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Unità-A San Giovanni, davanti alla più grande manifestazione pacifista di tutti i tempi

15.02.2003 A San Giovanni, davanti alla più grande manifestazione pacifista di tutti i tempi di Piero Sansonetti Tre o quattro milioni di persone hanno sfilato per le vie di Roma protestand...

15/02/2003
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l'Unità

15.02.2003
A San Giovanni, davanti alla più grande manifestazione pacifista di tutti i tempi
di Piero Sansonetti

Tre o quattro milioni di persone hanno sfilato per le vie di Roma protestando contro la guerra e contro il governo americano. E' stata la più grande manifestazione pacifista di tutti i tempi, anzi è stata la più grande manifestazione politica di sempre. Mentre si svolgeva questa manifestazione nella capitale d'Italia, se ne sono svolte altre 600 in tutto il mondo. In seicento città del mondo: da Bangkok, a Parigi, a Londra, a Islamabad, a Varsavia, a New York. Non era mai successo nella storia politica. Non ci era mai riuscito nessuno. Neppure le grandi internazionali di una volta: quella socialista, quella comunista, quella sindacale.

La Cnn, televisione americana non sospettabile di pacifismo, ha detto che la partecipazione ai cortei è stata di circa 110 milioni di persone (poco meno di quelle che l'apostolo Giovanni, nel libro dell'apocalisse, previde per il giudizio universale nella piana di Armageddon). La Cnn ha detto che la manifestazione più grande è stata quella di Roma, ma anche quella di Londra è stata sconfinata, un milione di persone. A Londra non si era mai vista una manifestazione così. Per il governo laburista di Tony Blair non è una gran notizia.

Il centro di Roma è rimasto completamente invaso dai pacifisti per sette o otto ore. Il corteo è partito alle dieci e mezzo di mattina dalla Piramide e la testa è entrata in piazza San Giovanni quasi quattro ore dopo. Ha percorso un cammino di otto o dieci chilometri, una specie di serpentina per tutto il centro storico. La coda del corteo non è mai arrivata a Piazza San Giovanni perché era impossibile. Non si entrava neanche coi bulldozer. L'oceano di persone che ha partecipato alla manifestazione ha riempito contemporaneamente decine di piazze e di di vie, come se fossero stati non un solo corteo, ma dieci, non una sola manifestazione, ma dieci: San Giovanni straboccava, erano piene anche piazza Santa Croce, piazza Santa Maria Maggiore, Piazza Barberini, Piazza Vittorio, piazza Esedra, piazza Venezia (quella che quando il regime fascista la riempiva si diceva che fosse un'adunata oceanica), e erano fitte di gente tutte le strade che portano dalla Piramide Cestia al Circo Massimo, all'anagrafe, a via Nazionale, al Tritone, e poi di nuovo giù verso Via Cavour, via Merulana, via Emanuele Filiberto.

Il corteo si è spezzato quasi subito dopo la partenza. Prima in due pezzi, poi in tre, in quattro, in dieci. Nessuno sapeva più quale fosse la testa e quale la coda. Alle cinque del pomeriggio varie code di corteo vagavano tra piazza Barberini e l'Esedra.
E' stato un successo politico straordinario per il 'Social forum', cioè per quello che in lingua comune si chiama il movimento 'no global'.

La manifestazione era stata indetta a novembre, alla fine del forum europeo di Firenze. Nessuno poteva pensare che riuscisse così grande. La parola d'ordine era chiarissima: 'no alla guerra - senza se - e senza ma'. Che vuol dire? Che si rinuncia alla politica, alla diplomazia, all'iniziativa? No, questo movimento ha dimostrato di avere straordinarie capacità e grandi mezzi politici. 'Senza se e senza ma' vuol dire semplicemente che si chiama la sinistra a compiere una scelta ideale netta: non esistono guerre giuste, non esistono guerre sante, guerre umanitarie. Come ai tempi delle crociate. La pace è giusta, è sanata, è umanitaria, è ragionevole. La guerra è un obbrobrio e basta. Come dicevano Aldo Capitini, Primo Mazzolari, Ernesto Balducci. E' un obbrobrio bombardare Bagdad, Kabul, Belgrado, o invadere il Kuwait, o tirare due aerei contro i grattacieli di New York. Non si deve mai dire: "Mi dispiace, ma era necessario".

Il movimento chiede alla sinistra di assumere questo impegno e quest'ordine di idee. Ricordate di quando la sinistra ufficiale chiese al movimento un giuramento di non violenza? Bene, le parti si sono invertite: sono i pacifisti, i no-global a chiedere un impegno non violento coerente alla sinistra parlamentare e al mondo politico.
La sinistra risponde di sì, in massa. Questa è la grande novità. Questo è il successo dei no-global.

Al corteo c'erano i sindacati e i partiti della sinistra e hanno marciato a fianco del gigantesco pianeta pacifista: i disobbedienti di Casarini, le monache, i boy scout, lo sconfinato mondo delle associazioni cattoliche, i Cobas, gli anarchici con le bandiere nere e rosse. Quando il corteo è passato sotto il convento 'delle figlie di nostra Signora del Monte Calvario', all'angolo tra via E.Filiberto e via Merulana, un gruppo di anarchici con le facce molto cattive ha lanciato questo grido: "Facciamo un grande applauso alle compagne monache!...". E' partito un applauso e molti slogan: le suorine, alle finestre del convento, sorridevano e si riparavano dietro enormi bandiere pacifiste, quelle che Berlusconi voleva proibire.

La testa del corteo è formata da una ventina di persone. Ci sono i leader no-global più conosciuti, come Agnoletto, Bernocchi, Raffaella Bolini, Flavio Lotti, Giampiero Rasimelli (Casarini non c'è, è un paio di chilometri più dietro, e non ci sono neanche don Ciotti e Zanotelli, che arriveranno in testa solo quando appare piazza San Giovanni). Più o meno sono gli stessi che nel luglio di due anni fa guidarono il corteo dei trecentomila a Genova, dopo l'uccisione di Giuliani. In più ci sono solo due o tre facce: quelle di Gianni Rinaldini, di Titti Di Salvo e di Gianfranco Benzi. Sono tre dirigenti della Cgil. Qualche chilometro più dietro marciano anche Epifani, Pezzotta e molti altri sindacalisti.

E poi c'è il gruppo dirigente dell'Ulivo, con D'Alema, Rutelli, Fassino, Castagnetti, Rosy Bindi e moltissimi altri. E sindaci importanti come Veltroni e Bassolino. Non è tutto ciò una grande novità? E non è un successo per i pacifisti e per i no-global? Tre anni fa, un anno fa, persino sei mesi una cosa del genere non era neppure immaginabile.

Bisognerà dare atto al gruppo dirigente di questo movimento e delle centinaia di associazioni laiche e cattoliche che lo compongono, di avere lavorato piuttosto bene.
Quando la piazza ormai è strapiena, eppure tre quarti della gente non è ancora arrivata, dietro al palco parcheggia un auto e scendono tre persone. Uno è un vecchio leader degli studenti romani di 35 anni fa, si chiama Franco Russo. Accompagna due tipi anziani, che salgono sul palco e vengono presentati alla piazza dall'attrice Lella Costa. Sono Pietro Ingrao e Oscar Luigi Scalfaro. Un ex presidente della Camera e un ex presidente della Repubblica. Stringono in mano una bandiera della pace, la tengono uno di qua e uno di là e si piazzano al centro della ribalta, forse un po' impauriti. La piazza esplode in un'ovazione assordante. Applaude, grida, canta 'bandiera rossa' e ritma "Pietro, Pietro'. Ingrao si commuove subito, non regge neanche un minuto. Piange a dirotto, piange come un ragazzetto. E' un pianto straordinario, emozionante, anche un po' contagioso. Di là Scalfaro stringe anche lui la bandiera e non si commuove, sorride, agita il cappello, sorride ancora, anzi ride, ride gioioso, anche lui come un ragazzetto. Ingrao piange, Scalfaro ride.

Scalfaro è un ex democristiano, Ingrao un ex comunista. Scalfaro è stato un gran conservatore, Ingrao un gran rivoluzionario. Scalfaro era allievo di De Gasperi e di Papa Pacelli, Ingrao era allievo di Togliatti e gli piaceva Mao. Scalfaro era contro il divorzio, Ingrao si battè per farlo approvare. Questi due signori coi capelli bianchi si danno battaglia da più di mezzo secolo, da quando erano giovinetti, e poi da adulti, da anziani, da vecchi padri della patria. Cosa hanno in comune, questi due signori? Due cose. L'origine: cioè l'antifascismo. E ora - dopo decenni di battaglie - il punto di arrivo: la difesa della pace e della Costituzione che scrissero insieme nel 1947. Lella Costa dice parole molto belle verso di loro e verso la Costituzione, e ne dice di amare quell'articolo 11 che vieta la guerra. Poi guarda Ingrao negli occhi, è un attimo, si commuove anche lei, scoppia a piangere, butta via il microfono e scompare dietro le quinte.
(P.S. Aveva ragione Saccà. La diretta Tv avrebbe sicuramente influenzato il Parlamento)


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