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Unità-Gli aiuti al Mezzogiorno finiranno nelle aree forti. La Cgil boccia il maxi-emendamento

Gli aiuti al Mezzogiorno finiranno nelle aree forti. La Cgil boccia il maxi-emendamento di red E si arriva al paradosso: uno strumento "pensato" per aiutare il Sud, finirà per favorire le aree p...

03/11/2002
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l'Unità

Gli aiuti al Mezzogiorno finiranno nelle aree forti. La Cgil boccia il maxi-emendamento
di red

E si arriva al paradosso: uno strumento "pensato" per aiutare il Sud, finirà per favorire le aree più forti. Il Nord, il Nord-Ovest. E' solo uno dei tanti motivi per cui la Cgil boccia - e boccia senza appello - il maxi-emendamento alla finanziaria approvato dal Consiglio dei ministri giovedi.

Finanziaria bocciata, dunque. Anche per ragioni di "metodo". In una lunga nota firmata dal Dipartimento Politiche di coesione e Mezzogiorno, la confederazione di Corso d'Italia spiega che "il governo ha, infatti, accolto solo le proposte di Confindustria e piegati gli strumenti di incentivazione a solo beneficio delle imprese industriali...".

con la presentazione da parte del governo degli emendamenti alla legge Finanziaria 2003 per la parte che riguarda le politiche d'incentivo per il Mezzogiorno, si è malamente conclusa una vicenda che ha visto protagonisti Cisl, Uil, Confindustria e Governo stesso". E proprio per questo, "il percorso utilizzato dal governo, e condiviso da Cisl, Uil e Confindustria, ha teso ad escludere la Cgil da ogni confronto di merito sulle misure proposte, coinvolgendo la nostra organizzazione solo in un paio di riunioni tecniche nel corso delle quali peraltro sono stati presentati testi già condivisi con le altre organizzazioni presenti".

Ma fin qui, nulla di nuovo. Le denunce più gravi riguardano il merito. Ed il giudizio criticissimo del più grande sindacato, come detto, riguarda proprio le errate scelte per il Mezzogiorno. Sul credito d'imposta, per esempio. Per la Cgil la modifica del meccanismo di utilizzazione non si spiega in alcun modo dal punbtoi di vista dell'efficienza. In realtà la riduzione del credito d'imposta ha una sola spiegazione: "la riduzione della spesa a danno del Mezzogiorno". In una fase, invece, in cui ci sarebbe bisogno di interventi rapidi - "dal funzionamento a breve", come si dice in sindacalese - lo strumento pensato dal governo farà perdere la sua funzione anticiclica. Lo stesso può dirsi per il bonus occupazione.

E alla fine aumenterà il differenziale di aiuto tra Centro-Nord e Sud. Con l'aggiunta che la diminuzione della quota per il Sud riduce la competitività sul costo del lavoro con gli altri paesi. Come avverrà tutto questo? Semplice: mentre per il Nord i fondi di sostegno saranno esigibili con apposite risorse previste dalla finanziaria, per il Sud si dovrà attendere che siano definiti attraverso la ripartizione del "fondo unico". Ed ecco il punto: uno strumento pensato per il Sud, paradossalmente produrrà incertezze proprio in quell'area.

E ancora. Al Sud bisognerà aspettare le decisioni del CIPE anche per avviare il bonus, con il rischio di non trovare più le risorse di quella quota.
Fatti salvi i bonus già attivati, si avrà un tetto di utilizzo di 125 milioni di euro per ognuno degli anni dal 2003 al 2006 e di 300 milioni di euro per il Mezzogiorno. Tradotto: significa che attivati 96.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nel 2003 su tutto il territorio nazionale, saranno gli stessi 96.000 ad impegnare le risorse degli anni successivi. Insomma, "è un imbroglio lo sbandierato ripristino del credito per quattro anni avendo lo stesso efficacia, concretamente, solo per i nuovi posti attivati nel 2003". Bocciati, dunque.


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