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Unità-L'unità sindacale può ripartire dalla crisi Fiat

L'unità sindacale può ripartire dalla crisi Fiat MILANO La crisi della Fiat, assieme a Finanziaria e Mezzogiorno, è uno dei cavalli di battaglia su cui i sindacati sembrano aver ritrovato una ...

15/10/2002
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l'Unità

L'unità sindacale può ripartire dalla crisi Fiat

MILANO La crisi della Fiat, assieme a Finanziaria e Mezzogiorno, è uno dei cavalli di battaglia su cui i sindacati sembrano aver ritrovato una forte unità d'azione. Per Cesare Damiano, responsabile Ds del Lavoro, la crisi Fiat si potrà risolvere solo con "un piano industriale credibile, un intervento attivo di governo ed enti locali, con l'obiettivo di salvaguardare l'attuale assetto di stabilimenti e l'occupazione, in una prospettiva di forte capacità di innovazione dei modelli".
Perché è importante l'unità dei sindacati sulla Fiat?
"È la crisi più grave dell'azienda nel dopoguerra, che solo la ritrovata unità dei sindacati potrà fronteggiare".
Lo sciopero Cgil del 18 non contraddice questa esigenza?
"Lo sciopero si propone di contrastare la legge Finanziaria, di tutelare i diritti e di chiedere una nuova politica industriale. Tutte materie da cui si può ripartire per allargare l'iniziativa unitaria e per le quali i Ds saranno al fianco dei lavoratori in lotta".
Una parte dell'Ulivo ha chiesto di sospendere lo sciopero.
"Quella richiesta, avanzata da alcuni parlamentari dell'Ulivo, anche del nostro partito, è inopportuna e sbagliata perché non si può chiedere ai sindacati di unirsi pro e contro il patto per l'Italia nello stesso tempo. Sono uscite propagandistiche, che fanno emergere l'esigenza di posizioni collegiali su argomenti di rilievo primario. Tuttavia lo sciopero dovrebbe concludere una fase del conflitto sociale, perché avanzano nuovi problemi di enorme portata che possono costituire un terreno unitario, vedi appunto Finanziaria e Mezzogiorno, l'attacco al welfare, in particolare alle pensioni".
I Ds come intendono intervenire nel nuovo scenario?
"Lavorando per la più ampia unità della lotta sindacale, che è essenziale per poter vincere, una spinta all'unità che emerge anche dai luoghi di lavoro: tra i metalmeccanici sono motivo di preoccupazione le tre piattaforme separate, una cosa fortemente negativa che non accadeva da decenni".
La discussione ha messo a nudo anche il nodo irrisolto della democrazia sindacale.
"Le nuove regole sono necessarie, ma serve una spinta sindacale unitaria per promuovere l'iniziativa legislativa. È importante la proposta di Guglielmo Epifani nel forum ospitato dall'Unità, ossia di trasferire al settore privato, come vado sostenendo da tempo, le regole sancite dalla legge Bassanini per il settore pubblico. Poiché è ispirata dai sindacati, questa legge può essere estesa a tutto il mondo del lavoro. E anche la proposta di Giorgio Caprioli, il leader della Fim-Cisl, è interessante: è una utile base di discussione che supera la tradizionale impostazione della Cisl che fa riferimento solo al voto degli iscritti. Entrambe le ipotesi contribuiscono a superare la fase delle divisioni".
Però governo e Libro bianco vanno in tutt'altra direzione.
"Il Libro bianco vuole cancellare la concertazione, e sostituire la rappresentatività con il reciproco riconoscimento tra le parti, un modello molto pericoloso perché prescinde dalla democrazia e mina la rappresentatività di tutti i grandi sindacati confederali. Proprio per questo occorre intervenire subito sul terreno delle regole, anche con una inziativa parlamentare, alla quale stiamo lavorando, così come ha già fatto l'Ulivo in tema di diritti e tutele, con una serie di proposte unitarie, della coalizione, che possono costituire una base di programma dell'Ulivo: la Carta dei diritti, la legge sui diritti di sicurezza sociale e la riforma del processo del lavoro. Inoltre il partito insiste sul reddito minimo di inserimento e sulla legge per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro".
I temi del lavoro dunque tornano al centro dell'iniziativa dei Ds, che hanno anche promosso l'inchiesta sul lavoro che cambia. Con quali risultati?
"L'inchiesta ripropone una capacità di ascolto che il partito aveva smarrito sul tema del lavoro. Erano più di vent'anni che il partito non ricorreva all'indagine di massa per conoscere l'opinione del popolo della sinistra. Ora è stata riattivata o consolidata la comunicazione del partito con le fabbriche, un grande successo, un grande impegno delle strutture periferiche, soprattutto della sinistra giovanile, e finora sono stati coinvolti più di 350 tra luoghi di lavoro e territori e le risposte sono state oltre 13 mila".


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