i tagli alla scuola di Tremonti: 8miliardi di euro in meno in 3 anni. Con il «dimagrimento» pesantissimo di 87mila posti docenti e oltre 44mila posti Ata. «Anzichè un piano operativo ci è stato presentato un piano di fantasia - sottolinea Panini -. Il ministro ha usato delle cifre messe a caso che comunque non nascondono la realtà di fatto: la fine dell’esperienza del tempo a modulo all’elementare. Tagli per complessivi 150mila posti che di sicuro diventeranno 200mila qualora il piano Tremonti-Gelmini non fosse fermato. Con interventi pesanti anche nella scuola dell’infanzia, le medie e sul monte ore per le superiori». Intanto sullo schermo scorrono le slide. In una in particolare si assicura l’impegno di mantenere il tempopieno, ma poco dopo il ministro «interrogata» dai sindacati in proposito ha dovuto ammettere la fine della compresenza dei maestri nelle classi. Panini senza perifrasi ribadisce che è «solo un piano di dismissione per coprire la manovra. Si delinea una scelta netta: la privatizzazione della scuola pubblica, a danno delle famiglie più povere». E lancia un appello ad una più incisiva mobilitazione, anche ai genitori degli studenti e bambini delle materne ma soprattutto a Cisl e Uil per una manifestazione unitaria.

Rino Di Meglio, coordinatore del Gilda, ha manifestato alla Gelmini il disagio degli insegnanti. E conferma il sit-in sotto il Parlamento per il 16 ottobre. «La correzione di rotta sul maestro unico non c’è stata: si parla di 4 modelli per le elementari a 24, 27, 30 e 40 ore su richiesta delle famiglie. Ma la scuola - sottolinea è una istituzione della Repubblica non un servizio a domanda». Ironizza Massimo Di Menna della Uil: «Neppure la magia di Mago Zurlì riuscirebbe a tenere insieme i risparmi e migliorare la qualità della scuola». E la Cisl con Francesco Scrima conferma la manifetazione dell’11 ottobre.

Nel Paese, intanto, non si ferma la protesta. Ieri hanno manifestato con striscioni sotto gli istituti anche la Rete degli studenti. E la Gelmini, preoccupata dalle mobilitazioni, sceglie di non fornire alcuna carta scritta ai sindacati. Si riserva di farlo solo in seguito, mentre un nuovo incontro è previsto per la prossima settimana. E intanto, «detta» via agenzia di stampa la sua politica: nelle classi con il maestro unico ci sarà anche quello di inglese, meno ore di lezione alle superiori, più ore di matematica e di lingua straniera ai licei. Nessun taglio al sostegno e alle scuole di montagna.


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