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Unità-Arriva il numero chiuso per le lauree specialistiche?

Arriva il numero chiuso per le lauree specialistiche? di Francesca D'Amico La riforma universitaria, partita in molti atenei italiani, viene messa in discussione in questi giorni dal ministro Let...

10/04/2002
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l'Unità

Arriva il numero chiuso per le lauree specialistiche?
di Francesca D'Amico

La riforma universitaria, partita in molti atenei italiani, viene messa in discussione in questi giorni dal ministro Letizia Moratti. Sotto tiro il sistema del 3 + 2 (la nuova articolazione dell'istruzione universitaria in tre livelli con l'introduzione delle lauree brevi), ideato dal centrosinistra, e l'autonomia degli atenei. Alcuni cambiamenti stanno avvenendo già in questo mese. In un documento del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario ('Requisiti minimi di risorse per i corsi di studi universitari'), documento le cui indicazioni diventano operative probabilmente entro aprile, vengono frapposti ostacoli al passaggio dal primo diploma di laurea (conseguibile in tre anni) ai successivi corsi di laurea specialistica (due anni). Viene esplicitamente detto che i fondi per le lauree specialistiche verranno drasticamente ridotti (gli studenti che frequentano i corsi di laurea specialistica verrebbero valutati, ai fini dei finanziamenti, un terzo rispetto agli studenti dei corsi di laurea). Tutto questo in un'ottica che crea lauree di serie A e lauree di serie B. Lo spirito della riforma, con l'introduzione delle lauree di primo livello, sembrava essere quello di allargare il numero dei laureati nel nostro paese, lasciando agli studenti la possibilità di scegliere di poter continuare il percorso di studi. Ora, al contrario, si assume esplicitamente che la maggioranza degli studenti non potrà accedere ai corsi di laurea specialistica e si ipotizza l'introduzione del numero chiuso.
Alla riduzione delle risorse per la riforma stabiliti in finanziaria, si aggiunge, da parte del comitato, una definizione di criteri di suddivisione dei fondi che non è affatto chiara.
Viene suggerito che i fondi vengano erogati in rapporto a requisiti minimi di qualità dei corsi e quindi assegnati alle realtà universitarie che possono assicurarli, senza un adeguato monitoraggio del personale e delle strutture esistenti. Il Ministro si appresta a riconsiderare le assegnazioni straordinarie per l'innovazione didattica decise nel maggio 2001. Una politica che potrebbe stimolare una dannosa competizione tra le sedi universitarie, con il rischio di discriminare tra pochi atenei designati a fornire una formazione d'eccellenza e altri destinati alla routine di una formazione rivolta in primo luogo all'inserimento lavorativo


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