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Unità-La spallata al governo sarebbe un errore

La spallata al governo sarebbe un errore" Proseguiamo con questa intervista il ciclo iniziato con il segretario dei Ds Piero Fassino sul futuro della sinistra. Sono stati intervistati nell'ordine G...

16/08/2002
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l'Unità

La spallata al governo sarebbe un errore"

Proseguiamo con questa intervista il ciclo iniziato con il segretario dei Ds Piero Fassino sul futuro della sinistra. Sono stati intervistati nell'ordine Giovanni Berlinguer, Luciano Violante, Fausto Bertinotti, Alberto Asor Rosa, Giovanna Melandri
ROMA La proposta di Cofferati? "Necessaria ma non sufficiente". Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e membro del Direttivo Ds, interviene sul dibattito innescato dalle interviste a Sergio Cofferati, sul 'Corriere della Sera', prima, e su 'La7', poi. Parla della sinistra, del significato del riformismo, dei pericoli insiti nel "governo populista" e dei rischi che l'opposizione correrebbe se decidesse di tentare "la spallata d'autunno".
Chiamparino, come giudica la proposta avanzata dal segretario della Cgil?
"Se devo dir la verità non vedo nulla di politicamente nuovo nelle posizioni di Cofferati".
Almeno un elemento di novità nel suo ragionamento sembra esserci, visto che ha parlato di tramonto della sinistra liberista.
"Mi sembra un po' sprezzante questa idea di sinistra liberista, perché evoca una sinistra che fa strame delle regole".
Il riferimento era a Blair e al D'Alema di Palazzo Chigi.
"Entrambi citati a torto. Quella di Cofferati è una posizione che ha attraversato tutte le sinistre europee ogniqualvolta si è perso. È stato così per la Spd prima che arrivasse Schroeder, per i laburisti prima che arrivasse Blair".
Quali sono le questioni che la sinistra deve affrontare oggi?
"I problemi che pone la globalizzazione, riuscire ad individuare una globalizzazione che sia guidata da regole e che favorisca una distribuzione più equa delle risorse. Non vedo come tutto ciò possa non misurarsi con il fatto che i paesi più avanzati devono perdere qualcosa. E quindi, a questo punto, a me pare che la questione, il problema politico, sia come coniugare flessibilità ed equità, come affrontare alcuni problemi anche un po' ostici per la sinistra".
Anche i no-global parlano della necessità di affrontare i problemi che pone la globalizzazione. E secondo Cofferati è necessario dialogare con questo e con gli altri movimenti.
"Con i movimenti si può e si deve dialogare, ma questo, agli occhi della maggioranza dell'elettorato italiano, non costituisce un'alternativa credibile per governare. Questo è quanto io traggo ogni giorno anche del mio lavoro di sindaco, nel contatto con tanta gente, che è completamente fuori dal dibattito politico, che guarda alle cose concrete. Il problema resta quello di dare al programma un di più che lo renda credibile davanti alla maggioranza degli elettori italiani".
Secondo Asor Rosa la questione urgente non è come vincere le elezioni del 2006, ma come rovesciare il governo Berlusconi prima di quella data.
"È ciò che io considero una scorciatoia, l'idea della spallata d'autunno, che secondo me rischia di farci prendere una nasata".
Non condivide l'idea che sarebbe "catastrofica" per il paese la prospettiva di arrivare al 2006 col governo Berlusconi?
"Penso che il danno principale che questo governo rischia di arrecare non è quello della lesione democratica, ma quello del governo populista. Questo è un governo che si regge su due condizioni: la leadership personale del premier e l'idea di avere risorse sufficienti per dare qualcosina a tutti. Alla prima condizione si può rimediare con l'iperpotere mediatico, ma come dimostra anche il dibattito di questi giorni sulle difficoltà finanziarie, la seconda non è data. E io ho un'idea chiara, e purtroppo credo anche realistica, di come cercheranno di uscire dalla situazione di difficoltà in cui si trovano: scaricare sui comuni, sugli enti locali il costo accumulato a livello centrale, le contraddizioni che hanno al loro interno".
Prevede un autunno caldo?
"La logica degli opposti estremismi secondo me non è una logica dalla quale noi usciamo vincenti. Io noto che ogniqualvolta Berlusconi ha delle difficoltà politiche usa la radicalizzazione come strumento di governo. Non escludo affatto che ci possa essere una stagione di lotte anche molto aspre sul piano parlamentare, sociale, d'opinione pubblica. Dubito che a noi questo giovi, come centrosinistra. Dubito che questa strada ci porti verso quella riconquista di una credibilità che è quello che credo dovremmo fare per riuscire a essere vincenti nel 2006".
Tornando alla proposta di Cofferati di costituire un Nuovo Ulivo, che ne pensa?
"Dov'è la novità rispetto a quello con cui abbiamo vinto nel '#8216;96? Anzi, questa è una concezione ancora più ristretta, perché nel '#8216;96 con Rifondazione c'era un rapporto più stretto. Per cui, anche qui, mi sembra una strada obbligata, ormai, ma il problema resta il solito, e si continua ad aggirarlo: dato che l'Ulivo non può che essere una coalizione di forze politiche, allora il tasso di riformismo e il tasso di credibilità dell'Ulivo è funzione diretta del tasso di riformismo e del tasso di credibilità politica dei suoi componenti".
Riformismo è parola che fa discutere.
"Per me è la capacità di saper affrontare e risolvere in un senso improntato a maggiore equità e maggior giustizia sociale i problemi che ci stanno di fronte. Riformismo, specie in un paese come il nostro, vuol dire affrontare problemi che sono di innovazione e al tempo stesso di equità".
Il problema è intendersi su cosa si possa cambiare.
"In Europa, grazie all'innovazione dello Stato sociale degli anni 50 e 60, si è prodotto il modello sociale dove si è vissuto meglio dal punto di vista materiale e delle libertà. Ma se si pensa che di fronte alla globalizzazione, il riformismo sia difendere questo e basta, allora io dico che questo non è riformismo, ma conservatorismo".
C'è chi accusa Cofferati di conservatorismo. Forse perché afferma che i diritti una volta strutturati non possono essere negoziati?
"Il problema è quello di coniugare qualsiasi diritto con la realtà. Perché poi alla lunga un diritto sganciato dalla realtà, secondo me, difficilmente esiste".
Qualsiasi diritto? Penso all'art. 18.
"Bisogna distinguere fra il diritto, che è quello di non esser licenziati senza una giusta causa, e le modalità con cui quel diritto viene mantenuto. Perché altrimenti, andando per la logica, allora avrebbe ragione Bertinotti: vale per chi lavora in un'azienda con tre dipendenti come per chi lavora in un'azienda con mille. Il diritto che in sé è non negoziabile, poi, nel momento in cui si passa alle modalità con cui lo si rende effettivo, deve misurarsi con la realtà. Dopodiché noi difendiamo l'art.18, facciamo la battaglia per l'art. 18. Ma penso che se su questo ci sarà una specie di prova di forza e di identità della sinistra, se si farà l'eventuale referendum sull'art.18, sarà un errore".
La Russa, in un'intervista apparsa ieri sul 'Secolo d'Italia', ha detto che "Cofferati è il migliore avversario che la Cdl può trovare sulla sua strada. È facile da sconfiggere, perché rappresenta la risposta della disperazione".
"Questo è un giochetto con cui ognuno cerca di disegnarsi l'avversario che preferisce. Secondo me quello di Cofferati è un discorso necessario ma non sufficiente. E, di conseguenza, anche la sua leadership sarebbe una leadership necessaria ma non sufficiente".


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