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Unità-Precari, nuovo decreto del governo: "Ci prendono in giro"

19.09.2003 Precari, nuovo decreto del governo: "Ci prendono in giro" di Mariagrazia Gerina A. l'ha mandato giù come un boccone amaro. Per sedici giorni non ha toccato cibo, sciopero della f...

20/09/2003
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l'Unità

19.09.2003
Precari, nuovo decreto del governo: "Ci prendono in giro"
di Mariagrazia Gerina

A. l'ha mandato giù come un boccone amaro. Per sedici giorni non ha toccato cibo, sciopero della fame in attesa che il governo si decidesse a dare una risposta a lei e agli altri insegnanti precari della scuola italiana che anche quest'anno sono rimasti senza un posto di lavoro. Aspettavano di sapere se l'esecutivo ha trovato i soldi per assumerli. E se ha intenzione di "riportare equità" nelle graduatorie da due anni al centro di durissime polemiche. Invece, è arrivato il "boccone amaro". Le nuove norme, approvate ieri in prima lettura dal consiglio dei ministri, sono state accolte con stizza dai precari storici, che pure le avevano chieste a gran voce per riguadagnare posizione rispetto ai colleghi diplomati nelle scuole di specializzazione e "privilegiati" dalle precedenti scelte dell'esecutivo.

"Non mi danno nessuna rassicurazione sul mio futuro e mi restituiscono appena qualche punto che mi è stato ingiustamente sottratto", dice A. che sta per compiere 43 anni e ha iniziato l'anno a casa, senza nessuna certezza e con la speranza che tra una supplenza e l'altra riuscirà ad arrivare alla prossima estate. Nel frattempo coltiva un'altra utopia: quella di dare voce ai "senza voce" della scuola, i precari, quelli che puoi licenziare ogni anno e ogni anno assumere senza spiegazione e così via all'infinito per poi un giorno magari dedicidere che non servono più, "perché è chiaro ormai che questo sarà il destino di una parte di noi".

Il presidio davanti a Montecitorio, mantenuto anche in piena estate, è diventato la trincea di chi, come A., non si rassegna. Anche ieri a una rappresentanza di insegnanti precari, decimati dall'inizio delle lezioni e dallo scoramento, era lì a chiedere al parlamento e al governo cosa ha realmente intenzione di fare. "Perché è chiaro - spiegano a bocca stretta - che questo disegno di legge non risolve nulla, non chiude la partita tra noi e gli abilitati nelle scuole di specializzazione che continueranno a passarci avanti e soprattutto non ci dice se, supplenze a parte, per noi e per loro ci sia ancora posto nella scuola".

Donatella, per esempio, 38 anni, supplente di matematica alle medie, ha già calcolato che l'unica cosa che otterrà, se e quando il dl riceverà l'approvazione del parlamento, è che i prossimi "ultimi arrivati" non le passeranno davanti come hanno fatto gli altri diplomati nelle scuole di specializzazione. Alessandra, che ha un anno in più di Donatella e 98 punti in graduatoria conquistati con quasi dieci anni di precariato, di "specializzati" ne ha davanti 13: con le nuove regole prevede che continuerà ad averne davanti almeno 6. Effetto di un aggiustamento che cerca di accontentare un po' tutti e rischia di scontentare molti. I diplomati presso le scuole di specializzazione, che comunque perderanno punteggio nelle prossime graduatorie ma anche chi come Monica, nonostante le novità, non riesce a raggiungere il massimo dei voti.

La questione non è di facile soluzione, perché vede da una parte i diritti di chi vincitore di concorso alla scuola ha già dedicato tanti anni di lavoro precario e chi per diventare insegnante ha deciso di dedicare allo studio altri due anni di specializzazione universitaria dopo la laurea (per altro al momento è questo l'unico canale di accesso alla docenza). Ma opposizione e sindacati, la Cgil come la Cisl, sono concordi nel dire che il governo ha perso un'altra occasione per riparare agli errori passati e risolvere la querelle. E soprattutto incalzano l'esecutivo sulla vera posta in gioco: le assunzioni a tempo indeterminato per gli uni e per gli altri, bloccate da due anni e ancora latitanti. Senza un piano di assunzioni, dicono, le graduatorie non valgono molto.

Punti in più o punti in meno, già quest'anno poi c'è chi come Marina è rimasta senza lavoro. Non sono i 'famigerati' specializzati ad averle portato via la cattedra ma i tagli decisi a viale Trastevere. Lo scorso anno insegnava a 95 chilometri da casa e tra benzina e spese arrivava con difficoltà alla fine del mese. Ma ora anche quello le sembra un lusso. Dopo 12 anni di precariato si ritrova ad attendere una supplenza di qualche mese che potrebbe anche non arrivare. "E che faccio, cambio lavoro a quarant'anni?". Qualcuno l'ha già fatto. I precari davanti a Montecitorio si raccontano storie di colleghi che si sono messi a fare gli imbianchini o i commessi. "Dopo tanti anni di insegnamento, ti ritrovi senza nulla in mano. Sei un insegnante ma fuori dalla scuola non hai nessuna professionalità".

È questa la grande paura, che alla fine di tanti anni di attesa non ci sia nulla, che, forse non tutti, ma almeno una parte degli oltre centomila precari che ogni si mettono in fila per una supllenza, sia già stato avviato su un binario morto. Per questo, la loro protesta continuerà. Finché il governo non avrà detto con chiarezza cosa intende fare di loro. Ieri, qualche esponente della maggioranza si è fermato ad ascoltare, a chiedere spiegazioni. "Perché non ve ne andate ad insegnare all'estero?", è stato il brusco suggerimento di Gustavo Selva, deputato di An. Loro, attoniti, non hanno saputo nemmeno cosa rispondere.


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