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Unità-Centomila contro il governo

15.02.2002 Centomila contro il governo. E rivolti a Cgil, Cisl, Uil: "Subito lo sciopero generale" di Mariagrazia Gerina Erano più di centomila venerdì a Roma, centocinquantamila secondo gli o...

15/02/2002
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l'Unità

15.02.2002
Centomila contro il governo. E rivolti a Cgil, Cisl, Uil: "Subito lo sciopero generale"
di Mariagrazia Gerina

Erano più di centomila venerdì a Roma, centocinquantamila secondo gli organizzatori. Infermieri, postini, operai, vigili urbani. E decine di migliaia di insegnanti,che sono tornati in piazza ancora una volta, dopo le manifestazioni dell'autunno. Contro il governo e contro la riforma della scuola targata Moratti, si è unito il mondo del lavoro e quello della scuola, studenti compresi. Hanno sfilato venerdì mattina per le vie di Roma. Per rivendicare rispetto per i diritti dei lavoratori e "contro la vergognosa libertà di licenziamento pretesa dal governo". Un lungo corteo, organizzato dai Cobas e dai sindacati autonomi, che ha attraversato la città da piazza della Repubblica fino a San Giovanni. Lavoratori e studenti, fianco a fianco, e la variegata moltitudine dei No Global a rimpolpare la folla. "Da Porto Alegre - dicono i rappresentanti del Roma Social Forum - ci giunge una chiara indicazione: dobbiamo ripartire con le lotte per la pace e la giustizia sociale".
Globalizzazione e politiche del governo si intrecciano negli slogan, mentre mondo del lavoro e movimenti dei no global avanzano fusi in una moltitudine multicolore, seminata di bandiere rosse. Tra le prime file sventola una bandiera della Palestina. A protestare contro il governo anche tanti immigrati: i loro diritti e quelli dei lavoratori marciano insieme lungo le vie della capitale. "I lavoratori sono considerati non cittadini, ma pura forza-lavoro, proprio come accade per gli immigrati", spiega Casarini, nascosto tra la folla. Sciopero dunque, anche contro il razzismo e la legge Bossi-Fini. E ancora "contro la guerra che si estende nel mondo e distrugge, anche qui da noi, i diritti civili", dice Piero Bernocchi, leader dei Cobas, al microfono.
"È il giorno della riscossa di chi lavora e di tutta la base italiana contro le politiche sciacalle del governo di centro destra", gridano dall'altoparlante. "Giù le mani da pensioni e tfr", si legge su cartelli e tazebao, "Contro il sistema dei padroni". Ad aprire la manifestazione un grande striscione: "Sciopero generale". Dietro sfilano in centocinquantamila. E la città per qualche ora va in tilt. "Questa manifestazione - rilancia il deputato Paolo Cento - è la dimostrazione che sono ormai maturi i tempi per arrivare allo sciopero generale contro il governo con l'obiettivo di estendere su tutto il territorio e nei luoghi di lavoro una nuova stagione di conflitto". Spinge verso lo 'sciopero generale' la folla convocata dai sindacati di base. E alla Cgil, che pure continua a invocarlo, non risparmia critiche. "Lo sciopero generale è già oggi", grida qualcuno dagli altoparlanti.
Il settore più rappresentato nel lungo corteo è la scuola. Decine di migliaia di insegnanti erano in prima fila a scandire slogan contro il governo e contro la riforma Moratti, ma anche contro i tagli alle cattedre previsti dalla finanziaria. Molti di loro, a carnevale finito, hanno deciso di indossare polemicamente la maschera, contro un governo che continua a non riconoscere né il loro ruolo né quello della scuola pubblica. Anche alcuni insegnanti della Cgil prendono parte alla manifestazione. Tutti portano cartelloni con su scritto: "Stipendi europei". E protestano contro il disegno di legge appena approvato dal governo, che immetterà in ruolo ventimila insegnanti di religione. "E' scandaloso metterli sullo stesso piano di chi appartiene alle altre classi di concorso", dicono i manifestanti. E ancora dicono: "No ai tagli della finanziaria". Sessantamila posti di lavoro sono a rischio per insegnanti e personale Ata. E già dal prossimo anno, oltre 8.500 cattedre sono destinate a saltare secondo i piani del governo. Trentaseimila, nei prossimi tre anni. "Diciamo un no secco alla riforma Moratti ma, più in generale, a qualsiasi tipo di privatizzazione e aziendalizzazione della scuola", dice al microfono Piero Bernocchi. Sì, invece "ad una riforma che porti l'obbligo scolastico a 18 anni, con un biennio unico alle superiori, con una scuola materna che arrivi sino ai sei anni e la scuola elementare che inizi a sei anni, e ad una scuola media così come è". Il leader dei Cobas fa anche un cenno agli studenti, rivendicando per loro "una forma di presalario, dopo i 16 anni, per consentire a tutti di proseguire gli studi".
Ed erano molti gli studenti tra la folla. Dopo le agitazioni autunnali, dicono di essere intenzionati a far sentire ancora la loro voce. Il movimento dentro al quale quest'anno marciano fianco a fianco studenti e insegnanti non è stato sbaragliato dall'inverno. Il blitz della Moratti, che dopo il fallimento degli Stati generali, a sorpresa, ha accelerato i tempi della riforma, per un attimo sembrava aver disorientato tutti quanti. Ma venerdì prof e studenti sono tornati a farsi sentire. E il 9 marzo anche i sindacati unitari, Cgil Cisl e Uil scenderanno in piazza: "Manifestazione nazionale unitaria in difesa della qualità dell'istruzione". E forse lo sciopero.
Intanto già venerdì il mondo della scuola ha battuto un colpo. Oltre ai Cobas hanno scioperato anche lo Snals e la Gilda. Un colpo battuto dal mondo della sucola, insieme a quello del lavoro e ai no global, uniti, sotto le sigle dei sindacati autonomi, contro le politiche del governo. Gli organizzatori gridano al "successo". La manifestazione si è svolta in modo pacifico, ma, poco dopo la partenza, si è verificato un atto di vandalismo.
Un gruppo di 'giovani disobbedienti' si è staccato dal corteo e ha assaltato l'ufficio di un'agenzia per il lavoro interinale, rompendo le vetrine e sabotando i computer.
Parecchi i problemi che il corteo ha causato alla circolazione: tratti chiusi al traffico, percorsi degli autobus deviati. La manifestazione, sommata allo sciopero dei mezzi pubblici, ha bloccato per qualche ora il centro della città.


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