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Unità-Porto Alegre, primo fermare la guerra

Porto Alegre, primo fermare la guerra di Piero Sansonetti Il forum sociale si è aperto ufficialmente giovedì sera con un grande corteo che ha sfilato per un a paio d'ore sotto un po' di pioggia...

24/01/2003
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l'Unità

Porto Alegre, primo fermare la guerra
di Piero Sansonetti

Il forum sociale si è aperto ufficialmente giovedì sera con un grande corteo che ha sfilato per un a paio d'ore sotto un po' di pioggia. Contro la guerra e contro il potere del mercato. Soprattutto contro la guerra, mentre rimbalzano le notizie sulle nuove minacce degli Stati Uniti e sul coinvolgimento di altri tre paesi al fianco dell'asse Usa-Inghilterra.

La delegazione italiana è mischiata con la delegazione europea e sfila dietro uno striscione che dice "Firenze città aperta". Grida slogan contro la partecipazione annunciata dell'Italia alla spedizione militare. Ci sono anche molti parlamentari, dei Ds, di Rifondazione, dei Verdi. Agnoletto chiede che il Parlamento voti sulla guerra, e annuncia che il movimento renderà pubblici i nomi dei parlamentari che voteranno a favore dell'intervento. Chiede anche ai deputati della destra di votare secondo coscienza. Porto Alegre è diventato un avvenimento così importante per la politica mondiale, che quest'anno sono venuti anche dei deputati e dei consiglieri regionali di Forza Italia.

Il corteo è molto grande, centomila o duecentomila persone. Un po' più della metà sono brasiliani, gli altri vengono da quasi tutti i paesi del mondo. Le delegazioni nazionali a questo forum sono circa 130. Quella italiana è più piccola dell'anno scorso, la metà (ci sono più o meno cinquecento persone), così come sono più piccole quasi tutte le delegazione europee. Sono molto più larghe quelle dell'Asia, dell'Africa e degli Stati Uniti. Da questo punto di vista per il Forum è un grande passo in avanti. Fino a un anno fa il movimento era fondamentalmente europeo e latino. Ora invece arriva ovunque, e ha coinvolto gli Stati Uniti e il Sud del mondo.

Il forum entra nel vivo solo oggi. Si aprono le conferenze, i seminari e i meeting. In tutto circa 2000. Organizzati per temi. Al centro di tutte le discussioni ci sono la lotta per la pace e la battaglia contro la fame.

ARRIVA LULA
Il movimento non ha leader, non vuole capi, è insofferente al "partitismo" e alla personalizzazione della politica, questo si sa. Però ci sono alcune figure che comunque godono di un carisma del tutto speciale. Su tutte, la figura di Ignacio Lula, il presidente operaio del Brasile (ma operaio vero), che sta diventando un punto di riferimento, un modello, una speranza per la sinistra radicale di tutto il mondo. Lula venerdì arriva a Porto Alegre e si incontra prima a porte chiuse col consiglio mondiale del movimento e poi partecipa a un incontro di massa. L'altr'anno, quando la campagna elettorale era in corso e in pochi credevano nella sua vittoria, fu accolto da trionfatore. Possiamo immaginare quale sarà il clima quest'anno.

LA POVERTA' E LA SCHIAVITU'
Il tema che racchiude tutti i temi del forum è la lotta alla povertà. Le cifre ormai le conoscono tutti. Il mondo ospita alcuni miliardi di poveri, e tra questi ci sono quasi un miliardo di poverissimi, cioè di gente che non ha da mangiare né da bere e che è stata messa nelle statistiche degli organismi internazionali nell'elenco dei "morituri". Si tratta di capire come è possibile ribaltare le politiche liberiste - cioè le politiche che pongono l'aumento dei profitti come bussola della politica e della civiltà - e come è possibile sostituire la bussola: ponendosi, per almeno mezzo secolo, un obiettivo fondamentale attorno al quale far girare tutto: estirpare la povertà dal mondo. Cioè superare il luogo comune secondo il quale una certa dose di povertà è connaturata all'esistenza dell'umanità e fa da motore allo sviluppo e alla civilizzazione.

Giovedì si è riunita la delegazione italiana al Forum e ha parlato a lungo di molti e complessi problemi relativi all'organizzazione del movimento, al modo e alle regole con il quale dirigerlo, a come far vivere insieme il massimo pluralismo delle idee e dei comportamenti con l'aspirazione all'unità. La riunione è stata spezzata da un intervento di Riccardo Petrella, un professore italiano che lavora a Lovanio, in Belgio, e che da qualche anno è diventato uno dei massimi esperti mondiali in tema di acqua. Petrella ha parlato pochi minuti ma è riuscito a catturare l'attenzione e a ricevere l'unico applauso della mattinata. Ha detto che il movimento non deve fermarsi al pacifismo generico, sul quale - ed è un bene - in questi anni ha allargato molto il consenso; ma deve affermare il pacifismo come diritto alla vita. Cioè porsi l'obiettivo che la povertà sia dichiarata illegale. Che vuol dire? Nell'ottocento a un certo momento fu dichiarata illegale la schiavitù, mentre fino a qualche anno prima la schiavitù era considerata una forma inevitabile dello sviluppo e dell'ordine economico. Bisogna fare la stessa operazione. Cioè imprimere una svolta nella storia della civiltà. Battere il cinismo di istituzioni internazionali che ormai dichiarano perduta la battaglia e dicono che si deve imparare a convivere con la povertà, e studiare i modi per attenuarne la gravità, ridurne la dose e l'impatto sul mondo.

I SINDACATI
La presenza ufficiale di molti sindacati, e anche dei rappresentanti dei partiti, è la novità di questa terza edizione del forum mondiale. Il primo anno quasi non c'erano, il secondo ce n'erano pochi. I parlamentari italiani quest'anno sono parecchi, e si mischiano nel pubblico che assiste all'incontro della delegazione italiana. C'è Rifondazione, che è l'unico partito politico ammesso ufficialmente al forum, e ci sono molti Ds: Folena, Crucianelli, la Pinotti, la Cordoni, la Motta, la Zanotti.

Altri verranno nei prossimi giorni. I rappresentati dei sindacati partecipano alle conferenze come relatori. Domani tocca al capo dei sindacati italiani, Guglielmo Epifani, che ieri ha incontrato i giornalisti e ha spiegato la linea della Cgil. Sullo sfondo di tutto ci sono due temi: il no alla guerra e il no agli accordi del Gats come si vanno delineando in vista della riunione del Wto (l'organizzazione del commercio) che ci sarà in settembre. I Wto prevede l'avvio della privatizzazione di acqua, istruzione e sanità. Dice che saranno queste nuove ondate di privatizzazioni (specie nel terzo mondo) la nuova benzina per lo sviluppo che ristagna. I sindacati prevedono di condurre una battaglia di trincea contro questa linea. Opporre i diritti al commercio. Lo stato sociale alla privatizzazione. Le democrazie al potere globalizzato delle multinazionali. E per questo si sentono dentro il movimento. Epifani dice che c'è forse solo una cosa che li divide dai no global: i sindacati credono che il conflitto non sia un fine, ma un mezzo per arrivare ad accordi. E' nella sua natura. Il movimento ancora non ha compiuto questo salto anche se è molto cresciuto negli ultimi due anni. Comunque il conflitto tra privatizzazione è diritti e inevitabile e il 2003 sarà un anno decisivo per capire chi vincerà.

IL CONSIGLIO MONDIALE
La riunione del Consiglio mondiale si è conclusa nella notte tra mercoledì e giovedì. C'è stata battaglia. Su due temi. Il primo è la questione (evidentemente ormai universale in politica) delle regole. Cioè come si decide dentro il movimento. Il secondo è quali sono i prossimi appuntamenti. Si è deciso di decidere all'unanimità. Cioè con un meccanismo che spinge chi non è d'accordo con la maggioranza a cercare una mediazione, e poi eventualmente a mantenere il dissenso ma senza opporsi alla decisione sulla quale dissente. Se invece il dissidente insiste, allora bisogna rinunciare alla decisione. E si è anche deciso che i vari forum regionali, o continentali, mantengono una loro completa autonomia rispetto al forum mondiale. Non c'è dipendenza. E neanche gerarchia di importanza. Sono forum diversi, paralleli e "fratelli".

Quanto alle scadenze è stata corretto l'orientamento del giorno prima di rinviare al 2005 il prossimo forum mondiale. Si farà invece nel 2004 in India. Poi si tornerà a Porto Alegre l'anno successivo. Su questa decisione i brasiliani hanno ceduto. Loro avrebbero preferito che il Forum restasse qui in Brasile. E' stato uno scontro di principio. Una parte degli europei (compresi gli italiani) insieme agli asiatici erano contrari alla posizione brasiliana. Vedevano un rischio terza-internazionale, per usare un vecchio schema: con il Brasile di Lula stato-guida dei no-global.


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