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Unione sarda-Scuola sarda, è già caos: prof rimandati alle medie

Anche nell'Isola il nuovo anno scolastico parte tra le proteste di sindacati e insegnanti Scuola sarda, è già caos: prof rimandati alle medie Docenti in esubero alle superiori spostati negli ...

27/08/2003
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L'Unione Sarda

Anche nell'Isola il nuovo anno scolastico parte tra le proteste di sindacati e insegnanti
Scuola sarda, è già caos: prof rimandati alle medie
Docenti in esubero alle superiori spostati negli istituti inferiori Precari in rivolta per i tagli delle cattedre, più alunni disertori
Professori delle superiori 'rimandati' alle medie, docenti senza cattedra, ragazzini di quattordici anni in fuga dalla scuola. È l'anteprima dell'anno scolastico 2003-2004. Sulla rotta tracciata dal Governo si intravede un futuro sempre più incerto per la scuola sarda, pesantemente colpita dalla scure di un ministro che ha tagliato mille posti di lavoro. E ora si contano i danni. Gli insegnanti di ruolo l'hanno scoperto quando sono stati convocati nei provveditorati per le nomine: la riduzione del numero delle cattedre ha creato centinaia di esuberi soprattutto nelle scuole secondarie. È satura la provincia di Cagliari, con 380 docenti rimasti orfani della cattedra nella scuola dove hanno finora insegnato. Sono stati costretti - visto che il loro posto è intoccabile - a emigrare altrove. Anche alle medie, come è capitato ai docenti di Scienze, chimica o fisica agraria, mandati a insegnare matematica pur non avendo alcuna esperienza in materia.
Per i precari va anche peggio. Anche chi lavora da vent'anni rischia di restare disoccupato perché i posti disponibili sono praticamente la metà rispetto al 2002. Mettersi in tasca una supplenza annuale è come vincere un terno al lotto: chi è stato convocato in provveditorato può già ritenersi fortunato visto che quest'anno è stato chiamato all'appello appena un terzo degli insegnanti rispetto allo scorso anno. Il caos è sempre a Cagliari: quanti supplenti resteranno a mani vuote? La partita è aperta (venerdì la prossima convocazione) e sarà difficile chiuderla il primo settembre, termine entro il quale per legge i docenti devono ripresentarsi a lavoro. Non solo. L'ultima sentenza del Tar, che ha sospeso il piano regionale di ridimensionamento delle scuole, potrebbe costringere i provveditori sardi (si salva solo la provincia di Oristano) a rivedere le graduatorie e quindi i trasferimenti già assegnati, con il classico balletto delle cattedre ad anno scolastico già avviato. Insomma il solito tormentone, mentre le immissioni in ruolo restano in freezer. "Molti colleghi, soprattutto in alcune classi di concorso delle secondarie - spiega Giorgio Farci, consulente del Comitato insegnanti precari - pur lavorando da anni con la nomina del provveditore dovranno aspettare che si assenti un docente, per malattia o altro, per avere la supplenza. Vuol dire perdere giorni di lavoro, contributi e stipendi puntuali: inutile che qualcuno lo neghi, sono stati cancellati posti di lavoro e stanno buttando in strada molti colleghi". Con gli organici sempre più magri, i disoccupati si scannano tra loro, nella solita guerra tra poveri: sta succedendo per le graduatorie permanenti, quelle dei precari storici che, dopo una vita dedicata all'insegnamento, si sono visti scippare la cattedra dagli specializzandi 'Ssis' . È una guerra che si combatte a colpi di sentenze del Tar e del Consiglio di Stato: in ballo c'è un bonus di 18 punti conteso dai due schieramenti per conquistare un posto più in alto in graduatoria. "Il problema sono gli organici - ricorda Farci - se ci fossero più cattedre tutti lavorerebbero, inutile che ci scanniamo tra noi". Punto di vista che non fa certo il paio con quello del direttore scolastico regionale. "I supplenti rischiano ogni anno - dice Armando Pietrella - perché vengono nominati in base al numero degli alunni: se questi calano, è naturale anche una contrazione delle cattedre". Sul banco del nuovo anno ci sarà poi un ulteriore problema, partorito dalla riforma Moratti: il caso dei quattordicenni che, finita la scuola media, potranno scegliere di abbandonare gli studi. "La Cgil scuola - denuncia il segretario Peppino Loddo - critica l'intesa che la Regione ha firmato col Governo: l'Italia è l'unico paese al mondo che ha ridotto l'obbligo scolastico e ci saremmo aspettati un intervento per recuperare i ragazzi 'evasori'. Ora, invece, dopo la terza media si può anche decidere di non studiare più".

Carla Raggio


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