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Un caso in una classe e si blocca tutta la sezione

I prof in quarantena non possono più fare lezione e mancano i supplenti

23/10/2020
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la Repubblica

Laura Pertici

Smarrimento. È questa la sensazione che domina la giornata di un genitore con un figlio a scuola, soprattutto alle superiori, dove i ragazzi – e per fortuna, avremmo detto nella nostra vita di prima – si muovono con una certa autonomia. Bastava varcare un portone già parecchi giorni fa per rendersi conto che non andava bene quasi niente, anche se c’eravamo detti che funzionava più o meno tutto.

L’anno scolastico, a metà settembre, è iniziato con mezzi pubblici stracolmi, assembramenti all’ingresso e all’uscita, distanziamenti in classe poco probabili, in tante aule lo spazio è quel che è. Poi, piano piano eppure non ovunque, sono arrivati i banchi monoposto. I professori che mancavano sin dal principio. Per i più fortunati i tablet, addirittura. Il problema è che ben più velocemente è arrivato anche il virus.

E cosa si fa se in una classe uno studente risulta positivo? La classe va a casa, i docenti pure, l’istituto avvisa la Asl. Il ragazzo risponde al referente Covid sul suo tampone, parte il tam tam sulle chat dei genitori, il corpo studentesco si allarma e ci si avvia tutti verso un limbo, un’attesa carica di domande, sulle quali troneggia la prima: ora come si va avanti?

Il liceo classico Ennio Quirino Visconti, un esempio tra tanti, nel centro di Roma. Proviamo a vedere cosa è accaduto lì. Due classi di una stessa sezione – quinta ginnasio e prima liceo - sono entrate in isolamento fiduciario durante un weekend: il sabato si erano registrati casi di Coronavirus in entrambe e la preside aveva deciso, assumendosi con scrupolo una responsabilità in solitaria perché nel frattempo la Asl non rispondeva, di lasciare tutti a casa.

Il lunedì mattina la classe seconda, ignara dell’accaduto, è andata a scuola. Ma i professori, gli stessi per il triennio in questione, erano "remotati", tutti a svolgere la DAD proprio per le classi finite in isolamento fiduciario. In quanto in isolamento potevano continuare a lavorare. Ma non appena la Asl si fosse pronunciata, sarebbero entrati in quarantena e non avrebbero potuto più fare lezione perché posti in malattia.

E la classe seconda? Ha insistito nel recarsi a scuola, dove nessuno era in grado di fare l’appello perché non c’erano insegnanti sostitutivi: sino a metà ottobre non si trovavano docenti disponibili a ricoprire incarichi di un anno, figurarsi pochi giorni in "situazioni a rischio". Poi la Asl si è pronunciata, chi non era malato ha continuato a insegnare. Alla fine di una settimana estenuante è iniziata la DAD anche per la classe seconda in questione, i genitori e la scuola hanno tirato un sospiro di sollievo.

Qualche giorno dopo, caso Covid pure lì. E la giostra ha ricominciato a girare.


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