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Unità-Primo settembre, parte l'attacco alle pensioni

Primo settembre, parte l'attacco alle pensioni di Bianca Di Giovanni Comincia lunedì pomeriggio, con un vertice blindato in una caserma di Roma, il confronto a quattro (Tremonti, Maroni, Buttigl...

01/09/2003
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l'Unità

Primo settembre, parte l'attacco alle pensioni
di Bianca Di Giovanni

Comincia lunedì pomeriggio, con un vertice blindato in una caserma di Roma, il confronto a quattro (Tremonti, Maroni, Buttiglione e Alemanno) sulle pensioni che potrebbe proseguire per tutta la settimana. La maggioranza cerca una difficile intesa, in vista dell'ancora più complicata stesura della Finanziaria da varare il 30 settembre. Già è iniziato il rincorrersi di richieste: misure per la famiglia e la scuola (An, Udc), meno tasse per le imprese (Confindustria), interventi per i consumi. Ma le risorse scarseggiano, il Pil frena e il deficit si allarga. Per questo, oltre all'ormai certo condono edilizio (ieri ha ceduto anche il ministro dell'Ambiente, che per la verità dovrebbe fare le barricate), alla stretta sugli enti locali, alla svendita del patrimonio pubblico residuo, per i conti è necessaria la partita sulla previdenza, ancora tutta aperta.

Finora non è bastato l'intervento del premier di qualche giorno fa a mettere d'accordo gli alleati. Dalle dichiarazioni della vigilia traspare una ragnatela di scambi che si dipanerà prima tra i partiti, poi con le parti sociali per finire con Bruxelles. Tutto giocato sulla previdenza. Ad iniziare dallo strumento da adottare per gli interventi. La Lega vuole la delega, Udc e Tremonti la Finanziaria. An, con un intervento di Gianni Alemanno ieri alla Festa dell'Udeur, non ha escluso né l'una, né l'altra. In ogni caso si fa largo l'ipotesi di rimodulare o chiudere le finestre d'uscita per l'anzianità nel 2004, mossa che frutterebbe un paio di miliardi al Tesoro. Questa misura non può che essere prevista in Finanziaria, visti i tempi lunghi della delega. La Lega dovrà rinunciarvi, magari in cambio di una promessa in più sulla devolution. Oppure in cambio dell'ok ai maxi(?)-incentivi studiati da Maroni: il 32,7% in più nello stipendio (ma senza contributi) per chi decide di restare.

Salari più alti (con l'aumento dell'inflazione programmata) e qualche misura sullo sviluppo (ancora oscura, visto che i fondi scarseggiano) da offrire al sindacato in cambio di disincentivi per chi sceglie di andare in pensione. Le penalizzazioni, tanto care a Confindustria, sono state rilanciate ieri da Antonio Marzano alla festa dell'Udeur. "Si dovrà ricorrere a qualche forma di disincentivo - ha detto - come l'abolizione del divieto di cumulo pensione-lavoro per chi si ritira tardi, e il mantenimento del divieto per chi sceglie l'anzianità". Ma la maggioranza pensa anche a "tagli" degli assegni a tempo: le somme sarebbero restituite al compimento dei 60 o 65 anni. In ogni caso si sa che Silvio Berlusconi vuole alzare l'età pensionabile: 60 anni entro il 2007-2008 e successivamente a 62 anni.

Tfr nei fondi pensione in cambio della decontribuzione dei neoassunti per la Confindustria. Viale dell'Astronomia si dichiara scontenta, e chiede interventi radicali. Ma le proteste di D'Amato sono più tattiche che strategiche: dal centro-destra non divorzierà mai. Per finire con la richiesta all'Europa: un intervento sulle pensioni in cambio di più flessibilità sul deficit. Questa la scacchiera su cui ci si starebbe muovendo.

La questione del deficit è tutt'altro che secondaria. Con una crescita che già quest'anno non supererà lo 0,5% (il Dpef prevede lo 0,8%), sarà difficile rispettare gli obiettivi concordati con Bruxelles. Il Dpef indica un deficit l'anno prossimo all'1,8% del Pil, mezzo punto in meno di quello di quest'anno (2,3%), grazie ad una manovra di 16 miliardi (di cui cinque con interventi strutturali, e il resto con una tantum). Ma i numeri, oggi, sono tutti da rivedere. La correzione, ad andar bene, sarà di almeno 20 miliardi di euro. Tremonti spera che i conti in "rosso" di Germania e Francia facciano da battistrada e consentano anche al nostro Paese di "sforare" senza troppe penalizzazioni. Ma i dubbi che l'Italia, con un debito pregresso pari al 110% del Pil, possa avere un trattamento simile ai partner (che non superano il 60% di stock di debito) sono parecchi. Per questo tutte le ipotesi sono al vaglio dei tecnici: condono edilizio, ma anche concordato per le imprese e poderose vendite immobiliari.

Grandi manovre in vista anche sul fronte del debito. Già è in cantiere la cartolarizzazione dei crediti Inpdap, operazione che frutterà circa 5 miliardi di euro. Torna in auge, poi, l'ipotesi di un nuovo collocamento Enel, attraverso un "private placement" per bruciare le tappe ed incassare già quest'anno. L'operazione sarebbe facilitata dai migliorati corsi di Borsa, da una semestrale che si attende brillante (il 10 settembre) ed anche dalle prospettive di sfondamento dei tetti antitrust per l'ex monopolista ipotizzato a seguito del black out.


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