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Unità: La ricerca del ministero perduto

Il mondo della ricerca italiano può forse ricominciare a respirare. Liberati dal ministero Moratti e dalla ossessione aziendalista ...

11/05/2006
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l'Unità

Carlo BernardiniRino FalconeFrancesco LenciGiulio Peruzzi *

Il mondo della ricerca italiano può forse ricominciare a respirare. Liberati dal ministero Moratti e dalla ossessione aziendalista aspettiamo ora che la libertà della ricerca di base e le prospettive di futuro per i giovani si incarnino senza contaminazioni in un ministro adeguato. Resta è vero ancora in sella una strana commistione di falsa aspirazione aziendalistica con una fortissima componente tecno-burocratica (la tecnologia può anche essere messa al servizio della complicazione) nei vertici di alcuni degli enti di ricerca, in questi anni martoriati dalla gestione Moratti.
Naturalmente, l’adeguatezza di un nuovo ministero dovrà essere commisurata alla responsabilità che, oltre agli Enti Pubblici di Ricerca, comprende l’Università e che deve essere coordinata anche con la Pubblica Istruzione. Il solo abbinamento possibile in questi settori è quello che vede associati i problemi della formazione e della ricerca di base: ma si è talmente parlato di «società della conoscenza» che ci sembrerebbe ora superfluo richiamare agli impegni declamati in tutto il centro-sinistra da anni a questa parte. Le personalità competenti e autorevoli non mancano e possono tutte dare ampie assicurazioni sulla loro puntigliosa capacità di tenere a bada scomposte intrusioni del mercato (che resta un valore se utilizzato opportunamente e negli ambiti adeguati, non ci si fraintenda) come quelle che sono state perseguite dal pernicioso duo Moratti-Tremonti sotto il grottesco ombrello di Berlusconi.
Se su un problema vogliamo richiamare l’attenzione degli amici e compagni che, in queste ore, stanno valutando a chi affidare la gestione delle cose, è sulla grave e assurda marginalità in cui ancora formazione e ricerca sembrano essere relegate nel dibattito mediatico. Le dichiarazioni al riguardo dei neopresidenti Bertinotti e Marini al loro insediamento sono state pregevolissime, ma la pubblica opinione è poi dirottata su altre esigenze più strettamente politiche, come se l’effetto di ipnosi anticulturale del berlusconismo rendesse il pubblico stordito, estraneo e svagato rispetto a tutto ciò che non riguarda “i soldi”. Questa è una malattia pubblica grave da curare, e il terreno della scuola, dell’università e della ricerca di base è ideale per misurare i progressi delle terapie.
È per questo che terremo gli occhi spalancati: non si possono e devono fare nemmeno piccoli errori. Bisogna restituire ossigeno e visibilità al “comparto” e questo si può fare solo con un pieno coinvolgimento degli scienziati e del pubblico.

* Osservatorio sulla Ricerca


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