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Ultimo Tango a Strasburgo-Di Roberto Benigni

di Roberto Benigni Quello che segue è il testo dell'intervento tenuto da Roberto Benigni alla consegna del "Premio Fiesole Maestri del Cinema" a Bernardo Bertolucci. Il cinema italiano sta pr...

09/07/2003
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di Roberto Benigni

Quello che segue è il testo dell'intervento tenuto da Roberto Benigni alla consegna del "Premio Fiesole Maestri del Cinema" a Bernardo Bertolucci.

Il cinema italiano sta prendendo in tutto il mondo un'aire meravigliosa: al Parlamento europeo il nostro presidente del Consiglio ha aperto il semestre parlando di cinema, citando un grande film di Gillo Pontecorvo, "Kapò", e con un'ottima imitazione del principe De Curtis, quindi ha unito la commedia e la tragedia. Il semestre europeo sarà sull'onda del cinema italiano.
Non voglio parlare di Bernardo Bertolucci perché non avete certo bisogno di una candela per vedere il sole: è una cosa straordinaria. Io con la famiglia Bertolucci ho un rapporto antichissimo: mi hanno cullato. Giuseppe Bertolucci mi ha iniziato ai legni dell'inquietudine, della gioia, della magnificenza della vita, mi ha dato proprio ogni cosa, dalle scarpe alle unghie a tutto l'afflato dell'amore viscerale. Il babbo, Attilio Bertolucci, un poeta meraviglioso, una di quelle persone che quando muoiono gli dispiace a tutti, anche all'impresario delle pompe funebri talmente è meraviglioso. Mi ha insegnato la poesia, l'amore. Quanto mi ha voluto bene... E poi la su'mamma Ninetta, Claire Peploe, una regista straordinaria, e Bernardo Bertolucci... Cosa si può dire, il nome solo, Bernardo Bertolucci, lo senti: è un verso, è un trisillabo, un quadrisillabo, è una cosa straordinaria.
Quando si va al cine, due sono le cose straordinarie da vedere per uno spettatore: nelle opere grandi o c'è una grande religiosità o un grande erotismo. Ecco, in Bernardo ci sono tutte e due. La religiosità, quella che c'è in Bergman e in Buñuel, il grande erotismo buñueliano. Non dico dell'erotismo esplicito di alcune memorabili scene che in qualsiasi cineasta possono capitare: parlo di un erotismo, di una sensualità del cinema di Bernardo Bertolucci che appartiene solo a lui, misteriosa, irrisolvibile. Io l'ho guardato come si guarda il suo cinema: la maniera, la forma erotica, quella sensualità celeste, serenissima sensualità. La macchina da presa di Bernardo è come se volesse sedurre lo spettatore, gli fa la corte, lo guarda di sottecchi, dice sì, dice no, si ritrae, finalmente lo abbraccia e si corica con lui tutta la notte. È una cosa proprio sensuale, erotica, da volergli bene, è un mistero che appartiene solo a lui.
L'ho invidiato, l'ho amato, come fa? Lo si guarda ed è inutile chiederselo: i misteri svelati sono sviliti. Non lo dirà a nessuno nemmeno lui perché forse non lo sa o forse lo sa e non lo vuole dire. Per questo sono straordinariamente grato del fatto che mi abbiano chiamato a Fiesole, la cittadinanza, il sindaco, gli assessori, il sindacato nazionale critici cinematografici che hanno avuto un'idea straordinaria perché Bernardo è proprio... non dico che è il più grande regista del mondo perché non amo le classifiche: però, ecco, dico che lo è. E se gli altri si arrabbiano io dico loro che sono dei turisti della cinematografia. Questo voglio dire loro. E se loro si offendono, io faccio le mie scuse, anzi i miei rincrescimenti. Anzi, ritiro le scuse e i rincrescimenti. Parola di Kapò.


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