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Unità-Maroni ordina: "Spiate la Cgil, contate quanti fanno sciopero"

06.2002 Maroni ordina: "Spiate la Cgil, contate quanti fanno sciopero" di Giovanni Laccabò Come un "Grande fratello" l'occhio di Maroni spia la Cgil. Bramoso di contare le adesioni agli scioper...

22/06/2002
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l'Unità

06.2002
Maroni ordina: "Spiate la Cgil, contate quanti fanno sciopero"
di Giovanni Laccabò

Come un "Grande fratello" l'occhio di Maroni spia la Cgil. Bramoso di contare le adesioni agli scioperi contro il patto scellerato. Quanti nel pubblico, quanti nel privato. Per la prima volta un ministero del Lavoro ha ordinato alle sue articolazioni periferiche di raccogliere "i dati concernenti le adesioni alle azioni di sciopero nel proprio territorio di competenza". Ma si tratta solo di questo o il controllo è più esteso, magari ai lavoratori in lotta?
L'attenzione di Maroni è in esclusiva per la Cgil: la stessa premessa chiarisce che oggetto dell'indagine è "lo sciopero generale di quattro ore articolato regionalmente e di ulteriori due ore di sciopero che saranno decise dalle categorie nelle loro articolazioni". Questo il tenore del dispaccio ministeriale, quarta divisione, 11 giugno, numero 959. Il 19 giugno la direzione regionale lo ha trasmesso agli uffici provinciali della Lombardia. L'ordine riguarda la tornata di scioperi Cgil: la spiata inizia il 20 giugno e si conclude l'11 luglio. Dice la missiva di Maroni: viene monitorata l'intera mobilitazione Cgil conclusa il 12 luglio dal settore aereo. Non solo. La direzione regionale - protocollo 8198 del 19 giugno - invita gli uffici a darsi da fare coinvolgendo non solo, dove possibile, i sindacati, ma anche "altre fonti", che dovranno essere poi citate nella risposta, "e che si possono individuare anche nelle pubbliche amministrazioni competenti, nelle sedi Inps e nelle locali prefetture, al fine di conoscere il numero dei lavoratori subordinati che hanno aderito". Le "rilevazioni" dovranno contenere, "oltre agli eventuali dati analitici se disponibili, il dato di sintesi consistente nella percentuale di adesioni rapportata al totale dei lavoratori rispettivamente interessati". I dati devono tornare entro le 14 del 21 giugno "per rispettare il termine stabilito per il riepilogo dei dati ricevuto ed il successivo inoltro al ministero". Dunque è stato mobilitato un intero apparato pubblico, anche i carabinieri, come L'Unità ha scritto ieri, al solo scopo di fare la conta dei lavoratori in lotta. Solo per fare la conta degli scioperanti, il ministero ha disposto la mobilitazione di dirigenti dello Stato e di carabinieri.
Il deputato diessino Alfiero Grandi annuncia un'interpellanza urgente del gruppo: "Il ministro non dispone di alcuna base normativa che lo autorizzi: la Cgil avrebbe persino buone ragioni per tutelare il suo ruolo, la sua autonomia. Un conto è se Confindustria fornisce i dati dei propri associati, cosa legittima. Ben altro è che un ministro dia direttive a organi dello Stato per indagare: costui dimentica, oppure ignora, oppure finge di ignorare, che nella passata legislatura, discutendo la legge sulla rappresentanza, fu immaginata una norma per giustificare la raccolta dei dati sui sindacati. È una enormità che un ministro si arroghi il potere di applicare una legge che non esiste". L'ordine colpisce in modo esclusivo la Cgil: "Anche Castelli ha dichiarato, contro l'evidenza, che lo sciopero dei magistrati non ha avuto successo. Maroni cerca di imitare Castelli e raccoglie i dati per sostenere che la Cgil non ha seguito, e quindi che è isolata. È un obiettivo politico, ossia si usano strutture pubbliche per un interesse di parte politica". Un terzo problema - prosegue Grandi - sorge dal fatto che i funzionari dello Stato sono pagati per svolgere determinati compiti: "E non risulta che lo spionaggio sindacale rientri tra le competenze dei funzionari statali: pertanto abbiamo anche una distrazione di risorse pubbliche: la Cgil è la vittima e dovrà tutelare il privato dei suoi iscritti e di chi vuole scioperare, ma si apre un problema politico che riguarda il modo distorto con cui sono usate le risorse pubbliche". Infine la "voce" secondo cui i carabinieri confermano di avere contribuito a indagare sulla protesta: "Qui siamo veramente al di là del bene e del male: le forze dell'ordine devono dedicarsi ai loro compiti istituzionali: cosa c'entra la partecipazione allo sciopero con la sicurezza dei cittadini?". Qualcuno - conclude Grandi - ha voluto usare la divisa in un'attività chiaramente di prevaricazione, ai limiti dell'intimidazione: la cosa è più grave dell'uso di strutture per compiti impropri: chi si è presentato in campagna elettorale con la parola d'ordine della sicurezza, dimostra che la sicurezza è a corrente alternata, e questo è un fatto politico grave". Conclusione: "Si rende indispensabile un'iniziativa parlamentare che chiami il governo a rispondere pubblicamente: sono fatti troppo gravi, e la trasparenza esige che l'opinione pubblica li conosca e li giudichi".


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