FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3777081
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Il dizionario di Palazzo Chigi-di Nicola Tranfaglia

Unità-Il dizionario di Palazzo Chigi-di Nicola Tranfaglia

Il dizionario di Palazzo Chigi di Nicola Tranfaglia I linguisti e gli storici della lingua sono preoccupati per quello che sta accadendo in Italia a proposito dell'italiano e della politica ch...

17/06/2003
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Il dizionario di Palazzo Chigi
di Nicola Tranfaglia

I linguisti e gli storici della lingua sono preoccupati per quello che sta accadendo in Italia a proposito dell'italiano e della politica che il governo Berlusconi si propone di fare e in parte ha già fatto. C'è una questione generale che riguarda scuola, università e ricerca: mancanza sempre più accentuata di risorse, passi indietro nella concezione generale e paritaria dell'istruzione, pioggia di nomine governative (a volte grottesche) negli enti di ricerca.
Una più specifica che riguarda il disegno di legge attualmente in discussione sul Consiglio Superiore della Lingua Italiana: un organismo che dovrebbe nascere per promuovere e tutelare la lingua in Italia e nel mondo ma che si caratterizza per essere di nomina del governo, per pensare e redigere (idea singolare e pericolosa insieme) una "grammatica ufficiale" dell'italiano e soprattutto per prevedere come presidente del Consiglio - non si crederebbe ma è proprio così - il capo del governo nazionale, cioè il noto ed esperto studioso della lingua italiana Silvio Berlusconi.
I lettori penseranno che scherzo ma non sono mai stato così serio in vita mia e lo riferisco perché sia chiaro a tutti che, nell'interessante convegno organizzato il 13-14 giugno dall'Università di Palermo sugli italiani e la lingua a 40 anni dall'uscita della "Storia linguistica dell'Italia unita" di Tullio De Mauro, proprio su questo punto - che fare di fronte alla proposta di legge sul Consiglio Superiore della lingua? - si è accesa tra gli studiosi della lingua italiana una serrata discussione che continuerà nelle università e nelle sedi delle associazioni che si occupano di questi problemi. Sulle scelte da compiere i pareri sono stati diversi ma alla fine si è deciso di provare a sostenere con il governo una linea di collaborazione critica, di forti emendamenti al disegno di legge. Il punto fondamentale del discorso è analogo a quello che riguarda la politica sulla scuola e sull'Università: i linguisti chiedono che l'organo che si sta creando sia autonomo e non governativo. Finora, dobbiamo constatarlo, il governo non ha mai ceduto su questo aspetto né per quanto riguarda il Cnr né per quanto riguarda la scuola.
Ma accanto a questo problema, a Palermo sono stati affrontati i temi di grande interesse sull'evoluzione dell'Italiano scritto e parlato negli ultimi quarant'anni. Scrivendo la "Storia linguistica dell'Italia unita" nei primi anni '#8216;60, De Mauro - come ha detto di recente Alberto Asor Rosa, "ha compiuto una grande operazione civile: interveniva a modo suo, nel modo giusto su un ganglio vitale della nostra coscienza nazionale, del nostro modo di essere cittadini all'interno del nostro Paese". Ha rivelato agli italiani, riferendosi a Vico, a Cattaneo, a Croce, ad Ascoli non soltanto come si è formata la nostra lingua ma soprattutto ha mostrato le connessioni tra questo sviluppo e l'influenza che la storia democratica, sociale e culturale del nostro Paese ha avuto su quello sviluppo dimostrando per così dire storicamente l'angustia di uno studio tutto interno alla lingua e la fecondità di unire storie interne e storie esterne della lingua per far comprendere l'importanza del fenomeno nel mutamento complessivo del Paese Italia lungo tutti gli ultimi secoli.
Di qui, a cominciare dalla divertente relazione introduttiva di Umberto Eco, si è discusso su alcune domande che non solo gli addetti ai lavori si fanno negli ultimi anni di fronte all'influenza crescente dei mezzi di comunicazione e della televisione in particolare, del decrescere del peso dei dialetti, dei fenomeni di contaminazione e di ibridazione legati all'immigrazione soprattutto nordafricana e al diffondersi dell'Inglese come lingua veicolare in tutta l'Europa.
Su un punto l'accordo è stato pressoché generale: pur investito da una serie di processi rapidi e molto influenti si conferma una notevole stabilità dell'Italiano come lingua nazionale.
Un Italiano che registra variazioni evidenti tra lo scritto e il parlato e a livello regionale ma che mantiene tutt'ora una sua capacità di conservare proprie caratteristiche che le permettono di assorbire apporti introdotti sempre di più dall'Inglese e da altre lingue e che si evolve più lentamente di quanto possa a prima vista apparire.
Un linguista palermitano, Vincenzo Lo Cascio, che insegna da tempo in Olanda, ha raccontato come ormai tre professori italiani, un friulano, un piemontese e un siciliano, potessero insegnare la lingua italiana in quel Paese malgrado le differenze regionali così evidenti per la percezione della lingua italiana ormai come lingua standard. Un processo che negli anni Cinquanta non era compiuto ma che nei due decenni successivi è giunto a conclusione.
Un altro aspetto emerso con chiarezza a Palermo è stato il tema dell'influenza dei media sull'evoluzione della lingua, dell'informatica e del linguaggio elettronico, di quello pubblicitario. Qui si è avuta la sensazione da parte di chi scrive che il lavoro è avviato ma che è ancora da certi punti di vista agli inizi per i complessi problemi di metodo che presenta.
Ma non c'è dubbio che proprio l'indagine su questi aspetti rappresenterà nei prossimi anni un tema di grande importanza per tutti gli studiosi della lingua italiana.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL