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Unità-Disperazione autoritaria (a proposito di censura sui libri di testo) di Luciano Violante

Disperazione autoritaria di Luciano Violante Il centrodestra ha approvato una risoluzione in Commissione Cultura della Camera dei deputati con la quale impegna il governo ad intervenire sull'adozi...

12/12/2002
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l'Unità

Disperazione autoritaria
di Luciano Violante

Il centrodestra ha approvato una risoluzione in Commissione Cultura della Camera dei deputati con la quale impegna il governo ad intervenire sull'adozione dei libri di storia, a partire dal prossimo anno scolastico. Due giorni fa su "Il Corriere della Sera" il direttore chiudeva l'editoriale denunciando in Italia un rischio per la libertà.
Questo rischio c'è ed è grande. E deve suscitare allarme e mobilitazione.
La Costituzione stabilisce "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Con quella risoluzione, da oggi l'insegnamento diventa meno libero. Quella risoluzione quindi è incostituzionale; ma questo lo sanno benissimo anche i proponenti. Perché ostinarsi allora in una restrizione di libertà che non ha eguali in nessun paese civile?
La ragione c'è. Norberto Bobbio, nelle sue Memorie racconta di come, vigendo le leggi razziali, non ebbe il coraggio, entrando in un caffè a Padova, città dove insegnava, di strappare un avviso che vietava l'ingresso agli ebrei. Perché i regimi totalitari fanno emergere le viltà, spiega Bobbio, riconoscendo la propria omissione senza giustificarsi.
Non c'è alcun parallelismo con il regime fascista. Ma certamente nell'attuale regime politico italiano si manifestano giorno dopo giorno tendenze illiberali sempre più marcate che danno corpo alle paure. Quella censura non riguarda solo i libri. Riguarda soprattutto gli insegnanti. Perché se i libri vanno scelti come comanda il governo è chiaro che gli insegnanti non possono poi insegnare secondo scienza e coscienza, altrimenti gli ordini del governo, limitati ai libri, sarebbero inutili. Il necessario complemento delle future scelte governative sui libri di testo è costituito dalle successive scelte governative nei confronti degli insegnanti. Può essere un bravo insegnante chi disattende le disposizioni governative sull'insegnamento della storia? Evidentemente no. Allora gli insegnanti sono avvisati. La storia si insegna come vuole il governo.
La mobilitazione ci vuole, della comunità degli storici, degli insegnanti, delle famiglie, delle case editrici, delle donne e degli uomini di cultura, dei giornalisti di tutti i lavoratori, dell'Italia che crede nella libertà e condanna le sopraffazioni.
In questa ennesima idiozia del centro destra c'è una sorta di disperazione autoritaria, come in un film di Visconti.
La crisi della Fiat è abbandonata al suo destino con un occhio agli interessi del presidente del consiglio; i suoi dipendenti in cassa integrazione sono invitati a lavorare in nero e quindi a frodare il fisco e a togliere il posto ai giovani. Il relatore al senato sulla legge finanziaria dice in Aula che l'evasione fiscale non è un illecito perché costituisce legittima difesa. Fior di criminali ottengono in tutta Italia la sospensione dei loro processi in applicazione della legge Cirami. Si dimettono tutti i rettori delle Università italiane. Dopo anni di crescita dell'occupazione comincia a delinearsi lo spettro della disoccupazione. La Rai, una volta la più grande impresa culturale del paese, è ormai tra il ridicolo ed il collasso; perde audience in favore delle reti del presidente del consiglio, aumenta volgarità e stupidaggini come le reti del presidente del consiglio, ma moltiplica censure e rimbrotti a differenza delle reti del presidente del consiglio. E la maggioranza, mentre il Paese va a rotoli, mette in gabbia la libertà costituzionale d'insegnamento.
Un vecchio film cecoslovacco degli anni '#8216;60 si intitolava "Il principio superiore". Invitava a seguire, anche nelle circostanze più drammatiche, i superiori principi fondamento della convivenza civile. Le nostre circostanze non sono drammatiche, ma sono assai serie.
Battersi perché si riaffermi il principio della libertà di insegnamento, contro questo ennesimo abuso di potere della destra, è battersi appunto per un superiore principio di civiltà. Bisogna esigere con voce forte che il governo chieda alla sua maggioranza il ritiro di quella ridicola e funebre risoluzione. Non farlo significherebbe lasciare soli migliaia di insegnanti, ratificare un inaccettabile sopruso, essere responsabili della crescita di una generazione senza pensiero critico.


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