FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3777001
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Referendum, voi come voterete?

Unità-Referendum, voi come voterete?

2003 Referendum, voi come voterete? di Molti lettori, anche nelle feste dell'Unità, ci chiedono: che cosa risponderà questo giornale ai due quesiti del referendum di domenica prossima? E'...

13/06/2003
Decrease text size Increase text size
l'Unità

2003
Referendum, voi come voterete?
di

Molti lettori, anche nelle feste dell'Unità, ci chiedono: che cosa risponderà questo giornale ai due quesiti del referendum di domenica prossima?

E' una domanda che non possiamo eludere, e che anzi porta con sé un rimprovero che rivolgiamo a noi stessi: il non aver tenuto abbastanza in luce un evento così importante, qualunque atteggiamento si voglia prendere, per la vita italiana.
Per esempio, quanti di noi si ricordano, dicendo 'referendum', e decidendo se votare o non votare, che i quesiti presentati agli italiani domenica 15 giugno saranno due?

Il primo, il più discusso, è quello relativo all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che tutela il posto di lavoro: estenderlo o non estenderlo alle aziende con meno di 15 dipendenti? Il secondo ci chiede di decidere se le aziende elettriche o telefoniche sono libere di mettere i pali o piloni dei loro impianti dove vogliono, con una decisione che il cittadino non può rifiutare, oppure se, prima di farlo, devono chiedere l'approvazione di chi abita nella zona.

Venerdì l'Unità ha deciso non solo di richiamare tutta l'attenzione dei lettori sull'evento 'referendum' ma anche di dare spazio alle voci diverse che ci sono nel nostro giornale. Nel farlo ci rendiamo conto che ogni voce è legittima e ogni posizione ha la sua casa all'Unità.

Sappiamo anche che può apparire un espediente per non prendere posizione.

E' vero, ci guida la preoccupazione di non dividere, in un momento felice in cui l'unione di tutta la sinistra, la compattezza di tutto l'Ulivo, i legami che si sono creati e che hanno tenuto in tutta l'opposizione, hanno consentito la serie di importanti vittorie elettorali appena conseguite.

Noi abbiamo sempre invidiato ai giornali americani l'impegno che ogni quotidiano, anche il più indipendente dalla politica, si prende dichiarando, subito prima di una elezione o di un referendum, quale è l'indicazione di voto del giornale, in modo che niente resti sussurrato dietro le quinte, e anche per abolire la finzione secondo cui 'i giornalisti sono obiettivi'. I nostri colleghi americani riconoscono che non è possibile e, ad ogni scadenza elettorale, dicono per chi votano.
Noi, venerdì, ci accingiamo a farlo con una esitazione che però apparirà comprensibile ai lettori. Da un lato la segreteria dei Ds annuncia, anche sul nostro giornale e con una pagina di pubblicità, l'impegno al non voto e dice, legittimamente, che anche il non voto è un diritto. Infatti il legislatore ha previsto una soglia minima (il cinquanta per cento più uno dei votanti) stabilendo così uno dei modi di decidere: si può votare sì oppure no oppure non votare, cercando, in tal modo, di rendere non valido il risultato del referendum.

Dall'altro la Cgil e il suo segretario Epifani e molti Ds chiedono a tutti i lavoratori e ai cittadini di votare 'sì', di accettare l'estensione della validità dell'art. 18 che protegge i lavoratori dai licenziamenti arbitrari.

Accolgono il punto di vista di Rifondazione Comunista, che ha proposto il quesito, dei Comunisti Italiani e dei Verdi, che lo sostengono, e di una parte dei Ds, - non una corrente ma una componente del partito dei Democratici di Sinistra - che si è creata intorno alla decisione di rispondere 'sì'.

Esiste poi un 'fronte del no', (con due schieramenti, uno dentro la sinistra e uno più ampio che comprende anche i radicali e anzi da essi è guidato) che si batte per fare argine a una temuta vittoria del 'sì' non sperando sul non raggiungimento del quorum, ma opponendo il voto del 'no' a chi avrà deciso di votare 'sì'. Noi dove siamo?

Diremo per prima cosa che non si può non rimpiangere una discussione più viva e più ampia e tutta alla luce del sole, che il silenzio dei media, ovvero della Tv di Stato, è riprovevole (ci sono state solo incomprensibili tribune elettorali e un'unica puntata di 'Ballarò') e che anche noi avremmo dovuto e potuto parlarne di più.

E' vero, abbiamo ospitato moltissimi testi, in gran parte (ma li abbiamo pubblicati tutti, così come ci sono giunti) in favore del 'sì'. Ma è anche vero che la pagina con i nostri pareri avrebbe dovuto essere pubblicata prima, e che i radicali, nella loro consueta protesta contro l'oscuramento degli eventi referendari (non è certo la prima volta) avevano ragione.
Ci tocca poi osservare che, mentre comprendiamo le ragioni di un partito politico come i Ds che non vuole sottomettersi a strategie politiche decise altrove e da altri, ci riesce difficile dire che non votare sia meglio che votare. Lo strumento referendario è antico, imperfetto, la soglia della validità (cinquanta per cento) è altissima e infatti una simile soglia non c'è nei Paesi che fanno grande uso del referendum (per esempio Stati Uniti, Svizzera).

Pensiamo anche noi, come Fassino e come Cofferati, che materie di tanta complessità e delicatezza si decidono e prima ancora si organizzano meglio attraverso una legge. Però la maggioranza e il Governo di Berlusconi impediscono quella legge e chiamano con disinvoltura 'legge Biagi' un provvedimento delega messo insieme dal leghista Maroni (che preferisce non usare il suo nome e nascondersi dietro il nome di una vittima del terrorismo), che nega una quantità di diritti e inventa una quantità di espedienti detti 'nuovi lavori' la cui modernità consiste quasi solo in uno stato di precarietà perenne per le nuove generazioni di lavoratori giovani.

Il messaggio sembra essere "d'ora in poi il lavoro sarà o così o niente". Non è un gran messaggio e difficilmente può diventare un ideale di vita. Chi ha conosciuto le giornate sempre in bilico dei 'nuovi lavori' negli Stati Uniti e in Inghilterra, sa che l'esempio è tutt'altro che incoraggiante.

Ecco allora perché il partecipare con il voto ci sembra una necessità dettata dal valore dell'evento, dal senso di tutto ciò che è in gioco. Ecco che ci sembra importante dare spazio al fermento e alle voci, nette e diverse, di questo giornale. Con l'intento chiaro di mostrare che non si tratta di 'una resa dei conti nella sinistra' come amano dire gli affiliati di Berlusconi appena sconfitti nelle elezioni amministrative. Si tratta di un grande impegno di tutta la sinistra, decisa a restare insieme anche attraverso le risposte diverse al quesito sul lavoro.

Sul referendum ambientalista la risposta è semplice e diretta. Diremo 'sì' per dire: non si va in giro a piantare ripetitori e pali della luce e del telefono in casa degli altri senza chiedere permesso


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL