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Unità-Quanti sono i morti? Troppi

Quanti sono i morti? Troppi di Piero Sansonetti Quanti sono i morti, quanto contano, quanti sono i feriti, i danni collaterali, le famiglie distrutte? Non lo sa nessuno. Sono tanti i morti, migli...

23/03/2003
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l'Unità

Quanti sono i morti? Troppi
di Piero Sansonetti

Quanti sono i morti, quanto contano, quanti sono i feriti, i danni collaterali, le famiglie distrutte? Non lo sa nessuno. Sono tanti i morti, migliaia, e i danni sono enormi.

Il 'Washington Post' pubblica in prima pagina questa stessa fotografia che vedete qui sopra: il bambino riccio, con il viso bruciato, che piange perché sente dolore e perché i bombardamenti hanno un effetto devastante di panico su tutti, ma soprattutto sui ragazzi e sui bambini. Sta in braccio alla mamma e piange anche la mamma. Ieri il 'New York Times' diceva che l'offensiva anglo-americana sta procedendo bene, "ma se produrrà troppe vittime civili sarà marchiata da una macchia nera".

Nelle ultime 24 ore sono cadute diverse migliaia di bombe sull'Iraq, circa 1500 su Baghdad, la metà in centro e la metà nei quartieri periferici. Hanno già prodotto troppe vittime civili: su questo non c'è dubbio. E' retorica? No, non c'è niente di retorico, né di eroico, in queste guerre, c'è solo il terrore della dinamite e la schiacciante supremazia militare e tecnologica degli eserciti che attaccano. Anche i bambini morti non sono retorica: dice bene il 'New York Times', sono un problema politico, perché questa è la prima guerra della storia che dopo solo tre giorni dal suo inizio ha già sollevato nelle piazze del mondo la protesta continua di milioni e milioni di persone. Per l'America è un problema molto serio, di immagine, di consenso: non è un fatto umanitario.

Baghdad, una delle più antiche e preziose città del mondo, ormai è trasformata in una torcia. Brucia ininterrottamente. Ieri, per la prima volta, l'hanno bombardata anche di giorno. E alla sua periferia gli iracheni hanno scavato delle gigantesche buche, le hanno riempite di petrolio e hanno acceso il fuoco. Per ostacolare gli eserciti che avanzano, ma con l'effetto di ammorbare ancora di più l'aria della città, già insopportabile per le tonnellate di tritolo esplose in poche ore.

L'azione di terra procede a rilento. Almeno, così pare, perché di certo non c'è nulla e le notizie delle vittorie vengono quasi sempre ridimensionate o smentite con il passare delle ore. I giornalisti vedono la guerra a Baghdad, ma per il resto si sa poco, ci si deve accontentare di quello che dicono i generali e i colonnelli.

Le truppe corazzate anglo-americane sono penetrate, sembra, per circa 200 chilometri dal confine del Kuwait. Sono a buon punto nell'avanzata verso Baghdad. Però il generale Tommy Franks, il capo della forza anglo-americana, ha ammesso che nelle città ci sono delle difficoltà, e che i soldati preferiscono circondarle piuttosto che prenderle. Non è chiaro se Bassora è caduta o no. E non è chiaro neppure se è caduta del tutto Umm Qassr, il famoso porto sul Golfo Persico, che era stato dato per conquistato più di 30 ore fa. Sembra invece che sia stato conquistato il ponte di Nasiriyah, che dicono sia molto importante per proseguire l'avanzata verso Baghdad.

I combattimenti hanno provocato finora una quarantina di vittime tra i soldati anglo-americani. Alcuni sono caduti colpiti dagli avversari, altri in modo un po' misterioso in un certo numero di incidenti aerei. Almeno, così sostengono i militari alleati.

Ieri il signor Michael Waters Bey, un cinquantenne di Baltimora, nero, che fece il soldato in Vietnam, ha mostrato ai giornalisti la foto di suo figlio quando era bambino. Ha detto: "Dite al presidente Bush che lo ringrazio per questo. Era il mio unico figlio, è morto in Iraq". Il figlio del signor Waters Bey si chiamava Kenneth ed era un sergente. Il padre ha detto di essere stato contrario a questa guerra dal primo minuto.

La popolarità di Bush però è in netto aumento. Il 70 per cento degli americani è a favore della guerra, e se si considera che tra i neri i favorevoli sono pochissimi, e che i neri sono circa il 13 per cento della popolazione, si capisce che il numero dei bianchi contrari all'invasione dell'Iraq è veramente esiguo. I pacifisti però non mollano. Ieri c'è stata di nuovo una grande manifestazione a Manhattan. Migliaia di persone. New York è una delle pochissime grandi città americane dove la maggioranza della popolazione è contraria alle guerra.

Il presidente Bush ieri ha parlato alla radio e ha spiegato che la guerra non ammette 'mezze misure'. Si andrà a fondo e con la mano dura. Bush è tornato ad avvertire gli americani che la guerra potrà essere più dura, difficile e sanguinosa del previsto. Poi ha aggiunto: ci siamo impegnati ad aiutare il popolo iracheno, e sarà un impegno pesante, ma siamo ben decisi a portarlo a termine".

Per ora i due principali timori degli americani (l'incendio dei pozzi e l'uso di armi chimiche) si sono rivelati infondati. Ieri, nella conferenza stampa che ha tenuto in Qatar, lo ha ammesso anche il generale Franks. Il quale però si è detto sicuro che prima o poi le armi chimiche saranno trovate "perché ci sono e noi le scoveremo, su questo non c'è dubbio". A Washington invece ha parlato il minsitro Rumsfeld e il portavoce del Pentagono. Hanno detto tutte e due le stesse cose, che poi sono quelle che avevano detto nei giorni precedenti: "Il regime di Saddam è alle corde, non riesce più a coordinare le forze militari, ha perso i contatti, la sua caduta è questione di ore...".

Anche Saddam ieri ha parlato. Le fonti irachene dicono che ha presieduto un consiglio di guerra e si è complimentato con le truppe che stanno resistendo agli americani a nord e a sud. A Nord, e precisamente in Kurdistan, ieri è stato attaccato un campo di un gruppo che gli americani credono che sia collegato con Al Qaeda. Ci sono stati un centinaio di morti. Poi c'è stata anche una ritorsione, con un autobomba, ed è stato ucciso un giornalista australiano. A Bassora invece si sono perse le tracce di tre giornalisti inglesi.

Ieri, come ogni giorno, centinaia di manifestazioni pacifiste in tutto il mondo. Le più grandi in Italia e in Gran Bretagna. A Roma per il terzo giorno consecutivo hanno sfilato centinaia di migliaia di persone. C'è stato un gigantesco corteo di pacifisti, che è partito da Piazza Esedra ed è arrivato a piazza Venezia, dove è stato bloccato dalla polizia. Contemporaneamente altre decine di migliaia di persone manifestavano a piazza del Popolo, convocate dall'Ulivo. Fassino e Rutelli hanno detto che le manifestazioni erano divise solo per motivi organizzativi, ma che lo spirito politico era identico.


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