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Unità-Ricerca, Moratti impreparata all'esame

Ricerca, Moratti impreparata all'esame. Industriali e scienziati: senza fondi il collasso di Mariagrazia Gerina Nemmeno Confindustria crede più al governo, quando promette che aumenterà gli inv...

27/11/2002
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l'Unità

Ricerca, Moratti impreparata all'esame. Industriali e scienziati: senza fondi il collasso
di Mariagrazia Gerina

Nemmeno Confindustria crede più al governo, quando promette che aumenterà gli investimenti per la ricerca per raggiungere l'1% del Pil. E scende in campo per affrontare l'emergenza. Certo non è che gli investimenti privati siano più incoraggianti di quelli pubblici - anzi - però in questo momento l'emergenza si chiama Finanziaria. Per ora nel bilancio dello Stato relativo al prossimo davanti alla voce "Fondi per la ricerca", il governo ha messo un segno meno: gli investimenti pubblici scenderanno dallo 0.57% allo 0.50%. "Una sottovalutazione insostenibile", il presidente degli industriali, Antonio D'Amato, chiudendo la prima giornata della ricerca organizzata da Confindustria. È la seconda tirata d'orecchie in pochi giorni. Prima sulla devolution e ora anche sulla ricerca: D'Amato chiede al governo di cambiare rotta. "Le risorse - suggerisce - si trovano (anche su pressione di tante lobby) per scopi meno significativi della ricerca e dell'innovazione".
Lo sanno bene gli esponenti del governo, invitati sul palco della Confindustria, a rispondere davanti a una platea composta da imprenditori e scienziati e alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Moratti, Buttiglione, Stanca si alternano con imbarazzo davanti alla platea. "Non tocca al ministero da me guidato decidere", si schermisce il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che preferisce intrattenere l'uditorio con l'elenco dei buoni propositi, che vanno dalla crescita degli investimenti pubblici fino all'1% del Pil al coinvolgimento del settore privato. D'altra parte l'ultima volta che ha provato a battere cassa, chiedendo a Tremonti di spostare sulla ricerca gli incassi della tassa sul fumo, si è sentita bacchettare anche dal capo del governo. Si capisce dunque che, pur insistendo, ci vada cauta: "Sappiamo che ci sono diverse strade possibili", suggerisce al collega di governo, che avrebbe in mano le chiavi del problema - se intendesse affrontarlo. E poi si fa forte delle proteste crescenti e aggiunge: "Sono fiduciosa che le parti politiche troveranno soluzioni adeguate per finanziare gli investimenti in questo settore".
Finanziare o non finanziare la ricerca, per ora il dubbio dilaga tra le fila del governo. "C'è dibattito nella maggioranza", comunica con un po' d'imbarazzo il senatore Asciutti, presidente della Commissione Cultura del Senato. La sua proposta è creare un fondo per la ricerca vincolando le fondazioni ad investire in questo settore il 10% dei 2.500 miliardi che ogni anno devolvono per iniziative varie. Buttiglione invece propone di spostare sulla ricerca i proventi della tassa sul fumo. Proposta, che fa - ci tiene a dirlo - "da fumatore" e non "da ministro". Perché come ministro resta in attesa di un cenno di Tremonti o Berlusconi e si limita a "sperare" che il governo faccia sua la proposta.
"Il fatto che si discuta ancora oggi sulla opportunità o meno di investire in ricerca dice la gravità della sottovalutazione che in questo momento si sta facendo in Parlamento e in alcune parti del governo su questo tema", chiosa al termine della giornata Antonio D'Amato e lancia anche lui un'idea: una tassa di scopo con il gettito vincolato al sostegno della ricerca. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ospite della giornata, suggerisce invece di destinare alla ricerca i proventi del bonus fiscale, 10 mila miliardi di vecchie lire. Le proposte, certo, non mancano. Per esempio: dare la possibilità di devolvere l'otto per mille alla ricerca, ipotizza ancora Confindustria che non lesina suggerimenti. "Si tratta di rendere credibile quell'obbiettivo dell'1%", spiega Diana Bracco. Il governo ascolterà i suggerimenti? Per il momento quell'obiettivo dell'1%, che - a dirla tutta - non è poi così esaltante, visto che entro il 2003 i paesi europei si sono riproposti di raggiungere il 3%, nelle mani del governo si è trasformato in una chimera. "Così - avverte il premio Nobel Carlo Rubbia - all'Italia toccherà il ruolo di 'fanalino di coda' in un'Europa che rischia di viaggiare sulla ricerca a due velocità".


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