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Unità-La riforma Moratti?Una sanatoria elettorale

IL MONDO DELL'UNIVERSITÀ A MILANO La riforma Moratti?Una sanatoria elettorale di Luigina Venturelli / Milano Due precisazioni d'obbligo: quella della Moratti "non è una riforma ma una d...

08/10/2005
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IL MONDO DELL'UNIVERSITÀ A MILANO

La riforma Moratti?Una sanatoria elettorale

di Luigina Venturelli / Milano

Due precisazioni d'obbligo: quella della Moratti "non è una riforma ma una dannosa leggina sul personale" e l'impianto normativo "non è opera di un ministro ma dell'ufficio stampa di un ministro".

Guido Martinotti, ordinario di sociologia dell'Università milanese della Bicocca, dove decine di docenti da tutta Italia si sono riuniti ieri a convegno per elaborare proposte per una sensata innovazione degli atenei nazionali, spiega in poche parole quel che lui e i suoi colleghi pensano dell'ultima trovata della signora Letizia Brichetto: "È una semplice costruzione d'immagine elettorale. Vuole fare il sindaco a Milano e ritiene che una battaglia vinta al Ministero dell'Istruzione possa esserle utile, soprattutto se sbandierata come una lotta contro i baroni universitari. Peccato che gli effetti del provvedimento vadano esattamente nella direzione opposta".
Asse portante della supposta riforma è infatti una sanatoria per circa mille persone, concorsi riservati ai soli predestinati. "Il provvedimento della Moratti - sottolinea Giuseppe Catalano, ordinario di Economia Pubblica al Politecnico di Milano - è falsamente meritocratico, in quanto pieno di riserve per categorie protette che prescindono del tutto dal merito". È il caso degli associati più anziani che negli ultimi quindici anni non sono riusciti a salire in cattedra con le proprie gambe e per i quali verranno istituiti appositi concorsi d'ingresso alla docenza. "Così si continua a parlare troppo di docenti e troppo poco di studenti - continua Catalano - quando la prima emergenza da affrontare sarebbe quella delle politiche di sostegno allo studio. Oggi abbiamo un sistema iniquo che non offre pari opportunità a tutti gli studenti di tutte le condizioni sociali, ad esempio non esistono nemmeno borse di studio per i master e per gli studi all'estero durante il dottorato".
Altrettanto dannoso il secondo asse su cui si fonda l'intervento Moratti: l'introduzione del contratto a tempo determinato per i ricercatori, che così saranno sottoposti al più ferreo controllo dei loro baroni, di chi ha il potere di rinnovare o meno il loro contratto. "Nessuna riforma giuridica dovrebbe essere fatta senza il riconoscimento di quello che c'è - commenta Franca Bimbi, ordinario di Sociologia all'Università di Padova e coordinatrice del tavolo per il programma dell'Unione sullo studio e la ricerca - cioè il riconoscimento dei ricercatori come professori di terza fascia. Questo passaggio fondamentale è stato tralasciato dalla Moratti".
Ma tra i tanti effetti collaterali del provvedimento, il più grave resta l'inerzia di fronte ai bisogni più impellenti dell'università italiana. Si ribatte che non ci sono le risorse? "Nel 2003 un miliardo di euro è stato assegnato al cosiddetto Mit italiano di Genova per la robotica, ad oggi ne sono stati usati 50 milioni" ricorda il professore e senatore Ds Luciano Modica. Si possono congelare 950 milioni di euro per un istituto mentre tutta la ricerca italiana vive con 109 milioni all'anno?


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