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Unità-Cnr, si dimette il direttore e attacca la Moratti

Cnr, si dimette il direttore e attacca la Moratti di Mariagrazia Gerina Il presidente del più importante ente di ricerca italiano si è dimesso. "Dimissioni irrevocabili", scandisce Lucio Bi...

14/05/2003
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l'Unità

Cnr, si dimette il direttore e attacca la Moratti
di Mariagrazia Gerina

Il presidente del più importante ente di ricerca italiano si è dimesso. "Dimissioni irrevocabili", scandisce Lucio Bianco, fino a ieri a guida del Consiglio nazionale delle ricerche. Le dimissioni sono l'ultimo atto di una battaglia che va avanti da mesi. Da una parte il ministro della Ricerca, Letizia Moratti, intenzionata a procedere a colpi di riforma, dall'altra il Consiglio nazionale delle Ricerche e il suo presidente insieme a buona parte dei ricercatori italiani, che hanno chiesto in ogni modo al governo di invertire la rotta. Niente da fare, il decreto di riordino del Cnr, al centro della battaglia, sarà approvato probabilmente già nel prossimo Consiglio dei ministri. "A questo punto ritengo di avere esaurito il mio compito", spiega Bianco che in una lettera al presidente del Consiglio ha già rimesso il suo mandato.

Dialogo negato, riforme usate come clave, fondi tagliati, scienziati trattati come sanculotti ("Vorrei sapere che scoperte hanno fatto questi scienziati che protestano", li aveva apostrofati il ministro). È stato scontro senza esclusioni di colpi da parte del governo. Che fa dire al presidente Bianco nella lettera di commiato rivolta ai ricercatori italiani: "Alla tradizionale mancanza di attenzione della classe politica italiana nei confronti della ricerca scientifica è subentrata negli ultimi tempi una sorta di insofferenza e forse di ostilità nei confronti di una categoria che nel complesso è ritenuta privilegiata e parassitaria". Da qui, indica Bianco ai colleghi, la preoccupazione di "controllare e ridimensionare questo mondo", in nome di ciò che è "utile" e "rispondente al mercato". Perché sono il controllo e la riduzione dell'autonomia di ricerca, secondo il presidente dimissionario, l'unico obiettivo di questa maggioranza, dopo due anni di governo. A monte di ogni decisione fin qui presa, "una visione che sostanzialmente nega l'utilità di una ricerca nazionale intesa come avanzamento delle conoscenze". E con questa impostazione "è evidente che parlare di ricerca scientifica e del miglior modello organizzativo per valorizzare le potenzialità intellettuali del nostro Paese è impresa ardua".

Da tempo Bianco punta il dito contro il governo, prima per i tagli ai finanziamenti, poi per l'assalto agli enti di ricerca, Cnr in testa, portato avanti a colpi di riforma. E per questo lo scorso 31 gennaio il Consiglio dei ministri aveva deciso di rimuoverlo dal suo incarico. Disarcionato dall'esecutivo e rimesso in sella da un pronunciamento del Tar, Bianco nelle scorse settimane, a questo punto le ultime del suo mandato, ha ribadito la contrarietà al progetto di riordino davanti alle Commissioni di Camera e Senato.

La risposta del governo è già pronta. È scritta nel contestato decreto di riordino del Cnr che sta per essere varato. Oltre ai nuovi organi di controllo, l'esecutivo aveva già deciso di riproporre il commissariamento dell'ente, che il tribunale amministrativo del Lazio aveva bollato come "eccesso di potere". Dopo esser stato costretto dal Tar a farsi da parte, Adriano De Maio, rettore della Luiss, nonché consigliere del ministro si preparava già a ricoprire l'incarico. È l'uomo scelto dalla Moratti per portare l'ordine deciso dal governo all'interno del Cnr. In veste di commissario, perché per avere un nuovo presidente il Cnr dovrà aspettare ancora qualche mese, anche se il valzer attorno alla poltrona è cominciato e vede in prima fila Giuseppe Nisticò, già europarlamentare di Forza Italia.

Lucio Bianco ha anticipato le mosse dell'esecutivo, dando le dimissioni. E non c'è motivo di credere che non verranno accettate. Ad esse, oltre a un pesante atto d'accusa, Bianco consegna l'ultimo atto di difesa dell'ente da lui presieduto. Primo, "non è un carrozzone che sperpera fondi, ma la casa della scienza italiana". Secondo, per risollevarne le sorti ci volevano semplicemente "più finanziamenti". Terzo, una profezia, fatta con i tagli alla mano: "Vedrete che nel secondo semestre dell'anno ci saranno problemi di vera e propria sopravvivenza di istituti di ricerca che fanno capo al Cnr".

Silenzio dall'esecutivo e dalla maggioranza. Molti invece i "riconoscimenti" e gli attestati di solidarietà, i ringraziamenti per l'impegno profuso al servizio dell'ente, che vengono dall'opposizione. "Anche oggi il professor Bianco ha dimostrato di camminare quattro palmi più in alto del ministro Moratti", sottolinea Maria Chiara Acciarini (Ds). Mentre Flaminia Saccà, responsabile Ds della Ricerca denuncia l'"arroganza mostrata dal governo". Alla stima personale, si affianca una lettura politica dell'intera vicenda: "Il grave atto di accusa di Lucio Bianco deve far riflettere quanti hanno a cuore la libertà della ricerca", osserva Enzo Carra, responsabile Cultura della Margherita. "Il ministro Moratti dopo due anni di chiacchiere ha portato allo stremo il più importante ente di ricerca italiano", incalza il capogruppo dei Ds in Commissione Istruzione, Walter Tocci, fotografando il declino che investe la ricerca italiana, "mentre si versano lacrime da coccodrillo per la fuga dei cervelli all'estero".

"Altro che innovazione! Il governo Berlusconi è impegnato ad affossare il più importante ente di ricerca italiano", dice Laura Zanella (Verdi), che chiede al ministro Moratti di riferire di fronte al Parlamento "sulle circostanze anche hanno portato alle dimissioni di Bianco e accetti un confronto con l'opposizione sul futuro della ricerca pubblica in Italia".


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