FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3772433
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Ci vogliono portare verso una situazione di pre-secessione

Unità-Ci vogliono portare verso una situazione di pre-secessione

12.2002 Ci vogliono portare verso una situazione di pre-secessione "Se la devolution non si ferma, di che discutiamo? Se il problema della giustizia significa non fare processi a gente del giro di...

02/12/2002
Decrease text size Increase text size
l'Unità

12.2002
Ci vogliono portare verso una situazione di pre-secessione

"Se la devolution non si ferma, di che discutiamo? Se il problema della giustizia significa non fare processi a gente del giro di Berlusconi? Se si vuole il presidenzialismo alla sudamericana?". Franco Bassanini, ex ministro della Funzione pubblica, senatore Ds, non crede alla volontà del centrodestra di aprire un reale confronto sulle riforme.
Non crede neanche alla proposta di una convenzione per le riforme sul modello dell'Unione Europea?
"L'idea potrebbe avere degli aspetti interessanti se ci fosse davvero una volontà comune di affrontare i problemi dell'ammodernamento istituzionale. La Convenzione Ue nasce dalla convinzione condivisa, pur con inevitabili diversità di accento, che si dovesse procedere - verso l'allargamento che porterà l'Ue a 25 membri - a un'impegnativa opera di riforma perché le istituzioni non erano più adeguate".
Mentre in Italia questa volontà comune latita?
"È una verifica che va fatta. E ha fatto bene Fassino a farla sulla devolution. È una questione chiave. Se l'obiettivo comune è riformare la forma dello Stato sul modello federalista, potrebbe anche andare bene: è un modello compatibile con l'unità e l'indivisibilità del Paese. Nessuno pensa che Usa o Germania siano a rischio. Tutt'altro: il federalismo come sistema per unire nella valorizzazione delle diversità. Se la discussione è su quale federalismo, noi siamo disposti a confrontarci".
Fassino dice congelate la devolution, Fini e Berlusconi rispondono di no. È un confronto?
"La devolution è ben altro dal federalismo. Nasce su un colossale imbroglio: la maggioranza afferma che l'attribuzione di poteri esclusivi alle regioni (su scuola, sanità, polizia locale, ndr) non romperebbe l'unità nazionale perché lo Stato conserverebbe le competenze a stabilire i livelli essenziali di prestazioni sanitarie e l'ordinamento generale dell'istruzione. Purtroppo non è vero. Questa previsione è contenuta nella relazione di accompagnamento al ddl, e il governo rifiuta di trasferirla nella legge. Ci vogliono portare ben oltre il modello del federalismo, verso una situazione di pre-secessione. Dunque è giusto l'alt di Fassino. Se andiamo verso la disarticolazione del Paese manca il terreno comune per costruire il confronto".
Ecco il primo mattone su cui costruire la Convenzione. Il secondo?
"La forma di governo. Si può discutere su premiership, cancellierato, semipresidenzialismo. Io sono contrario al presidenzialismo perché poco adatto alle democrazie europee. Ma se si vuole un mandato di governo senza regole, allora manca l'idem sentire. Se chi vince ha tutti i poteri e nessun limite non c'è democrazia. Se c'è uno statuto di governo ne serve uno dell'opposizione. Altrimenti ci prendiamo in giro e basta".
Forma di Stato e di governo. Poi?
"La giustizia. Il primo problema è la lunghezza dei processi, poi garantire i diritti dei singoli e il rispetto della legge. Se la linea sulle riforme è: garantisti contro giustizialisti, la Convenzione rischia di diventare un dialogo tra sordi. Indipendenza dei magistrati, giustizia senza occhi di riguardo, ferma decisione di non interferire usando il potere politico: se c'è accordo su questi obiettivi, poi si può aprire un dialogo sulle formule tecniche".
Veramente Forza Italia ha già posto una condizione: prima risolviamo il nodo dell'uso politico della giustizia.
"E io rispondo: prima ancora sciogliamo il nodo della continua interferenza della politica per costringere i giudici a non applicare le leggi in modo uguale ai potenti del momento. Così non si arriva da nessuna parte. La Convenzione non serve a dare un contentino a Bossi o a evitare condanne a Tizio, sennò meglio non farla. Serve a scoprire se è possibile elaborare con ampia convergenza un progetto di ammodernamento del Paese. E di questo fa parte una giustizia certa, rapida, imparziale, senza persecuzioni ma neppure privilegi. Sembrano banalità. Ma poi Bossi non ci sta, qualcuno vuole il presidenzialismo peronista, altri l'impunità per gli onorevoli...".
Ecco, non sarà che il "disarmo bilaterale" rischia di essere a carico di una parte sola, cioè la sinistra?
"È una riflessione che va fatta. Per questo non si può accettare che la devolution vada in porto. È ovvio che se si discute di riforme non possiamo pensare di azzerare i guasti dell'ultimo anno di governo. Possiamo però pretendere che ci si fermi".
Così a metà del guado? Con la giustizia nella bufera?
"Non si fermano certo le nostre azioni politiche contro leggi vergognose: se ci chiedessero di non promuovere il referendum contro la Cirami, sarebbe strumentale. Sono stati fatti pezzi di riforma a uso e consumo di potenti e di amici loro".
Ma si può sedersi oggi a un tavolo progettando un domani comune e, nello stesso tempo, farsi la guerra su ciò che è avvenuto appena ieri?
"Questo presupporebbe che in quel quadro di obiettivi comuni necessari per dare concretezza alla Convenzione ci fosse una giustizia uguale per tutti. Il sistema non deve consentirne un uso politico, siamo tutti d'accordo, ma nemmeno interferenze politiche. Certo, non si risolve il problema della Cirami. Ma una serie di provvedimenti adottati in questi mesi dovranno essere necessariamente riconsiderati".
E le pare fattibile?
"Credo sia già emerso che questa proposta - purtroppo perché sarebbe stato molto utile al Paese - è strumentale e propagandistica. Se si riaprisse uno spiraglio di confronto sarei felicissimo. Noi abbiamo una democrazia maggioritaria senza le garanzie e le regole proprie del sistema. Quindi, fragile. A garanzia di tutti dovremmo scriverne i contrappesi nella Costituzione. Ma la proposta del centrodestra è sincera? Vogliono davvero questo?".
Lo vogliono davvero?
"Ma se la devolution non si ferma? Se si vuole il presidenzialismo alla sudamericana? Temo che la Convenzione diventi il luogo dove ci propongono l'abbinamento inscindibile devolution-presidenzialismo. Ma se non si introducono garanzie contro degenerazioni plebiscitarie si rischia solo di uscire dal modello democratico".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL