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«Una tabella di marcia che parta dai più fragili»

Tra le proposte: asili nido di qualità e mense gratis per i poveri

08/06/2021
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Corriere della sera

Caterina Ruggi D'Aragona

Occhiali rossi a doppia lente, per permettere agli adulti di ricominciare a vederli e comprendere che il loro futuro è adesso. È stato scelto da loro — quei giovani che hanno pagato il prezzo più alto della pandemia, sono stati denigrati e colpevolizzati — il simbolo della nuova edizione di Riscriviamo il futuro. Ragazzi/e e bambini/e sono protagonisti della campagna di Save The Children, con il manifesto elaborato assieme al Movimento Giovani Sottosopra, che tutti possiamo firmare sul sito della Ong. «Mettetevi questi occhiali, e guardateci! Siamo stati invisibili... Abbiate il coraggio di aprirvi al nostro punto di vista, per vedere sia le nostre capacità che le nostre difficoltà e fragilità», scrivono.

«I nostri adolescenti sono resilienti, responsabili e consapevoli della necessità di investire su un’educazione di qualità che assicuri loro un lavoro e un futuro migliore. Conoscono il piano Next Generation (che destina 19,44 miliardi di euro al potenziamento dell’offerta dei servizi istruttivi, ndr) e chiedono alle istituzioni uno spazio di confronto per partecipare alla costruzione del loro futuro», dice Daniela Fatarella, direttrice generale di Save The Children.

«La nuova campagna Riscriviamo il futuro vuole imporre, al centro della ripartenza del Paese, le risorse educative. Con piccoli interventi concreti, semplici ma rivoluzionari, perché andrebbero a colmare carenze storiche. Da una rete di asili nido pubblici di qualità per tutti (mentre oggi coprono il 13,5% di bambini a livello nazionale) alla riqualificazione dell’edilizia scolastica, che dovrebbe coinvolgere chi vive quegli edifici per renderli più godibili. Dal tempo pieno per tutte le primarie (oggi al 40%) alle mense gratuite per tutti i bambini in povertà, a cui assicurano l’unico pasto completo della giornata», spiega Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children. «Vogliamo una tabella di marcia che parta dai territori più fragili», sottolinea.

«Nativi digitali»

In realtà molti di questi minori non sanno difendersi dai rischi

che la Rete nasconde

Purtroppo, l’Istat ha registrato nel 2020 una povertà infantile al massimo storico degli ultimi 15 anni: 1 milione e 346 mila minori italiani (il 13,6%) in condizioni di povertà assoluta. Ben 209mila in più dell’anno scorso, in buona parte per il gran numero di genitori che ha perso il lavoro. «Questa crisi avrà forti conseguenze sulla povertà educativa, anche perché la chiusura di spazi di socialità (dove leggere un libro, andare al cinema, fare musica o sport) non ha permesso di esercitare le competenze non cognitive che fanno crescere l’intelligenza emotiva. «Il tema non sono le discoteche. I nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno bisogno di tornare a stare assieme», sottolinea Fatarella.

I social non bastano. E anche sulle tecnologie siamo molto indietro. Dalla Rilevazione sulla povertà educativa digitale di Save the Children emerge che un quinto dei minori italiani non è in grado di eseguire semplici operazioni come condividere uno schermo durante una videochiamata con Zoom, identificare una password sicura, inserire un link in un testo, scaricare un file da una piattaforma della scuola, utilizzare un browser per l’attività didattica. Quasi 1 ragazzo su 3 non ha un tablet a casa e 1 su 7 neanche un pc.

Li chiamavamo nativi digitali. «Invece non hanno le competenze di base. E, soprattutto, non sanno vivere ed essere in rete, proteggendo la loro immagine», sottolinea la Dg di Save The Children. Che ha elaborato uno strumento di Autovalutazione di base delle Competenze Digitali, in collaborazione con il Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. «Vorremmo creare una sorta di patentino digitale», annuncia Fatarella.


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