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Unità-Ma da dove si comincia?

Ma da dove si comincia? di Cornelio Valetto Scrivo mentre sto tornando verso Torino da Traves, dopo aver partecipato alla commemorazione di nove italiani, Partigiani e Civili, assassinati dai naz...

08/01/2003
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l'Unità

Ma da dove si comincia?
di Cornelio Valetto

Scrivo mentre sto tornando verso Torino da Traves, dopo aver partecipato alla commemorazione di nove italiani, Partigiani e Civili, assassinati dai nazi-fascisti nel giorno dell'Epifania del 1944.
Alla cerimonia, nonostante il freddo e gli anni trascorsi, erano presenti tanti cittadini, tanti giovani e tanti sindaci e Amministratori locali.
Ha tenuto l'orazione ufficiale l'Onorevole Luciano Violante, Presidente del gruppo Ds alla Camera dei Deputati, seguito con attenzione soprattutto nella fase finale del suo discorso quando ha sottolineato il valore dei diritti civili.
Scrivo in macchina quasi come se avessi urgenza di rispondere in qualche modo all'emozione provata poco fa e che non può non aver richiamato alla mia mente i titoli dei giornali di queste ore che parlano della voglia di riprendere il discorso tra maggioranza e minoranza sul tempo delle Riforme.
Il Corriere della Sera: "L'Ulivo apre a Fini"; La Stampa: "Riparte il dialogo sulle riforme"; il Sole 24 Ore: "Fini apre al premierato: è dialogo"; il Manifesto: "L'Ulivo stregato da Fini"; la Repubblica: "Un dovere istituzionale confrontarsi sulle regole". A me pare che occorra una necessità forte di un po' di prudenza e di chiarezza e i giornali dovrebbero averla e dirci: da dove si parte? Dallo status quo, oppure da prima dell'assalto da parte della attuale maggioranza alla Magistratura, alle leggi sulle rogatorie, sul falso in bilancio; prima del confezionamento della legge fatta ad personas e per i loro interessi o la impunità di taluni amici? Si parte dopo l'approvazione della legge Cirami e mentre è in corso la "devolution" e da un anno si attende quella sul conflitto di interessi? Oppure dopo averle tolte dalla circolazione parlamentare o averle approvate secondo un concetto di equità accettabile.
Questo potrebbe essere un diverso segnale di rispetto e di interpretazione del vivere democratico in uno stato che ha come centro del suo legiferare il Parlamento, che nessuno può permettersi di strumentalizzare a fini di parte.
Si parte dopo aver risolto il problema dell'informazione, che è un diritto di tutti i cittadini oppure si parte senza aver chiarito nulla; il che vuol dire che quel che è stato è stato e non se ne parla più e che per la "devolution" e il conflitto di interessi qualche marchingegno si troverà, grazie alla voglia rinnovata di fare a tutti i costi quello che non si è fatto per decenni? Vogliamo forse ripetere la Bicamerale?
[CAP3]Se si parte senza un programma definito che tenga conto del passato recente, si autentica e si dà per accettato tutto quanto è accaduto in questi ultimi 18 mesi e si legittima una voglia folle di accelerazione della maggioranza che, forse, sente più che mai indispensabile affrettare il passo verso obiettivi che manco più si preoccupa di mascherare con i sofismi e le mezze verità sinora usate ad abundantiam. Spero di no; perché se così fosse, che senso avrebbe continuare, a distanza di quasi 60 anni, a celebrare la memoria di Coloro che hanno pagato con la vita e con il dolore dei sopravvissuti il ritorno alla libertà dopo il ventennio fascista e la nefasta alleanza dei fascisti con i nazisti.
Come ricordare ai giovani coloro che hanno donato all'Italia con la propria vita la democrazia ed hanno propiziato la Costituzione repubblicana? Che significato avrebbe la presenza di un autorevolissimo membro del nostro Parlamento, che ha avuto responsabilità istituzionale di altissimo livello e che tutt'ora è tra gli uomini, che a buon diritto, autorevolmente rappresentano il parlamento del Paese? Mentre valutiamo l'opportunità del confronto vogliamo ricordare anche questo oppure pensiamo che il passato può anche essere cancellato dalla memoria? La risposta che ha anche un contenuto etico, spetta alla coscienza di ogni singolo cittadino, ma soprattutto di chi ci rappresenta in Parlamento e nelle istituzioni della nostra Repubblica.

Ma da dove si comincia?
di Cornelio Valetto

Scrivo mentre sto tornando verso Torino da Traves, dopo aver partecipato alla commemorazione di nove italiani, Partigiani e Civili, assassinati dai nazi-fascisti nel giorno dell'Epifania del 1944.
Alla cerimonia, nonostante il freddo e gli anni trascorsi, erano presenti tanti cittadini, tanti giovani e tanti sindaci e Amministratori locali.
Ha tenuto l'orazione ufficiale l'Onorevole Luciano Violante, Presidente del gruppo Ds alla Camera dei Deputati, seguito con attenzione soprattutto nella fase finale del suo discorso quando ha sottolineato il valore dei diritti civili.
Scrivo in macchina quasi come se avessi urgenza di rispondere in qualche modo all'emozione provata poco fa e che non può non aver richiamato alla mia mente i titoli dei giornali di queste ore che parlano della voglia di riprendere il discorso tra maggioranza e minoranza sul tempo delle Riforme.
Il Corriere della Sera: "L'Ulivo apre a Fini"; La Stampa: "Riparte il dialogo sulle riforme"; il Sole 24 Ore: "Fini apre al premierato: è dialogo"; il Manifesto: "L'Ulivo stregato da Fini"; la Repubblica: "Un dovere istituzionale confrontarsi sulle regole". A me pare che occorra una necessità forte di un po' di prudenza e di chiarezza e i giornali dovrebbero averla e dirci: da dove si parte? Dallo status quo, oppure da prima dell'assalto da parte della attuale maggioranza alla Magistratura, alle leggi sulle rogatorie, sul falso in bilancio; prima del confezionamento della legge fatta ad personas e per i loro interessi o la impunità di taluni amici? Si parte dopo l'approvazione della legge Cirami e mentre è in corso la "devolution" e da un anno si attende quella sul conflitto di interessi? Oppure dopo averle tolte dalla circolazione parlamentare o averle approvate secondo un concetto di equità accettabile.
Questo potrebbe essere un diverso segnale di rispetto e di interpretazione del vivere democratico in uno stato che ha come centro del suo legiferare il Parlamento, che nessuno può permettersi di strumentalizzare a fini di parte.
Si parte dopo aver risolto il problema dell'informazione, che è un diritto di tutti i cittadini oppure si parte senza aver chiarito nulla; il che vuol dire che quel che è stato è stato e non se ne parla più e che per la "devolution" e il conflitto di interessi qualche marchingegno si troverà, grazie alla voglia rinnovata di fare a tutti i costi quello che non si è fatto per decenni? Vogliamo forse ripetere la Bicamerale?
[CAP3]Se si parte senza un programma definito che tenga conto del passato recente, si autentica e si dà per accettato tutto quanto è accaduto in questi ultimi 18 mesi e si legittima una voglia folle di accelerazione della maggioranza che, forse, sente più che mai indispensabile affrettare il passo verso obiettivi che manco più si preoccupa di mascherare con i sofismi e le mezze verità sinora usate ad abundantiam. Spero di no; perché se così fosse, che senso avrebbe continuare, a distanza di quasi 60 anni, a celebrare la memoria di Coloro che hanno pagato con la vita e con il dolore dei sopravvissuti il ritorno alla libertà dopo il ventennio fascista e la nefasta alleanza dei fascisti con i nazisti.
Come ricordare ai giovani coloro che hanno donato all'Italia con la propria vita la democrazia ed hanno propiziato la Costituzione repubblicana? Che significato avrebbe la presenza di un autorevolissimo membro del nostro Parlamento, che ha avuto responsabilità istituzionale di altissimo livello e che tutt'ora è tra gli uomini, che a buon diritto, autorevolmente rappresentano il parlamento del Paese? Mentre valutiamo l'opportunità del confronto vogliamo ricordare anche questo oppure pensiamo che il passato può anche essere cancellato dalla memoria? La risposta che ha anche un contenuto etico, spetta alla coscienza di ogni singolo cittadino, ma soprattutto di chi ci rappresenta in Parlamento e nelle istituzioni della nostra Repubblica.


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