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Unità-Riforme, chi vuole sedersi al loro tavolo

20.09.2003 Riforme, chi vuole sedersi al loro tavolo di Furio Colombo "Blurp" è il piccolo rumore che senti nella schiena di un neonato, se lo tieni in braccio dopo il latte. Quando il bambino ...

21/09/2003
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l'Unità

20.09.2003
Riforme, chi vuole sedersi al loro tavolo
di Furio Colombo

"Blurp" è il piccolo rumore che senti nella schiena di un neonato, se lo tieni in braccio dopo il latte. Quando il bambino sta bene, fa "blurp" subito. Vuol dire che ha digerito. Un "blurp" (che le mamme italiane chiamano affettuosamente ruttino) si è distintamente sentito in questi giorni in un piccolo assembramento di professionisti della politica che usano radunarsi intorno al Riformista. E adesso invitano al picnic del momento: tutti al tavolo delle riforme di Berlusconi e dei suoi avvocati.

È il segno che, in buona salute come sono, hanno appena digerito tutto di Berlusconi, l'elogio di Mussolini (eppure Pannella si era chiesto pubblicamente: "che sia diventato matto"?), le ventidue gravissime domande dell' Economist, (il direttore di quel giornale ha confermato al nostro foglio bolscevico che sta ancora aspettando) la descrizione dei giudici come malati di mente (tutti i giudici italiani gli hanno risposto il 18 settembre. Tutti, senza eccezione), la gentile definizione della opposizione come "sabotaggio" (l'intero centro sinistra ha spiegato che tipo di regime sudamericano sia espresso in queste parole), la legge Gasparri (che il compagno Luca Cordero di Montezemolo definisce "incompatibile con la libertà di stampa in un Paese democratico"). Hanno digerito il "premierato forte" di cui il compagno Giovanni Sartori, un movimentista scalmanato dai tempi del '#8216;68, ha dichiarato: "dissento radicalmente. Questa riforma inceppa il sistema parlamentare, lo rende incapace di funzionare. Avremo il sistema del potere personale del premier".

Incalza il compagno Mancino: "Con questa riforma, dalla dittatura della maggioranza, già oggi lamentata, si passerebbe alla dittatura del primo ministro. Mi pare un po' troppo". Aveva avvertito un ex presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro): "Attenzione ai primi sintomi del fascismo".

Come si vede c'è in Italia una banda di avventuristi che non vuol saperne di "aprire il tavolo dele riforme" insieme alla stessa persona accusata di evadere le tasse, la giustizia, la pratica normale della politica, l'accettazione della Costituzione e della Storia, il capo di governo che divide l'Europa, separa l'Italia dall'Europa, spezza il Nord dal Sud, frantuma la scuola, nega la Resistenza che ha fondato la Repubblica, controlla da solo tutte le informazioni.
Il problema è: chi altro, in tutta Italia - al di fuori dal gruppetto di professionisti della politica occasionalmente dislocato nel foglio appena citato - ha digerito così bene due anni e mezzo di democrazia calpestata (e anche di insulti personali) e vorrebbe, a tutti i costi e subito, sedersi allo stesso tavolo con gli avvocati del più celebre imputato del mondo?

* * *
Il problema non è di strategia politica. È un problema umano, morale, logico. È umano perché tutti noi sappiamo, dalla nostra esperienza personale e di vita associata, che ci sono cose che si possono e cose che non si possono fare. È ovviamente, vistosamente impossibile discutere in generale di riforma della giustizia con una persona che ha definito i giudici (non anni, ma giorni fa) mentalmente tarati.

E', in particolare, non progettabile una seduta di lavoro sulla riforma della Corte Costituzionale mentre si attende da quella Corte una serie di sentenze sulla costituzionalità delle leggi preparate ad personam dagli avvocati-deputati di Berlusconi. Tra le altre, c'è una sentenza che potrebbe cambiare la storia della Repubblica. È quella sul lodo che che esenta Berlusconi dal rispondere alla giustizia per qualunque reato abbia eventualmente commesso o potrà commettere. Se la legge fosse dichiarata incostituzionale, Berlusconi dovrebbe tornare a dedicarsi ai suoi processi.

Moralmente è sconsigliabile sedersi allo stesso tavolo di Berlusconi e dei violenti e volgari guardiaspalle che "coordinano" il suo partito azienda. Basterebbe ripubblicare qui un breve sommario delle cose che hanno detto, in qualunque momento degli ultimi tre mesi, per sapere che non sono frequentabili. Se ci si accomodasse con loro, sarebbe difficile spiegare il perché ai nostri figli, e impossibile agli elettori.

Da un punto di vista logico il modello è il comportamento alla Camere di questa maggioranza su questioni di grande rilevanza. Questioni che, una volta decise nel modo voluto da Berlusconi (e nel suo personale e privato interesse) hanno sfregiato l'immagine dell'Italia, hanno reso nota nel mondo la nostra inclinazione alla illegalità.

Un caso di straordinaria chiarezza pedagogica è la legge Gasparri sull'editoria. Raramente una legge è stata così vigorosamente avversata da settori e gruppi molto diversi del Paese, dalla Federazione degli Editori a Mario Segni, dagli esperti (tutti) di comunicazioni ai militanti della sinistra, dai sindacati agli imprenditori. Osservate l'acquario festoso e costantemente celebrativo del TG 1. Nessuna obiezione passa, nessuna opposizione fa differenza. Il mondo delle comunicazioni in rivolta non sposta una riga o un comma nei commenti di regime di Francesco Pionati.

Non c'è intenzione, non c'è interesse, non c'è alcuna volontà di ascoltare e - meno che mai - di accogliere veri atti di opposizione.

È comprensibile che il gruppo aziendale-politico di Berlusconi faccia apparenti inviti alla opposizione nel tentativo di allarmare un po' meno il presidente della Repubblica.

Ma riflettete sui modi, che sono subito duri e maleducati. "Non ci faremo dare lezioni dall'opposizione", proclama per prima cosa il vice primo ministro Fini, tanto per stabilire un clima cordiale di buon lavoro insieme. La frase funziona da intimidazione maleducata per coloro che si ostinassero a farsi vedere nei dintorni di una maggioranza teleguidata e blindata, che è ormai esercitata (triste giorno per la Repubblica) a rispondere pavlovianamente agli ordini del capo. Qualunque osservatore (tutta la stampa europea ne scrive) nota che sono state scavate fosse profonde tutto intorno alla cittadella occupata da questo strano potere. Non c'è bisogno di attaccare per essere attaccati. Due note e stimate giornaliste della Rai sono state offerte al ludibrio dei passanti dalla stampa di regime, lanciando contro di loro l'accusa di tradimento, con molta volgarità e questa unica, imperdonabile colpa: non sono Vespa e non sono Pionati, e dunque bisogna colpire.

* * *
Se la nostra è ossessione, è una strana ossessione, condivisa da Franco Modigliani e da Giovanni Sartori, da Enzo Biagi, da Giorgio Bocca, da tutto l'Economist , da un bel pezzo del Parlamento europeo e dalla stampa del mondo. Ma chiamiamola ossessione. Essa ci induce a formulare alcune domande, diciamo un test, per stabilire se ci sono o no le condizioni per collaborare - a qualsiasi titolo e con qualunque motivazione - alle loro riforme che noi - per buone e dimostrate ragioni condivise da un bel po' di italiani, e non solo da chi vota a sinistra - abbiamo chiamato "le loro leggi speciali". Infatti puntano a isolare e domare la giustizia, a bloccare il Parlamento (parole di Giovanni Sartori), a creare il potere di uno solo, (lo dice Nicola Mancino).

Ecco il test, ad uso del piccolo gruppo che, pur dislocato a sinistra, propone di andare a Vichy.

1. Ha risposto Berlusconi anche a una sola domanda dell'Economist?

2. È stato risolto, quando, come, il conflitto di interessi che, come dice il più importante settimanale finanziario del mondo, "usa il mercato per la politica e la politica per il mercato?"

3. È stata ritirata o cambiata o almeno emendata la legge Gasparri che molte voci - anche del tutto estranee alla sinistra - indicano come la pietra tombale della libertà di stampa?

4. La Corte Costituzionale si è pronunciata sulla ammissibilità del "lodo Schifani" che esenta e solleva Berlusconi per sempre dal rispondere ai giudici anche su questioni che gettano su di lui un'ombra profonda?

5. Ha mai chiesto scusa agli italiani, figli di un Paese devastato moralmente e fisicamente dal fascismo, di avere detto che Mussolini era buono e mandava i deportati "in vacanza"?

6. È tutto perdonato ciò che è accaduto nella commissione-farsa Telekom-Serbia, grande e osceno spettacolo di abuso mediatico del potere a scopi elettorali? Ci si può accostare a loro mentre telegiornali mentitori, del livello morale di Igor Marini aprono ancora tutte le notizie italiane della radio e della televisione di Stato con la frase-slogan "nuovi sviluppi sul caso Telekom-Serbia"?

Solo chi rifiuta di proporre queste domande e le ignora - non saprei dire in nome di che cosa - potrà decidere che è buona e utile cosa sedersi al tavolo delle loro leggi speciali. E invece di offrire ragioni che non ci sono e che nessun elettore riconosce, si limiteranno a dirti: "zitto tu che sei un avventurista". Proprio mentre, di fronte a tutti noi, la Repubblica viene lacerata, divisa, devastata da un "estremismo di governo", da una "rabbia di potere" che sono il fatto nuovo e distintivo di questo regime.

Tutto ciò non significa affatto Aventino. Significa testimoniare tenacemente, ciascuno al proprio posto, e impedire con tutte le forze la strage dei principi fondamentali della Costituzione conquistati da tanti italiani con la lotta per la libertà.


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