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Unità-Cgil: "A rischio 280mila posti di lavoro". Una ragione in più per scioperare il 18

2002 Cgil: "A rischio 280mila posti di lavoro". Una ragione in più per scioperare il 18 di Davide Sfragano "Se non si pone un freno alla politica del governo si possono determinare dei pesanti ...

16/10/2002
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l'Unità

2002
Cgil: "A rischio 280mila posti di lavoro". Una ragione in più per scioperare il 18
di Davide Sfragano

"Se non si pone un freno alla politica del governo si possono determinare dei pesanti contraccolpi ai livelli occupazionali del paese". È il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a lanciare questo allarme alla vigilia dello sciopero generale di venerdì. "Stimiamo che sono a rischio tra i 260mila e i 280mila posti di lavoro '#8211; prosegue Epifani '#8211; così ripartiti: 50mila nei servizi locali; 50mila per la cessazione dei crediti d'imposta; altri 50mila se il piano di risanamento della Fiat rimanesse invariato; tra i 15mila e 20mila posti nel settore bancario; ulteriori 50mila nel mezzogiorno; 4-5mila nel petrolchimico". La Cgil ci tiene a sottolineare che queste sono cifre attendibili, sono stime effettuate da esperti.

Sono tutti ulteriori motivi per aderire alla mobiltazione del 18 ottobre. "Abbiamo preparato questo sciopero con assemblee in tutte le realtà territoriali. Ed abbiamo riscontrato condivisione di obiettivi e ragioni. Ciò ci fa ben sperare per venerdì, sia per quel che riguarda la partecipazione, sia in merito alle adesioni". Tutto ciò induce Epifani e l'intera Cgil ad un certo ottimismo.

"Intendiamo contrastare '#8211; prosegue Epifani - una politica economica, finanziaria e sociale, sbagliata, che finora ha dato esclusivamente risultati contradditori. Una politica che toglie diritti ai lavoratori, che non fa i conti con le esigenze del paese. Per giunta l'ultima Finanziaria, porta il paese ad un declino totale. In essa non c'è né rigore nei conti, né misure per lo sviluppo, né coesione sociale".

La Cgil chiede invece uno sviluppo che si basi sulla qualità, sui diritti e sulla coesione sociale. "Adesso si comincia a parlare di declino del paese '#8211; chiosa Epifani '#8211; cosa che noi lo denunciamo da ben quattro anni. Il nostro paese non investe in media ed alta tecnologia, non investe in ricerca, e continuano ad esserci morti sul lavoro, nei cantieri".

Una frecciata Epifani la riserva a Confindustria: "Ha sostenuto questa politica del governo rendendosi responsabile di tale situazione di declino economico, e non favorendo quindi neanche le imprese stesse". Ma anche agli altri sindacati confederali, Cisl e Uil, non sono fatti salvi: "Il 'Patto per l'Italia' ha visto in poco tempo esaurire qualsiasi funzione di sviluppo, e si è dimostrato deleterio. Quel patto è costruito sulla sabbia".

E proprio al governo vengono attribuite le maggiori colpe della crisi economica italiana: "Di fronte al rallentamento economico mondiale, l'esecutivo non è stato in grado di prendere provvedimenti anticiclici. Anzi ha peggiorato la situazione con provvedimenti prociclici".

Venerdì quindi, 120 mila manifestazioni in tutta Italia. In tutti i capoluoghi di provincia e non solo. Una manifestazione regionale a Torino: contro la politica del governo, ma soprattutto contro il piano di licenziamenti previsti dalla Fiat. Gli aeroporti si fermeranno dalla 10 alle 18. Le ferrovie dalle 9 alle 17. Si fermerà anche il trasporto pubblico locale, con modalità differenti da posto a posto, ma sempre in modo da consentire di partecipare alle manifestazioni. I quotidiani, invece si fermeranno il 19.

Le ultime parole Epifani, le spende per la scuola: "Il ministero ha esercitato pesanti pressioni affinché il personale delle scuole non scioperasse. Ma non servirà. Si fermeranno i docenti e i lavoratori. E con noi ci saranno anche tantissimi studenti. Finora abbiamo ricevuto moltissime adesioni di gruppi studenteschi".


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